K metro 0 – Monaco di Baviera – Le forze di polizia di Germania e Austria, in un’operazione coordinata, hanno fatto irruzione in quattro proprietà di Wirecard – società tedesca di tecnologie e servizi finanziari, operante a livello globale – dislocate tra Germania e Austria, tra le quali la sede principale di Monaco di Baviera.
K metro 0 – Monaco di Baviera – Le forze di polizia di Germania e Austria, in un’operazione coordinata, hanno fatto irruzione in quattro proprietà di Wirecard – società tedesca di tecnologie e servizi finanziari, operante a livello globale – dislocate tra Germania e Austria, tra le quali la sede principale di Monaco di Baviera. I procuratori, secondo Reuters, stanno inoltre indagando in questi giorni sui membri del consiglio di amministrazione, Alexander von Knoop e Susanne Steidl, oltre al direttore Jan Marsalek e all’ex amministratore delegato Markus Braun, quest’ultimo arrestato la scorsa settimana e subito rilasciato dietro pagamento di una cauzione da circa 5 milioni di euro.
La scorsa settimana, la società finanziaria aveva presentato istanza di insolvenza: a causarla un debito di circa 4 miliardi di dollari e un “buco” di bilancio di 1,9 miliardi di euro, che a parere dei revisori dei conti della Ernst&Young, deriverebbe da una incredibile frode avvenuta a livello globale.
Lo scandalo finanziario – in queste ore in evidenza sui principali media economico-finanziari europei e internazionali – sta naturalmente imbarazzando il Governo tedesco e la Bafin (equivalente italiana della Consob).
L’attuale amministratore Michael Jaffe, da poco insediato, sta operando al fine di individuare potenziali acquirenti delle attività dell’azienda, allo scopo di recuperare parte del denaro di proprietà dei creditori. “Un gran numero di investitori da tutto il mondo ci ha contattato – ha riferito ieri a Reuters l’amministratore Jaffe – interessati all’acquisizione del core business o delle unità indipendenti da esso”.
Wirecard è stata fondata nel 1999 e nel suo progetto iniziale avrebbe dovuto rappresentare la risposta europea – in versione fintech tedesca – ai colossi della Silicon Valley. L’obiettivo primario era quello di contrastare il dominio, in termini di pagamenti elettronici, del gigante PayPal.
La crescita, con sostegno sempre maggiore di investitori e capitali, è stata graduale ma costante: nel 2005, Wirecard viene quotata in borsa, nel mercato azionario di Francoforte. In quel periodo si contavano 323 dipendenti, impiegati principalmente nel core business relativo alla gestione dei pagamenti online per il gioco d’azzardo e dei siti di pornografia; nel 2006, Wirecard entra nel settore bancario con l’acquisizione di XCOM e, nello stesso anno, la svolta: nasce la Wirecard Bank AG, subito autorizzata da Visa e Mastercard per l’emissione autonoma di carte di credito.
Il 2008 ha rappresentato un anno cruciale: da una parte la denuncia di prime irregolarità in bilancio da parte di un’associazione di azionisti e la conseguente attribuzione alla società Ernst&Young delle attività di revisione contabile; dall’altro, rappresenta un periodo di significativa espansione internazionale, con diverse acquisizioni in Asia e l’apertura di una sede a Singapore.
Ad agosto 2018 le azioni di Wirecard raggiungono il valore massimo di 191 euro e un valore globale di mercato di oltre 24miliardi di dollari. Arriva a contare oltre 5mila dipendenti in tutto il mondo che elaborano i pagamenti per circa 250.000 clienti, oltre all’emissione di carte di credito e fornitura di tecnologie per i pagamenti contactless con smartphone.
Il declino della società inizia ad aprile 2019: dapprima un’iniezione di denaro da 900 milioni di euro da parte di SoftBank, ma a seguire indagini ed irregolarità che sono approdate all’arresto del CEO Braun e alla dichiarazione di insolvenza di questi giorni.
Il crollo di Wirecard sta purtroppo causando in queste ore ripercussioni su milioni di clienti in tutto il mondo: dai diretti utilizzatori di servizi Wirecard a fruitori indiretti di piattaforme gestite dalla fintech. Solo in Europa si contano circa una settantina di aziende che si erano affidate ai servizi di Wirecard.
In Italia, oltre 300mila clienti di SisalPay si sono visti bloccare le proprie carte di pagamento. Si tratta di oltre 20 milioni di euro bloccati. SisalPay è subito intervenuta, stanziando lunedì 29 giugno altrettanti fondi a tutela del suo customer base. Inoltre, ha offerto ad ogni suo cliente una duplice opzione: il rimborso integrale del saldo presente sulla “vecchia” carta di credito bloccata, oppure il passaggio ad una nuova carta emessa da Banca 5, società finanziaria controllata da Intesa Sanpaolo. In quest’ultimo caso i clienti hanno ricevuto un SMS informativo con le indicazioni di utilizzo del nuovo strumento.
A livello europeo è inoltre eclatante il caso Irlandese di An Post (equivalente di Poste Italiane), che ha dovuto bloccare immediatamente circa 50mila carte prepagate.