K metro 0 – Oslo – Giovedì è iniziato a Oslo il processo a un ventiduenne norvegese, accusato di omicidio e terrorismo, l’imputato ha ammesso i fatti ma si è dichiarato non colpevole, invocando a suo giudizio, una norma dell’ordinamento norvegese per chi si trova costretto a commettere un reato; la “Giustizia di emergenza”. Il
K metro 0 – Oslo – Giovedì è iniziato a Oslo il processo a un ventiduenne norvegese, accusato di omicidio e terrorismo, l’imputato ha ammesso i fatti ma si è dichiarato non colpevole, invocando a suo giudizio, una norma dell’ordinamento norvegese per chi si trova costretto a commettere un reato; la “Giustizia di emergenza”.
Il pubblico e la stampa hanno assistito al processo tramite collegamento video, a causa dell’epidemia di Coronavirus. Philip Manshaus, avrebbe ucciso a colpi d’arma da fuoco la sorella adottiva diciassettenne, Johanne Ihle-Hansen in casa sua a Baerum, il 10 agosto scorso. Dopo si è recato pesantemente armato al centro islamico di Al-Noor vicino casa sua e aperto il fuoco. Durante l’attacco al centro Mohammad Rafiq, un pensionato di origine pakistana sarebbe riuscito a bloccarlo e disarmarlo insieme ad altri fedeli. Riportano i media locali, che l’accusato in tribunale avrebbe detto che avrebbe voluto “pianificare meglio l’attacco” e, a suo dire, si sarebbe dichiarato “orgoglioso di aver avuto l’opportunità di combattere”.
L’uomo avrebbe anche declamato teorie cospirazioniste razziste, antisemitiche e omofobiche prima che il giudice gli dicesse che il tribunale non era “un pulpito”. L’accusato avrebbe anche dichiarato alla corte di essere stato ispirato dall’attacco terroristico di Christchurch in Nuova Zelanda, nel quale morirono 51 persone. La sorella adottiva Johanne Ihle-Hansen era stata adottata dalla Cina all’età di due anni. Secondo gli inquirenti l’omicidio avrebbe un movente razzista.
Il pubblico ministero ha dichiarato che prenderà in considerazione un provvedimento in cui sarebbe stato mandato in una struttura di detenzione psichiatrica giudiziaria, fintanto che è considerato un pericolo per gli altri. Trenta persone testimonieranno al processo, compreso suo padre e la madre adottiva di Johanne Ihle-Hansen.