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Germania e non solo: il male oscuro della pedofilia

Germania e non solo: il male oscuro della pedofilia

K metro 0 – Berlino – “Vogliamo uscire dall’anonimato di Internet, dagli autori di abusi sui minori e da coloro che li sostengono”, ha dichiarato in una conferenza stampa il ministro della Giustizia tedesco, Peter Biesenbach, in riferimento alle vicende accadute nella regione della Renania, a Nord Ovest della Germania, dove scoppiò lo scandalo che

K metro 0 – Berlino – “Vogliamo uscire dall’anonimato di Internet, dagli autori di abusi sui minori e da coloro che li sostengono”, ha dichiarato in una conferenza stampa il ministro della Giustizia tedesco, Peter Biesenbach, in riferimento alle vicende accadute nella regione della Renania, a Nord Ovest della Germania, dove scoppiò lo scandalo che ha investo il Paese. infatti, le autorità locali – hanno dichiarato lunedì 29 giugno – hanno avviato una maxi indagine su circa 30.000 persone sospettate di essere coinvolte in un giro di pedofilia.

L’indagine, che partita dalla Germania occidentale, risale all’autunno del 2019: 70 persone furono coinvolte nella città di Bergisch Gladbach e molti di loro sono attualmente ancora sotto processo. Trattasi di pedopornografia online e finora gli investigatori hanno individuato almeno 40 vittime.

“I sospettati che interagiscono tra loro in forum dedicati – dichiara il ministro Biesenbach – considerano normali gli abusi sui minori […] Le soglie di inibizione scendono. E questo è ciò che caratterizza questo specifico contesto criminale, – afferma ancora il ministro –  se vogliamo combattere attivamente l’abuso dei minori su Internet – aggiunge Biesenbach – dobbiamo trattare parallelamente le norme legali sulla conservazione dei dati”.

Un primo processo – prima che l’attenzione si concentrasse sull’eclatante caso di Bergisch Gladbach – ebbe inizio ad aprile scorso a Moenchengladbach, sempre nel land della Renania, contro due uomini accusati di abusi sessuali su minori, nel quadro di un’indagine più vasta riguardante ben 79 casi.

Il “demone” della pedofilia – nella sua ultima forma della pedopornografia virtule – non riguarda però solo la recente indagine in Germania, ma tocca anche la Gran Bretagna e il Belgio: negli ultimi mesi si sono registrati centinaia di arresti per violenze e abusi su minori, spesso passati in secondo piano dai mezzi d’informazione in nome dei più rilevanti temi politico-economici; o per lo più trattati come meri fatti di “cronaca”. Inchieste – in diversi Stati europei – hanno fatto emergere casi di collusione con alcune autorità giudiziarie. La stessa Germania ha dovuto riconoscere in tal senso atti di corruzione della Polizia e delle istituzioni.

Ad aprile scorso la polizia belga, in collaborazione con l’Europol, ha fatto emergere una rete di pedofilia che si estende su 44 Paesi: filmati e immagini macabri di vittime che andavano dai pochi mesi di vita fino ai 13 anni. Nonostante siano state 99 persone sospette e molteplici gli arresti, la stampa nazionale ed internazionale non hanno dato grande risalto alla notizia; altro dato allarmante, è che la pena per i colpevoli si è limitata addirittura a pochi anni di detenzione.

Relativamente alla Gran Bretagna e al preoccupante tema dell’omertà da parte dei media locali, è da segnalare che lo scorso 16 giugno, circa una trentina di persone sono state arrestate per pedofilia: l’ispettore britannico Jo Floyd si è limitato a dichiarare che trattasi di “un’indagine complessa, che ha coinvolto diversi giovani che hanno subito abusi fisici ed emotivi […] Comprendiamo che questa indagine causerà preoccupazione nella comunità locale”. I media hanno dedicato alla notizia poco spazio: nessuna informazione sugli indagati, né tanto meno sulle piccole e indifese vittime di abusi.

La rivista Der Spiegel – a cui ha risuonato anche il britannico Guardian – ha riferito che nel 2019 su 2.500 indagini aperte per abusi su minori, addirittura ben 557 erano state sospese a causa dell’insufficienza di personale dedicato, con una possibile conseguenza indiretta di offuscamento delle prove da parte degli indagai.

All’inizio di giugno la Commissaria europea per gli affari interni Ylva Johansson ha annunciato misure per combattere l’abuso sessuale sui minori. Johansson ha affermato di voler condurre una “lotta più efficiente”. Il nuovo piano della commissaria europea sarà presentato presto e includerà la creazione di un nuovo centro Ue per aiutare i governi dell’Unione stessa a “investigare, prevenire e combattere l’abuso sessuale su minori”, facilitando la condivisione transfrontaliera di informazioni. Infatti, “dall’inizio della pandemia COVID-19, la richiesta di materiale che mostra abusi sessuali sui bambini, è aumentata del 30% in alcuni Stati membri” e pertanto, sarà proposto a questi ultimi di adottare pene più severe contro gli autori.

“Abbiamo bisogno di strategie di prevenzione ma non possiamo fare affidamento solo su questo – ha affermato Johansson – dobbiamo anche applicare le nostre leggi quando vengono violate e dimostrare che i nostri valori prevalgono, sia su Internet che nella vita reale”. Il web è “purtroppo un fattore decisivo” per i potenziali responsabili della ricerca di vittime, ha aggiunto, sottolineando che è necessaria una maggiore cooperazione con i giganti della rete.

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Daniele Sireus
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