K metro 0 – Roma – Domenica scorsa le forze di difesa israeliane (IDF) hanno intercettato un drone in ingresso nello spazio aereo israeliano, proveniente dal Libano. L’IDF ha comunicato di aver neutralizzato il drone, usando una tecnologia in suo possesso di assoluta avanguardia e, secondo le prime valutazioni, lo scopo di questo drone sembra essere stata
K metro 0 – Roma – Domenica scorsa le forze di difesa israeliane (IDF) hanno intercettato un drone in ingresso nello spazio aereo israeliano, proveniente dal Libano. L’IDF ha comunicato di aver neutralizzato il drone, usando una tecnologia in suo possesso di assoluta avanguardia e, secondo le prime valutazioni, lo scopo di questo drone sembra essere stata la sorveglianza, piuttosto che l’attacco a strutture israeliane.
Secondo i media locali il sistema di difesa di Tel Aviv avrebbe preso il controllo del dispositivo in forma elettronica lo scorso anno, e una società israeliana aveva confermato di aver sviluppato una capacità anti drone in grado di prendere il controllo dei droni avversari e farli atterrare ovunque, oppure di riutilizzarli contro chi li avesse inviati in missione ostile. Una tecnologia che potenzialmente rende anche possibile sia il loro riutilizzo dopo l’intercettazione e la cattura, sia estrarre/entrare in possesso di tutti i dati raccolti dal drone prima della sua intercettazione.
La zona di confine tra Israele e Libano era stata “tranquilla” nelle ultime settimane, dopo che Hezbollah e l’IDF, all’inizio di quest’anno in piena crisi da virus di Wuhan, si erano scambiati minacce reciproche.
Tutto questo nonostante che Israele e i suoi vicini siano palesemente preoccupati a combattere gli effetti del virus, Israele non si è, comunque, discostato dalle “linee rosse” nel nord del paese per almeno frenare Hezbollah dall’ottenere armi sofisticate, in particolare i sistemi di precisione, impedire all’esercito iraniano di prendere piede in Siria e, conseguente, impedire a Hezbollah e ai gruppi filo-iraniani di dispiegarsi lungo il confine siriano sulle alture del Golan.
Secondo gli analisti la perdita di Soleimani, all’inizio di gennaio, ha danneggiato la capacità dell’Iran di condurre azioni ambiziose nel nord di Israele, mentre il virus ha inferto un duro colpo all’Iran stesso. Il già terribile stato dell’economia del Libano si è aggravato con il riaccendersi delle tensioni tra il movimento libanese e IDF.
In tale contesto, Israele ha, da poco, effettuato un raid aereo sulla capitale siriana, Damasco, nel corso del quale sono stati neutralizzati cinque combattenti stranieri, tra cui un membro di Hezbollah.
Sempre venerdì scorso, l’esercito israeliano ha fatto trapelare che i suoi elicotteri d’attacco hanno colpito diverse posizioni dell’esercito siriano, in risposta ad attacchi di artiglierie e missili verso le alture del Golan occupate da Israele. Di conseguenza Hezbollah ha promesso di vendicarsi e I’IDF ha dovuto rinforzare il confine nord con il Libano inviando unità di fanteria.
In particolare, è doveroso ricordare la missione ONU “UNIFIL nel sud del Libano: dal 7 agosto 2018, l’Italia per la 4 volta ricopre l’incarico di Capo Missione e Force Commander UNIFIL, con il Generale di Divisione dell’Esercito Stefano Del Col, alle cui dipendenze operano quasi 10.500 militari provenienti da 45 Paesi.
il contingente nazionale impiegato nella missione denominata “Leonte” è di 1076 militari, 278 mezzi terrestri e 6 mezzi aerei.
In questo quadro d’incertezza, lo scorso venerdì, la più alta personalità militare degli Stati Uniti ha fatto una visita in Israele, logicamente per motivi di sicurezza senza preavviso, allo scopo di discutere delle “sfide alla sicurezza regionale” in un momento di forti tensioni con l’Iran e i suoi alleati in tutto il Medio Oriente.
Il Generale dell’Esercito Mark Milley, Capo dei Joint Chiefs ha incontrato i vertici militari e d’intelligence israeliani in una base aerea nel sud di Israele e ha tenuto una videoconferenza con il primo ministro Benjamin Netanyahu.
Israele ha sempre visto l’Iran come la principale minaccia regionale a causa del suo programma nucleare che Teheran insiste nel definire “per scopi puramente pacifici”, così come “pacifica” sarebbe la presenza militare dell’Iran nella vicina Siria e il suo sostegno a gruppi armati nella regione.
Il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz ha affermato e sottolineato, nei suoi colloqui con Milley, “la necessità di continuare la pressione sull’Iran e sui suoi alleati”. L’esercito israeliano “è preparato e pronto per qualsiasi scenario e minaccia, e non consiglio ai nostri nemici di metterci alla prova. Non abbiamo interesse per l’escalation, ma faremo tutto il necessario per proteggere i cittadini israeliani”.
Il Presidente Donald Trump rassicura il suo supporto e amicizia a Tel Aviv e, conseguentemente, anche alla potente comunità ebraica statunitense in vista delle elezioni di fine anno.
Generale Giuseppe Morabito