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Siria, Makhlouf: le forze di sicurezza arrestano i nostri dipendenti

Siria, Makhlouf: le forze di sicurezza arrestano i nostri dipendenti

K metro 0 – Damasco – L’uomo più ricco della Siria e cugino del presidente Bashar al-Assad, accusato dagli Stati Uniti e dall’Unione europea di aver finanziato il regime e per aver permesso violenze contro civili in Siria, ha pubblicato domenica un secondo video su Facebook in cui accusa le forze di sicurezza di Damasco

K metro 0 – Damasco – L’uomo più ricco della Siria e cugino del presidente Bashar al-Assad, accusato dagli Stati Uniti e dall’Unione europea di aver finanziato il regime e per aver permesso violenze contro civili in Siria, ha pubblicato domenica un secondo video su Facebook in cui accusa le forze di sicurezza di Damasco di abuso di potere.

In un video pubblicato su Facebook domenica, Makhlouf ha dichiarato: “Oggi le pressioni sono iniziate in modo inaccettabile e le forze di sicurezza, in modo disumano, stanno arrestando i nostri dipendenti”. L’uomo più ricco della Siria, insieme ad altri uomini d’affari, hanno potere politico e controllano milizie proprie, la mossa di Assad potrebbe anche mirare a eliminarli per limitare la loro influenza e per “spingerlo” a pagare tasse pesanti.

L’imprenditore ha anche affermato che gli è stato chiesto di dimettersi dalla Syriatel, il primo operatore di telefonia mobile del Paese e la principale fonte di entrate per il governo colpito dalle sanzioni. Il mese scorso Makhlouf, è stato condannato a pagare l’equivalente di £ 144 milioni in tasse, presumibilmente dovute dalle sue società di telecomunicazioni, comunque ha dichiarato di essere disposto a saldare nel tempo e che non si dimetterà da Syriatel.

La Siria è stata devastata dalla guerra negli ultimi nove anni, riducendo notevolmente il potere del regime. Assad intanto sta esercitando pressioni senza precedenti sui clan al potere e sulle loro reti, che hanno guidato l’economia pubblica del Paese come fosse una proprietà privata. Makhlouf aveva accumulato una fortuna di circa 10 miliardi di dollari riporta il Guardian – attirando su di lui sanzioni da parte di Usa e EU, anche se sembra al momento intoccabile in quanto si trova all’interno del Paese.

Assad ha dovuto affrontare pressioni da Mosca affinché assumesse colloqui di pace che avrebbero comportato la condivisione del potere in cambio di un rinnovato riconoscimento internazionale, nonché denaro per la ricostruzione disperatamente necessario, che sarebbe stato anche una ricchezza per la Russia.

A metà aprile, un thinktank legato al Cremlino ha pubblicato una critica a Assad, riporta il Guardian da parte di un alto diplomatico ed ex ambasciatore in Siria Aleksandr Aksenenok, che ha dichiarato: “A giudicare da tutto ciò che vediamo, Damasco non è particolarmente interessato a mostrare un lungimirante approccio flessibile e continua a cercare una soluzione militare con il sostegno dei suoi alleati e aiuti finanziari ed economici incondizionati come ai vecchi tempi”. Le critiche arrivano puntuali, nonostante l’opinione russa secondo la quale non è emersa alcuna alternativa ad Assad durante il conflitto e tra le crescenti preoccupazioni sul ruolo dell’Iran nel paese.

“Vogliono Assad perché pensano di poterlo controllare”, ha dichiarato un diplomatico turco riferendosi alla posizione russa. “Non vogliono l’Iran perché non possono. Entrambe le parti stanno dando loro mal di testa.”

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