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Uiguri: Trump firma la legge. Cina minaccia contromisure

Uiguri: Trump firma la legge. Cina minaccia contromisure

K metro 0 – Washington – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha firmato la legge che autorizza le sanzioni sugli alti funzionari cinesi ritenuti responsabili delle violazioni dei diritti umani nei confronti della minoranza musulmana degli uiguri, repressa da ormai molti anni nella provincia dello Xinjiang. La legge, proposta dal senatore repubblicano Marco

K metro 0 – Washington – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha firmato la legge che autorizza le sanzioni sugli alti funzionari cinesi ritenuti responsabili delle violazioni dei diritti umani nei confronti della minoranza musulmana degli uiguri, repressa da ormai molti anni nella provincia dello Xinjiang.

La legge, proposta dal senatore repubblicano Marco Rubio, accusa il segretario del Partito comunista dello Xinjiang, Chen Quanguo, di essere responsabile di “gravi violazioni dei diritti umani” nei confronti della minoranza”. Trump aveva firmato il disegno di legge, con il voto favorevole della Camera e del Senato, a maggio dopo diversi mesi di dibattito.

La legge è stata approvata quasi all’unanimità dal Congresso, in particolare, dà al presidente 180 giorni di tempo per stilare un elenco delle autorità e dei funzionari cinesi ritenuti responsabili degli abusi, al fine di raggiungerli con delle sanzioni. La Cina ha minacciato reazione risoluta e ha promesso contromisure di cui gli Usa “sosterranno gli oneri delle relative conseguenze”: è la risposta del ministero degli Esteri alla firma di Trump alla legge.

La regione autonoma nord-occidentale cinese dello Xinjiang è sotto i riflettori della comunità internazionale per le accuse di detenzioni di massa e di sorveglianza massiccia: la Cina sempre ha negato le accuse delle violazioni dei diritti umani, parlando di “campi di rieducazione”.

Dal 2018 sono numerose le segnalazioni da parte delle Nazioni Unite e di organismi come Amnesty International che mostrano come il governo cinese abbia trasformato la regione in “un enorme campo rieducazione”.

Importante anche il report dell’Unione Europea del gennaio 2019 dove si evidenziano “le profonde preoccupazioni dell’UE sui diritti umani nello Xinjiang, anche in relazione alla detenzione di massa, alla rieducazione politica, alla libertà religiosa e alle politiche di sinicizzazione”. Negli ultimi tre anni qui si è passati a un controllo sempre più massiccio delle persone, soprattutto tramite l’uso del riconoscimento facciale. Nella regione si contano quasi 1000 campi di “rieducazione”, dove, periodicamente, vengono inviate decine di migliaia di persone per facilitare la loro assimilazione nel tessuto socioeconomico della Repubblica Popolare. Il governo cinese seleziona accuratamente i visitatori nella regione e spinge affinché in Occidente e nelle istituzioni internazionali nessuno parli dello Xinjiang.

Lo Xinjiang è una regione autonoma della Cina nordoccidentale tra le più grandi del Paese: si trova tra Mongolia, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Afghanistan, Pakistan, India, la regione autonoma del Tibet e le province del Qinghai e del Gansu. Lo status di regione autonoma le garantisce un proprio governo locale e una maggiore autonomia legislativa rispetto alle province cinesi. Lo Xinjiang, ceduto dal Guomindang alle forze comuniste durante la guerra civile del 1949, ha acquisito lo status di regione autonoma nel 1955, per la presenza sul territorio della minoranza uigura, uno dei cinquantasei gruppi etnici riconosciuti dal Partito Comunista Cinese (PCC).

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Nizar Ramadan
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