K metro 0 – Adnkronos – Amsterdam – Ricercatori dell’Istituto nazionale olandese per la Salute pubblica e l’Ambiente hanno messo a punto un modello per confrontare l’impatto della cancerogenicità dei prodotti del tabacco, mettendo a confronto i prodotti a tabacco riscaldato (HTPs) e le sigarette normali. Il modello ha preso in considerazione 8 particelle cancerogene e
K metro 0 – Adnkronos – Amsterdam – Ricercatori dell’Istituto nazionale olandese per la Salute pubblica e l’Ambiente hanno messo a punto un modello per confrontare l’impatto della cancerogenicità dei prodotti del tabacco, mettendo a confronto i prodotti a tabacco riscaldato (HTPs) e le sigarette normali. Il modello ha preso in considerazione 8 particelle cancerogene e ne ha valutato l’impatto sulla salute e la differenza tra quelle a cui si viene esposti quando si utilizzano i prodotti a tabacco riscaldato, come Iqos, e la sigaretta. Risultato: il cosiddetto ‘Cambiamento all’esposizione cumulativa’ (Cce) dei composti emessi dai due prodotti è risultato da 10 a 25 volte inferiore quando si usano Heated Tobacco Products (Thp) invece delle sigarette.
Nello studio i ricercatori del Rijksinstituut voor Volksgezondheid en Milieu (Rivm) – principale advisor del ministero della Salute olandese, oltre che membro del Tobacco laboratory network dell’Organizzazione mondiale della sanità – hanno voluto sviluppare un metodo matematico-statistico, piuttosto complesso e costituito da 6 differenti step di analisi dei dati, per consentire di avere una valutazione delle modifiche nell’esposizione cumulativa delle sostanze emesse dal fumo di sigaretta convenzionale rispetto a quelle provenienti dai prodotti a tabacco riscaldato (HTPs). Ciò ha consentito di stimarne l’impatto sulla salute coniugando l’esposizione cumulativa con le informazioni relative agli effetti dose-risposta.
Sono state considerate 8 sostanze cancerogene presenti nelle emissioni del fumo di sigaretta e nel vapore emesso dai prodotti a tabacco riscaldato (acrilonitrile; acetaldeide; benzopirene; butadiene; ossido etilenico; formaldeide; nitrobenzene; ossido propilenico). Il metodo è stato utilizzato per valutare la magnitudine potenziale dell’impatto sulla salute in termini di cancerogenesi, ma potrà essere applicato in futuro anche ad altri tipi di danno (ad esempio cardiovascolare) conseguenti all’uso di tabacco.
In sintesi, la risposta dose-dipendente delle 8 sostanze cancerogene è stata calcolata in base a differenti classi di gravità dei diversi tipi di tumore (preneoplastici, benigni, maligni, metastatici in uno o più organi) calcolando la modifica dell’emissione cumulativa delle sostanze nel fumo di sigaretta e nel vapore emesso dagli Htps, traducendo il relativo intervallo in una stima di impatto sulla salute, basata sui dati disponibili nei fumatori. Il risultato di questa analisi probabilistica è stato un potenziale cancerogeno da 10 a 25 volte inferiore per chi consumi lo stesso numero di cartucce usate negli Htps e di sigarette convenzionali, e ciò – sostengono gli autori – si traduce in un sostanziale incremento nell’aspettativa di vita (per il sottogruppo di persone che morirebbero a causa del cancro) negli utilizzatori di Htps rispetto ai fumatori convenzionali.
“Il metodo sviluppato – secondo gli autori dello studio – potrà avere implicazioni significative in termini di politiche sanitarie e pratica clinica, visto che fornisce uno strumento per valutare l’impatto sulla salute di un soggetto che passi dal fumo di sigaretta ai nuovi sistemi correlati al tabacco e in particolare a quelli a tabacco riscaldato”.
“Tuttavia – precisano – questa è una conclusione preliminare, poiché finora sono stati considerati solo 8 agenti cancerogeni. Inoltre, rimane un impatto sulla salute correlato all’uso degli Htp se paragonato a una cessazione completa. Questa metodologia – sostengono – rappresenta un’informazione utile che potrebbe aiutare i responsabili politici a migliorare la comprensione del potenziale impatto sulla salute di nuovi prodotti a base di tabacco. Un approccio simile può essere utilizzato per confrontare la cancerogenicità di altre particelle”, concludono.