K metro 0 – Tokyo – “La protesta non si fermerà. Per quanto la repressione possa essere brutale, troveremo modi creativi di opporci, per esempio sostenendo l’economia gialla, i negozi pro democrazia“, anticipa Isaac Chang, 20 anni, attivista pro democrazia, leader degli studenti superiori vice presidente dell’organizzazione sciolta nei giorni scorsi Demosisto, in una intervista al
K metro 0 – Tokyo – “La protesta non si fermerà. Per quanto la repressione possa essere brutale, troveremo modi creativi di opporci, per esempio sostenendo l’economia gialla, i negozi pro democrazia“, anticipa Isaac Chang, 20 anni, attivista pro democrazia, leader degli studenti superiori vice presidente dell’organizzazione sciolta nei giorni scorsi Demosisto, in una intervista al Fatto Quotidiano in cui sottolinea che “andarsene in massa (da Hong Kong) non è una alternativa”.
Il Giappone continua ad osservare con apprensione la situazione di Hong Kong, ex colonia britannica di 7,4 milioni di persone e un centro finanziario globale. L’eventuale nuovo intervento militare di Pechino sconvolgerebbe gli equilibri geopolitici della regione e i rischi di un’evacuazione di massa che coinvolgerebbe il territorio nipponico.
Tokyo – secondo quanto riporta Reuters – al fine di mantenere i solidi rapporti con la Cina ed evitare così dure ritorsioni, non si è unità all’appello congiunto di Gran Bretagna, Usa, Australia, Canada e Taiwan, messo a punto a fine maggio, nella dura condanna per la legge cinese sulla sicurezza di Hong Kong, alle quali sono conseguite note azioni di repressione. Il governo canadese intanto, ha preso la decisione di sospendere le forniture di attrezzature militari e merci di importanza strategica a Hong Kong.
Molti residenti di Hong Kong, dal canto loro, stanno cercando sempre più nuovi posti di lavoro e case all’estero: temono che la nuova legislazione cinese distruggerà progressivamente i diritti acquisiti nei decenni e inaugurerà invece una nuova era autoritaria per una delle città più libera della Cina.
Colpita dalle offerte di aiuto per il popolo di Hong Kong, la Cina ha messo in guardia i governi stranieri contro le ingerenze.
Le relazioni tra Hong Kong e Giappone sono sempre state forti sul piano economico-finanziario: l’ex colonia britannica rappresenta la quinta principale destinazione dell’export nipponico (un volume di affari da 34,7 miliardi di dollari); Hong Kong ha ricevuto nell’ultimo anno più di 21,9 miliardi di dollari sotto forma di investimenti diretti giapponesi e ospita al momento 2.100 aziende e 19 istituti bancari nipponici. A Hong Kong abitano inoltre almeno 35 mila cittadini giapponesi, che vivono e lavorano in questa città internazionalizzata agendo come “equilibratori” nei legami tra Giappone, Hong Kong e Cina continentale.