K metro 0 – Roma – La decisione di Trump di sospendere i finanziamenti all’OMS, accusata di negligenza nella gestione dell’emergenza COVID19 per aver insabbiato, nelle fasi iniziali, l’esistenza di una possibile pandemia, non è nient’altro che un attacco non troppo indiretto verso la Cina, della quale non è ancora chiaro il grado di paternità
K metro 0 – Roma – La decisione di Trump di sospendere i finanziamenti all’OMS, accusata di negligenza nella gestione dell’emergenza COVID19 per aver insabbiato, nelle fasi iniziali, l’esistenza di una possibile pandemia, non è nient’altro che un attacco non troppo indiretto verso la Cina, della quale non è ancora chiaro il grado di paternità nell’origine e propagazione di un virus di laboratorio, oltre alle responsabilità oggettive nella gestione di una comunicazione da sempre controllata dal regime che tende a minimizzare informazioni scomode.
La dichiarazione del Presidente degli Stati Uniti, il sostenitore più importante dell’OMS, ha suscitato delle reazioni sdegnate di Russia e Cina, potrebbe rivelarsi una nuova occasione per l’Europa che, dopo aver raggiunto un precario e faticosissimo accordo sul MES, dovrebbe tentare di ritagliarsi il ruolo di una mediazione non più rinviabile, se l’obiettivo fosse quello di rafforzare una nuova coesione UE in funzione di politiche economiche di sviluppo, oltre le frontiere tradizionalmente note.
Non essere disposti a subire passivamente le influenze (non solo virali) della potenza cinese, consentirebbe un posizionamento strategico di rilievo del nostro Paese, primo interlocutore privilegiato per un ponte di comunicazione con il Medio Oriente, da sempre diviso tra posizioni radicalmente diverse sulle possibili alleanze con i paesi occidentali.
La Commissione Europea, attualmente ripiegata su se stessa per l’emergenza economica generata dal coronavirus, dovrebbe superare le resistente di possibili rigurgiti di politiche sovraniste per una nuova visione costruttiva più allargata ad alleanze che possano raggiungere realtà di sviluppo più attrattivi per le imprese, attualmente strozzate dal mercato interno sempre più contratto.
La speranza di un ruggito del “vecchio continente” per alzare la posta, ha un solo passaggio, stretto ed inevitabile, nella rivitalizzazione del protocollo sulla “via della seta” siglato da Italia e Francia nel marzo 2019 e ora messo in letargo per effetto delle sollecitazioni dell’alleanza atlantica che sembrerebbe percepire con sospetto qualunque rapporto di autonoma collaborazione con la Cina.
Occorre pertanto rifondare un modello del “nuovo saper essere” e del “nuovo saper fare”, con la capacità e il coraggio di scelte di campo, finalmente in discontinuità con le logiche individualistiche del passato e con la sensibilità di intercettare le opportunità economiche e di integrazione culturale, raccogliendo così le sfide dei dinamici equilibri geopolitici attuali.
di Marco Ginanneschi
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