K metro 0 – Firenze – “Le Regioni italiane non hanno governatori ma presidenti”. La ‘sentenza’, riferisce l’AdnKronos, arriva dall’Accademia della Crusca, pronunciata dal linguista Vittorio Coletti, con un articolo pubblicato sul sito internet della secolare istituzione fiorentina incaricata di custodire la lingua italiana, in risposta ad alcuni lettori che hanno chiesto se sia opportuno
K metro 0 – Firenze – “Le Regioni italiane non hanno governatori ma presidenti”. La ‘sentenza’, riferisce l’AdnKronos, arriva dall’Accademia della Crusca, pronunciata dal linguista Vittorio Coletti, con un articolo pubblicato sul sito internet della secolare istituzione fiorentina incaricata di custodire la lingua italiana, in risposta ad alcuni lettori che hanno chiesto se sia opportuno usare, come ormai è in voga da tempo, il termine governatore riferito ai presidenti delle Regioni.
“Come il premier inglese non è previsto, né nel nome né nei poteri e ruoli, dalla nostra Costituzione, così i governatori non hanno posto nel nostro ordinamento – spiega Coletti, professore di storia della lingua italiana dell’Università di Genova – In Italia, l’unico a potersi fregiare di questo titolo è, appunto, il governatore della Banca d’Italia, come ha ricordato Antonio Patuelli (presidente di Abi, ndr). Con questo nome designano il loro massimo dirigente anche altre banche nazionali e gli inglesi lo usano pure per membri di qualche consiglio di amministrazione”.
“In ogni caso basta un’occhiata a Wikipedia per controllare dove è in uso il corrispondente del nostro governatore e si fa presto a vedere che, in campo politico-istituzionale, questo titolo designa quasi sempre il capo di governo di uno stato inserito in una federazione, come negli Usa”, osserva Coletti, che stigmatizza “l’improprietà istituzionale del nome frutto dell’americomania dei nostri media”.
“Non è corretto utilizzare la parola governatore per designare i presidenti delle Regioni in Italia – spiega l’Accademia della Crusca nella sua nota ufficiale – Il valore che le si attribuisce oggi è quello che assimila il ruolo denominato a quello del capo del governo di uno stato aggregato ad altri in una federazione governata da un presidente, come negli Usa. Questa caratteristica non si dà in Italia, né nell’ordinamento statuale né in quelli regionali”.
A parere del professore Vittorio Coletti, autore con Francesco Sabatini del “Dizionario della lingua Italiana” (Rizzoli Larousse), è “vero che l’uso e l’abuso della parola in parte rispecchiano una realtà politica e istituzionale in evoluzione (dei presidenti di Regione verso il ruolo e i poteri del governatore americano, delle regioni verso una specie di stato) e il desiderio o l’ambizione non nascosti dei capi delle Giunte regionali, specie dopo che il sistema elettorale li ha fortemente messi in rilievo”.
Usando allora governatore, conclude l’Accademia della Crusca, si avalla “un (modesto) abuso istituzionale e favoriscono un evidente progetto politico. Chi non approva l’uno e non condivide l’altro, farebbe bene a starci attento a usare la parola, anche se temo che ormai sia tardi per far retrocedere certi presidenti di Regione dal rango superiore dei governatori a quello di semplici presidenti”.
di Paolo Martini