K metro 0 – Roma – Ci troviamo dinanzi a un singolare fenomeno sociale molto particolare: il razzismo contro i bianchi. Il razzismo africano. Ce lo spiega Emanuele Fusi, scrittore ed avvocato, nel suo libro “White Guilt”, (edito da Passaggio al Bosco), in cui “denuncia” il fenomeno del “razzismo al contrario”, quello perpetrato dai “neri verso i bianchi” e, spesso, anche dai bianchi verso se stessi tramite un senso di colpa storico che lo scrittore approfondisce egregiamente.

La pandemia che vediamo compiersi davanti ai nostri occhi è una delle tante facce della globalizzazione, quel processo economico-politico che negli ultimi cinquant’anni viene alimentato dal multi-culturalismo. Questo “razzismo contro i bianchi”, spiega l’autore, è un fenomeno interno all’Occidente, un “etnomasochismo” avanzato specialmente dell’anglosfera, ed in quelle società liberal a maggioranza etnica bianca. In queste società, la propaganda, retta da sinistre socialdemocratiche e neomarxiste, le identità non sono viste come “fisse”, poiché per tale ideologismo “tutto è mobile”. Lo vediamo anche nel fenomeno del gender, un’altra chiara manifestazione della cultura di sinistra, propagandisticamente ancorata al senso di colpa storico dei maschi bianchi occidentali. Sembra, infatti, che il fine di questo fenomeno sia quello di destrutturare l’identità occidentale, nelle sue caratteristiche peculiari (si veda la critica al patriarcato, che bene o male ha retto il mondo per oltre seimila anni), in favore di un Occidente che non è più un Occidente e un’Europa che non è più Europa. Il rischio è una società non multirazziale, ma multirazzista: dei tutti contro tutti.

di Danilo Campanella.