K metro 0 – Parigi – Inevitabile dare inizio a questa rassegna stampa con la prima pagina dell’edizione domenicale del New York Times dedicata alle vittime americane del Covid-19. Un lungo elenco di mille persone, “solo un decimo” dei quasi 100 mila che hanno finora perso la vita a causa del virus negli Stati Uniti:
K metro 0 – Parigi – Inevitabile dare inizio a questa rassegna stampa con la prima pagina dell’edizione domenicale del New York Times dedicata alle vittime americane del Covid-19. Un lungo elenco di mille persone, “solo un decimo” dei quasi 100 mila che hanno finora perso la vita a causa del virus negli Stati Uniti: “Morti Usa verso 100 mila. Una perdita incalcolabile”, titola a tutta pagina il prestigioso quotidiano newyorchese. “Non erano solo nomi in una lista. Erano noi”, si legge nel sommario. Mille persone “rappresentano solo l’uno per cento del bilancio totale dei morti. Ma nessuno di loro era solo un numero”. Nell’elenco figurano “Joe Diffie, 62 anni, Nashville, star della musica country vincitrice del Grammy; Lila A. Fenwick, 87 anni, New York City, prima donna nera a laurearsi alla Harvard Law School; Jordan Driver Haynes, 27, Cedro Rapids, Iowa, generoso giovane con un sorriso delizioso”.
La Casa Bianca prevede che il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti superi il 20 per cento (quasi 40 milioni di persone) nel mese di maggio. Lo ha fatto sapere il consigliere economico dell’amministrazione Kevin Hassett alla Cnn. Secondo l’esperto, il numero di disoccupati potrebbe crescere ancor più nel mese di giugno, ma successivamente “dovrebbe iniziare a calare”. Per Hassett è possibile che il tasso di disoccupazione possa restare in doppia cifra fino al prossimo novembre. Tuttavia, osserva, “tutti i segnali di ripresa economica stanno emergendo”. Anche perché lo sviluppo di un vaccino potrebbe “cambiare le cose” in maniera radicale. Hassett ha infine aggiunto che il presidente Donald Trump “sta vagliando tutte le opzioni a disposizione” in relazione alla prossima fase di stimolo dell’economia.
L’emergenza coronavirus e i lockdown hanno congelato i consumi in tutta Europa e hanno spinto i risparmiatori ad accumulare soldi nei depositi bancari. I tassi di risparmio in quattro delle cinque principali economie europee, come rivelano i dati della Bce e della Boe raccolti dal Financial Times, sono saliti a marzo molto al di sopra delle medie di lungo periodo. In Italia i risparmiatori hanno messo da parte 16,8 miliardi di euro, rispetto a una media mensile di 3,4 miliardi. In Francia i risparmiatori hanno lasciato in banca 20 miliardi di euro, contro una media di 3,8 miliardi. La Banca di Francia, in una ricerca a parte, ha poi mostrato che a metà maggio questo trend è accelerato e i soldi depositati in banca dai francesi sono lievitati a 60 miliardi di euro. In Spagna le famiglie hanno risparmiato a marzo 10,2 miliardi di euro, contro una media di 2,3 miliardi. E in Gran Bretagna i depositi sono cresciuti al livello record di 13,1 miliardi di sterline. Tra i grandi Pesi europei l’unica eccezione è la Germania, dove i depositi bancari sono fortemente diminuiti a marzo, perché i risparmiatori hanno ritirato i soldi dai loro conti correnti. E questo perché i tedeschi preferiscono mantenere i loro risparmi in contanti durante una crisi, come hanno fatto anche al culmine della crisi finanziaria del 2008. La Bundesbank ha riferito che il denaro in circolazione in Germania è aumentato di 39,7 miliardi di euro tra la fine di gennaio e l’inizio di maggio. Questo forte aumento dei risparmi in Europa, nota ancora il Financial Times, suggerisce che la parsimonia dei consumatori durante questa crisi da coronavirus potrebbe ostacolare la possibilità di una ripresa economica trainata dal consumo.
Più di 30 mila ristoranti, pub e bar potrebbero chiudere in modo permanente in seguito alle misure restrittive per il coronavirus nel Regno Unito. Lo riporta il quotidiano britannico The Guardian. Questi dati emergono alla fine di una settimana dura per il settore della ristorazione britannico, durante la quale la società Casual Dining Group ha dichiarato l’insolvenza, mettendo in dubbio il futuro dei suoi 250 ristoranti. Il periodo di chiusura obbligata per il coronavirus potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso per molti locali che erano già in crisi prima della pandemia. Circa 2.800 ristoranti e bar hanno chiuso nei 12 mesi precedenti al blocco. Molti proprietari di pub hanno chiesto l’allentamento delle misure di distanziamento sociale di due metri, sostenendo che i propri locali non potrebbero dare alcun profitto con un così basso numero di clienti e che perciò non ha senso riaprire. Due terzi dei 115.108 mila locali autorizzati nel Regno Unito sono indipendenti, mentre il rimanente terzo appartiene a società. I dati mostrano che queste catene potrebbero essere particolarmente vulnerabili nella crisi del settore, perché molti dei loro ristoranti si trovano in centri commerciali o vicino a blocchi di uffici, perciò la loro clientela potrebbe ritornare più lentamente.
Infine, il debito pubblico francese supererà “senza dubbio” la soglia del 115% del pil a fine anno, in conseguenza delle misure di sostegno all’economia per la crisi sanitaria ha detto il ministro dei Conti pubblici, Gerald Darmanin, intervistato da Le Figaro. “Certamente sarà più del 115%”, ha detto Darmanin rifiutando di fornire una stima più precisa: “sono cose troppo importanti per poter fare commenti in modo approssimativo”. Nelle settimane scorse il rapporto deficit-pil della Francia è stato più volte indicato proprio nel 115% per il 2020, da diverse fonti statistiche e di governo.