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Conte a Rutte: “Proposta olandese è impraticabile”

Conte a Rutte: “Proposta olandese è impraticabile”

K metro 0 – Adnkronos – Bruxelles – La proposta del premier olandese Mark Rutte sulla governance del Recovery fund “è incompatibile con i trattati e impraticabile sul piano politico”. Lo avrebbe detto, a quanto riferiscono fonti italiane, il premier Giuseppe Conte nel suo intervento nel corso della plenaria del Consiglio europeo. Il presidente del Consiglio

K metro 0 – Adnkronos – Bruxelles – La proposta del premier olandese Mark Rutte sulla governance del Recovery fund “è incompatibile con i trattati e impraticabile sul piano politico”. Lo avrebbe detto, a quanto riferiscono fonti italiane, il premier Giuseppe Conte nel suo intervento nel corso della plenaria del Consiglio europeo. Il presidente del Consiglio ha fatto, viene spiegato, un intervento “molto forte e articolato sul piano giuridico”.

L’Olanda intanto insiste e tiene il punto sulla governance dei piani nazionali di ripresa e di resilienza, necessari per accedere alla Recovery and Resilience Facility, cuore di Next Generation Eu, il piano per la ripresa dalla crisi provocata dalla pandemia di Covid-19. Malgrado il presidente del Consiglio Conte abbia fatto notare, con un intervento articolato sul piano giuridico, che la posizione olandese non è linea con le norme comunitarie, L’Aja non ha cambiato posizione. Anzi.

Quella in cui ci troviamo, spiegano fonti diplomatiche Ue all’Adnkronos, è una “situazione eccezionale”, che richiede “un’eccezionale solidarietà” e anche “soluzioni eccezionali”. Pertanto, continuano, “serve una procedura di governance appropriata”, in cui ogni Stato membro abbia un diritto di parola “decisivo”, per sollevare “obiezioni sulla valutazione delle riforme fatta dalla Commissione Europea”.

Di qui l’insistenza sul ruolo del Consiglio, che nella proposta di Charles Michel dovrebbe dare il via libera alla valutazione della Commissione a maggioranza qualificata (55% dei Paesi membri, cioè almeno 15 Paesi su 27, che devono rappresentare almeno il 65% della popolazione Ue).

All’Aja questo non basta. Il governo olandese vuole di più, anche perché non si fida della neutralità della Commissione, che in passato ha dato prova di usare due pesi e due misure nell’applicazione del patto di stabilità (per esempio è stata molto morbida nei confronti della Francia, perché “c’est la France”, come disse nel 2016 Jean-Claude Juncker).

Certo, concedono le fonti, esiste il “rischio” che un sistema del genere provochi la paralisi del Recovery Plan, dato che ogni Stato avrebbe diritto di veto nei confronti dei piani nazionali altrui. Ma, ripetono, “questa è una situazione eccezionale, in cui agli Stati membri viene richiesto di dimostrare una solidarietà eccezionale. Non possiamo accollarci un debito senza accertarci che i fondi trasferiti siano spesi bene”.

I capi di Stato e di governo dell’Ue si sono quindi ritrovati a cena nel Consiglio Europeo, dopo una pausa di oltre tre ore dedicata ad incontri più ristretti, per elaborare una seconda proposta di compromesso sulla quale i diplomatici dovrebbero poi lavorare nella notte. Il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha visto prima la cancelliera Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron, per poi incontrare in bilaterale prima il premier olandese e poi quello ungherese Viktor Orban, i due ossi più duri nel negoziato sull’Mff 2021-27, il Quadro Finanziario Pluriennale dell’Ue, e sul Recovery Plan.

Mentre Rutte vuole un aumento dei ‘rebates’, gli sconti ai contributi al bilancio Ue, e un meccanismo di governance dei piani nazionali che assicuri che i soldi vengano spesi per fare le riforme, Orban non vuole che ci siano legami tra l’erogazione dei fondi Ue e il rispetto dello Stato di diritto, cosa per la quale, invece, spinge molto l’Olanda, insieme ad altri nordici. Durante i bilaterali la sala della plenaria è stata sottoposta ad una pulizia approfondita, ha informato su un social network il portavoce di Michel, Barend Leyts. La stampa non è ammessa nel palazzo del Consiglio, per ragioni di sicurezza sanitaria.

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