K metro 0 – Roma – In democrazia il singolo è in condizione di poter verificare la correttezza dell’agire dell’apparato pubblico nel suo insieme, istituzionalmente preposto al conseguimento di finalità di interesse collettivo, in ossequio al c.d. principio di “trasparenza”, che tuttavia non può incidere su quello –altrettanto essenziale per la civile convivenza- della riservatezza
K metro 0 – Roma – In democrazia il singolo è in condizione di poter verificare la correttezza dell’agire dell’apparato pubblico nel suo insieme, istituzionalmente preposto al conseguimento di finalità di interesse collettivo, in ossequio al c.d. principio di “trasparenza”, che tuttavia non può incidere su quello –altrettanto essenziale per la civile convivenza- della riservatezza che deve tutelare la propria vita privata ed i propri dati personali, meglio nota con l’abusata parola di privacy.
Partiamo dall’accesso ai documenti pubblici, che oggi è la regola, seppure temperata da numerose e doverose eccezioni, oggetto di puntuale previsione legislativa, che abbraccia una casistica che parte dai “dati sensibili” riguardanti le persone, ed arriva alla tutela del segreto di Stato.
La regola generale è che ciascuno possa visionare i dati che lo riguardano, ma non quelli altrui , salvo che vi sia una motivazione qualificata contemplata dalla legge, come quella di dover tutelare in sede giudiziaria i propri interessi protetti. Il diritto di accesso ai propri dati può esercitarsi senza alcun obbligo di doverne specificare le ragioni; mentre se è indirizzato a visionare documenti della P.A. o di altri soggetti, occorre motivarne la richiesta in base a situazioni giuridicamente rilevanti. Particolari e più intense guarentigie la legge ha disposto a tutela dei dati concernenti la salute e la vita sessuale, nonché quelli giudiziari : l’accesso ai medesimi è consentito solo se il diritto da far valere in via amministrativa o giudiziaria, è di rango almeno pari a quello dell’interessato, ovvero consiste in un diritto della personalità o in un altro diritto o libertà fondamentale ed inviolabile.
Nel rapporto fra Stato ed individuo, essendo determinate attività istituzionali ( come ad esempio quelle tributarie, amministrative o giudiziarie ) volte a garantire il buon funzionamento degli apparati pubblici nel loro insieme al servizio della collettività, tali attività prevalgono doverosamente sulla tutela dei dati del singolo individuo, poiché – altrimenti – qualunque malandrino avrebbe facile buon gioco nell’ eccepire contro eventuali indagini esperite sul suo conto, la tutela della privacy.
Un altro aspetto dello status del singolo è quello delle intromissioni abusive nella sua sfera personale.
Innanzi tutto i dati che lo riguardano – ancorché lecitamente acquisiti –non possono essere utilizzati ai fini dell’invio di materiale pubblicitario o di vendita diretta o per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale.
Vi sono tuttavia, paradossalmente proprio ora che vigono una disciplina ed un culto quasi “ossessivi” della riservatezza ( basti pensare al dovere di tenersi -in banca o in farmacia- a debita distanza da chi precede nella fila, per non ascoltarne neppure involontariamente le richieste ), tutta una serie di attentati alla propria sfera personale, per cui l’unico consiglio da seguire è quello di acquisirne consapevolezza e di regolarsi in conseguenza.
Il motto “gli onesti che non hanno nulla da nascondere, non hanno nulla da temere” , si giustifica solo nelle dittature occhiute, ma non nei sistemi liberal-democratici.
Veniamo ad alcuni esempi da tenere presenti: in gran parte delle strade dove si cammina, in Italia ed all’estero, vi sono delle telecamere ( peraltro provvidenziali nella prevenzione dei reati e degli illeciti amministrativi in tema di circolazione stradale); ovunque proliferano banche dati dalle quali è possibile ricostruire, raccogliere, conservare ed archiviare informazioni su gusti ( es. tramite le carte – fedeltà rilasciate dai Supermercati alla propria clientela per “fidelizzarla” con degli sconti-premio ), abitudini, interessi, spostamenti (es. il Telepass autostradale) e relazioni delle persone.
Rivelare su Internet la propria data di nascita, il proprio indirizzo, le attività svolte; oppure andare al ristorante e cedere al gestore anche solo momentaneamente la propria carta di credito per pagare il conto, senza osservare personalmente l’operazione relativa ; consegnare il proprio documento di identità per una fotocopia ad un negozio dove si paga con assegno : sono tutti gesti non esenti dal pericolo del c.d. “furto di identità”, per cui ci si può trovare a dover rispondere di operazioni truffaldine svolte da terzi, che hanno usato i dati fraudolentemente sottratti al malcapitato.
In conclusione: la miglior protezione dei dati in questione, è data dalla conoscenza delle enormi potenzialità di controllo su di essi, realizzabile tramite le moderne tecnologie e, quindi, dall’adozione di comportamenti di autotutela e di prudenza.
Se il cittadino è assurto alle luci della ribalta artistica, politica, sportiva o culturale, è assai più esposto al rischio che i suoi comportamenti, la sua vita relazionale, i suoi discorsi, pur se perfettamente conformi alla legalità, possano essere strumentalizzati tramite l’abusiva acquisizione di notizie sulla sua vita privata ed attraverso la loro divulgazione fraudolenta, che se possono soddisfare malsane curiosità dei cultori delle chiacchiere da barberia o da caffè dello sport, distruggono la reputazione di quanti sono rei solo di aver conseguito una pubblica notorietà.