K metro 0 – Roma – Il ruolo della NATO è costantemente oggetto di dibattito e differenti visioni sul come far percepire tale missione alle audience nazionali dei paesi membri e a quelle “esterne”. Le correnti principali sono due: la prima vorrebbe l’Alleanza come attore di hard security con un’Organizzazione in grado di risolvere in
K metro 0 – Roma – Il ruolo della NATO è costantemente oggetto di dibattito e differenti visioni sul come far percepire tale missione alle audience nazionali dei paesi membri e a quelle “esterne”.
Le correnti principali sono due: la prima vorrebbe l’Alleanza come attore di hard security con un’Organizzazione in grado di risolvere in maniera eccellente le crisi con l’uso della forza per mezzo della sua non pareggiabile struttura militare. La seconda intende presentare l’Alleanza come un’Organizzazione che può fornire sicurezza nel mondo senza l’utilizzo della propria forza militare, ma per mezzo della componente politico-diplomatica e la forza della “dissuasione” e/o “deterrenza”.
Il Presidente americano Trump ha dato una “scossa” all’Alleanza nell’ultimo Summit, chiedendo un cambiamento sostanziale (maggiori spese per la difesa) ma in risposta gli alleati – soprattutto europei – non hanno riconosciuto la natura, la portata e la velocità del cambiamento strategico. COVID-19 potrebbe essere la svolta per definire un nuovo equilibrio globale che è sempre più precario, anche se accelerasse il cambiamento, sarebbe poco probabile che ne trasformi radicalmente la natura. I governi e l’opinione pubblica europea sono fermi su una certezza decennale: escludono l’ipotesi di un conflitto globale in futuro!
Pertanto, il Virus di Wuhan potrebbe allontanare ulteriormente la percezione europea dalla realtà, creando una profonda divergenza tra chi si concentra sulla sicurezza sanitaria e chi, invece, ritiene che sia centrale il concetto della difesa nazionale e della democrazia. Sulla sicurezza sanitaria è intervenuto il segretario generale dell’alleanza, Jens Stoltenberg, mettendo a disposizione il coordinamento logistico nei rifornimenti di materiali medicali. Il programma scientifico della NATO ha inoltre finanziato un progetto di diagnostica anticorpale rapida, proposto dall’ISS e promosso dalla Farnesina. Ma sul piano della difesa nazionale e della democrazia, sembra che pochi governi europei comprendano la situazione e siano in linea con gli americani, nella maggior parte dei casi non prendono in considerazione uno scenario del genere. Contro questa visione, numerosi affermati analisti intravedono il pericolo che l’Alleanza debba, in un prossimo futuro, affrontare una crisi multi-teatro simultanea nel Mar Cinese (Taiwan o Hong Kong), nel Medio Oriente (Siria e Turchia) e nel Nord Africa (Libia), nonché sui fianchi orientali e settentrionali dell’Alleanza, attraverso lo spettro convenzionale e nucleare e lo spettro analogico e digitale.
Dal punto di vista strategico, una delle conseguenze negative derivante dalla pandemia potrebbe essere la decisione dei paesi europei di sospendere la modernizzazione dello strumento di difesa nazionale, per concentrarsi sulla sicurezza sanitaria. Questo metterebbe la presidenza USA davanti alla scelta: continuare a difendere l’Europa compensando le sue debolezze militari, rendendo così le proprie forze armate relativamente più deboli in altre aree del mondo, o abbandonare l’Europa e l’idea di Transatlantic Link per gravitare in aree di maggiore interesse economico USA quali il Pacifico.
Pechino e Mosca, potrebbero sfruttare la possibile “debolezza” sociale e politica americana provocata dal Virus per esercitare pressioni sia sugli Stati Uniti stessi sia sui loro alleati, politicamente ed economicamente più deboli, aumentando in maniera esponenziale la loro attività di soft power. È probabile che i già insufficienti (a parere di Trump) investimenti nel settore della difesa europea diminuiranno ulteriormente dopo la crisi da virus ma, contemporaneamente, la portata in numero e impegno di forze delle possibili missioni NATO potrebbe accrescersi.
È indubbio, poi, che l’ascesa militare della Cina aggraverà il sovraccarico di risposta militare americano, ma senza un aumento della spesa le capacità militari europee non saranno in grado di pareggiare l’impatto delle nuove tecnologie nello spazio di battaglia, come l’intelligenza artificiale, i super computer, la minaccia spaziale, e in cui cerca di inserirsi anche l’Iran.
Chi conosce bene la NATO e i suoi meccanismi di funzionamento e attivazione sa che a Bruxelles inizia a serpeggiare il citato dilemma strategico, esemplificabile nel semplice assunto che le crisi non arriveranno in pacchetti singoli. Il dilemma è come garantire alla NATO le capacità per fare azione di difesa e deterrenza sui suoi fianchi orientali e settentrionali e, simultaneamente, sostenere gli alleati sul suo fianco meridionale in caso che continui il caos in Medio Oriente e Nord Africa.
In questo quadro emerge con forza, in queste ore, la questione: come farà la NATO a gestire il suo partner turco che cerca di espandere la sua influenza proprio in queste due aree?
La sola risposta è di ricercare un notevole miglioramento dell’interoperabilità delle forze armate europee (escludendo per il momento la Turchia) con le controparti statunitensi e strutturare consultazioni politiche molto più veloci tra USA e UE. Bisognerebbe ideare una “Forza Europea” con la capacità di assicurare difesa e deterrenza in caso di emergenza, quando gran parte delle forze statunitensi sono impegnate in altre zone del mondo. Si potrebbe ipotizzare un partenariato strategico NATO-UE in grado di proiettare potere e proteggere le persone spostando rapidamente, in emergenza, forze e risorse in Europa e nei dintorni per sostenere la dissuasione e strutturare una difesa.
La NATO è in definitiva un’assicurazione strategica contro la guerra in un mondo instabile in cui strategia, tecnologia, capacità e convenienza si combinano per alleati e avversari. La NATO deve quindi essere un deterrente militare di alto livello ispirata al “Si vis pacem, para bellum”.
Nel prossimo decennio gli Stati Uniti saranno in grado di “garantire” la difesa dell’Europa solo se gli europei faranno molto di più per la propria difesa.
di Giuseppe Morabito