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Lione: lotta alle municipali tra Verdi e Repubblicani

Lione: lotta alle municipali tra Verdi e Repubblicani

K metro 0 – Lione – Gli elettori di Lione, sono oggi chiamati alle urne per partecipare al secondo turno delle elezioni municipali: devono scegliere sia il futuro sindaco della città sia il nuovo presidente dell’area metropolitana. Una sfida aperta e che potrebbe riservare colpi di scena: al primo turno per il sindaco, avvenuto lo

K metro 0 – Lione – Gli elettori di Lione, sono oggi chiamati alle urne per partecipare al secondo turno delle elezioni municipali: devono scegliere sia il futuro sindaco della città sia il nuovo presidente dell’area metropolitana.

Una sfida aperta e che potrebbe riservare colpi di scena: al primo turno per il sindaco, avvenuto lo scorso 15 marzo, il candidato del partito ambientalista Europa Ecologia-I Verdi (Eelv), Gregory Doucet, era arrivato primo con il 28,5% dei voti, seguito dal Repubblicano Etienne Blanc (17%) e dal candidato de La République en marche (Lrem), Yann Cucherat (14,9%).

I verdi, sorprendentemente, erano arrivati on top anche per la presidenza della metropoli, con il candidato di Eelv, Bruno Bernard, con il 22,6%. È bene evidenziare la rilevanza politica di queste elezioni municipali: infatti la metropoli di Lione è considerata una collettività a statuto speciale, unica sul territorio francese e influente sul piano nazionale. Gerard Collomb – sindaco uscente, a capo della città dal 2001 e dello stesso partito del presidente Emmanuel Macron di cui ne è stato sempre un fervente sostenitore – aveva ottenuto a marzo solo un 16,5% di consensi. A fronte di tale risultato, lo scorso 28 maggio, Collomb aveva spiazzato la scena politica annunciando un’alleanza con i Repubblicani, rompendo così definitivamente con la formazione della maggioranza presidenziale. L’accordo prevede tutt’ora un passo indietro del primo cittadino uscente a sostegno di Buffet, inserito alla guida di una lista unica. I Repubblicani hanno ricambiato la mossa, appoggiando Yann Cucherat, – considerato il delfino di Collomb – alla guida della area metropolitana.

Quella tra Collomb e i Repubblicani non ha rappresentato l’unica alleanza strategica: anche le liste di Eelv si sono alleate con quella di Gauche Unie (Partito socialista, Partito comunista francese, Nouvelle Donne e Place Publique) e con La France Insoumise. La sfida a Lione si gioca quindi tra due fronti: da una parte la sinistra che si è alleata ai Verdi, dall’altra la destra dei Repubblicani sostenuta da Collomb.

Circa 16,5 milioni di cittadini francesi sono chiamati alle urne domenica per il secondo turno delle elezioni amministrative. Sono 4.827 in totale i comuni dove il primo turno non è stato decisivo. Come è solito per le elezioni amministrative in Francia, anche questa edizione, seppur compromessa dalla crisi sanitaria ancora in corso, sono considerate un test pro o contro l’operato del presidente. E in molti di questi comuni, il partito di Emmanuel Macron, La République en Marche, rischia di perdere la battaglia. Una sconfitta per Lrem infliggerebbe un duro colpo alla proposta del presidente Macron di tracciare un nuovo corso per i restanti due anni del suo mandato. Del resto, gli sforzi di Lrem di costruirsi una base non sono andati da nessuna parte nei primi tre anni del suo mandato. La stragrande maggioranza dei suoi candidati non è riuscita a superare il primo turno del 15 marzo. Si prevede che Parigi, Marsiglia e altre città chiave rimarranno nelle mani socialiste o di destra.

Il primo Turno alle urne come noto, ha permesso l’elezione di 30.400 sindaci, il 18,6% dei quali erano donne nei comuni con più di 1.000 abitanti, quasi tutti. Su 466 comuni con più di 20.000 abitanti, 226 hanno eletto il loro sindaco il 15 marzo. Il 28 giugno si svolgeranno 240 partite. 3.985 liste competono in 1.416 comuni con più di 1.000 abitanti, più della metà delle battaglie sarà tra tre liste. Coloro che hanno i risultati finali nelle loro mani appartengono alla maggioranza silenziosa, che invece è rimasta a casa il 15 marzo. Con un tasso del 55,34 per cento, il primo turno ha portato ad un’astensione record: quasi 20 punti in più rispetto al 2014. L’affluenza alle urne sarà ancora una volta la grande incognita delle elezioni. E peserà molto nei risultati.

Il primo ministro Edouard Philippe, la cui popolarità è aumentata in modo evidente durante l’epidemia di Covid-19, deve affrontare un ballottaggio per riconquistare la poltrona di sindaco che fu già sua a Le Havre. Un sondaggio Ifop pubblicato domenica ha visto i consensi per Philippe salire al 50% mentre Macron è sceso ulteriormente al 38% percento.

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Daniele Sireus
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