K metro 0 – Genova – La pandemia ha lasciato un numero impressionante di vittime, ed ha colpito, chiunque, nel nostro pianeta, indistintamente. Tutto è stato determinato da un nemico invisibile, che è riuscito a penetrare come un cavallo di Troia, entrando nelle barriere più invulnerabili della nostra società. Ciò nonostante, i Paesi europei, sotto
K metro 0 – Genova – La pandemia ha lasciato un numero impressionante di vittime, ed ha colpito, chiunque, nel nostro pianeta, indistintamente. Tutto è stato determinato da un nemico invisibile, che è riuscito a penetrare come un cavallo di Troia, entrando nelle barriere più invulnerabili della nostra società.
Ciò nonostante, i Paesi europei, sotto blocco del coronavirus, hanno registrato 11.000 decessi in meno ad aprile, rispetto allo stesso periodo del 2019, a causa di un forte calo dell’inquinamento prodotto da combustibili fossili, secondo Lauri Myllyvirta, senior analyst presso il Center for Research on Energy and Clean Air (CREA). I livelli di biossido di azoto (NO2) e l’inquinamento da piccole particelle noti come PM2.5 -, entrambi sottoprodotti tossici che bruciano carbone, petrolio e gas – sono diminuiti rispettivamente del 37 e del 10 percento, secondo i risultati.
In Cina, ad esempio, i livelli di NO2 e PM2.5 sono diminuiti del 25 e del 40 percento durante il periodo più rigoroso di blocco, con una caduta ancora più acuta nella provincia di Hubei, dove è iniziato il focolaio.
Uno studio del mese scorso, dimostra che l’inquinamento atmosferico accorcia le vite di circa tre anni in tutto il mondo, provocando 8,8 milioni di morti premature ogni anno. In Europa, l’aspettativa di vita è ridotta di otto mesi. La ricerca evidenzia enormi vantaggi per la salute pubblica e la qualità della vita che potrebbero essere raggiunti riducendo rapidamente i combustibili fossili in modo sostenibile.
Scienziati ed ambientalisti sostengono da molto tempo che i cambiamenti climatici, sono dei fenomeni a scoppio ritardato e che questi, possono diventare irreversibili, e gestirli è al di sopra delle nostre capacità. Lo scioglimento dei ghiacciai, con conseguente innalzamento dei mari, di catastrofi naturali, di piogge devastanti, hanno confermato le angosce, mostrandoci la pericolosità del periodo in cui viviamo. C’è chi domanda se sia possibile risolvere il problema? La replica sorprendentemente sentenzia: “Ormai è troppo tardi, ne facciamo parte, possiamo solo attenuarlo”. Le misure per arrestare la diffusione del coronavirus hanno rallentato le economie della regione europea, con un calo della potenza generata dal carbone, di quasi il 40 percento e una diminuzione del consumo di petrolio di un terzo. Il dono involontario di fabbriche chiuse e strade vuote, è stata l’aria più respirabile.
Le prove del fatto che un minor inquinamento atmosferico salva la vita, dovre guidare i governi a decidere come riavviare le loro economie, ha osservato Maria Neira, Direttore dell’OMS per i determinanti ambientali e sociali della salute.
Ciò, ha mostrato il limite delle politiche governative, nel far fronte ai temi dell’inquinamento. Era sufficiente decidere di fermare le auto, almeno, due giorni per settimana, introdurre il lavoro da casa, e invogliare le aziende a politiche meno inquinanti, per iniziare a contrastare il fenomeno. Incalzati dall’emergenza del Coronavirus, costretti, pertanto, a stare nelle proprie residenze e non in mobilità, ha rivelato dei benefici, che dovremmo tutelare, anche in condizioni normali. Le industrie egoiste ed insensibili, che traggono vergognosi profitti, trascurando l’ambiente, devono essere adeguate, imponendo loro, la conversione ad una produzione green ed attenta alle fonti rinnovabili.
In questi giorni, in città, dà persino fastidio, il passaggio delle poche automobili, e si percepisce fastidiosamente, il gas scaturito dalle marmitte, constatando piacevolmente quanto l’aria, sia tornata respirabile. Non vorremmo perdere questo status. Rispetto ad altre cause, di morte prematura, l’inquinamento atmosferico in tutto il mondo uccide, ogni anno, 19 volte più persone della malaria, nove volte più dell’HIV/AIDS e tre volte più dell’alcool, continua la nota della OMS. Da questa inaspettata esperienza, si deve trarne vantaggio, rivedendo il modo di vivere, di lavorare, di spostarsi.
Lo smart working, il car sharing, l’utilizzo di biciclette, auto elettriche, lezioni scolastiche da remoto, devono essere strumenti incentivati ed utilizzabili normalmente, e quindi, non rimanere solo un ricordo, quando tutto sarà terminato.
I risultati di uno studio condotto ad aprile dall’Università Harvard, suggeriscono che l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico, aumenta la vulnerabilità al verificarsi dei più gravi risultati di Covid-19.
Per il credente gli eventi ed i recenti avvenimenti costituiscono di certo, un avvertimento divino, per il laico, una rivolta della terra all’uomo. In questi giorni di particolate calma e tranquillità, persino gli animali, hanno fatto visita, alle città deserte.
La terra non si è mai sottratta dall’ospitarci, dal tendere la mano, dall’offrirci rifugio, cibo, acqua. Siamo noi che la sfidiamo irrispettosamente, non apprezzando la sua disponibilità. È l’ora davvero di cambiare. Il mondo è di tutti e non possiamo permettere a pochi di distruggerlo per interesse.
“Quando alla fine ci toglieremo le mascherine, vogliamo continuare a respirare aria pulita”, ha detto, commentando i risultati Maria Neira, direttore dell’OMS per i determinanti ambientali e sociali della salute.
di Alfredo Maiolese
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