K metro 0 – New York – Il prezzo del petrolio è crollato in Borsa ieri e i contratti per le consegne future di greggio scendono per la prima volta nella storia sotto lo zero. I titoli per gli scambi di petrolio statunitense (Wti) con consegna a maggio hanno raggiunto un picco negativo di -37,63
K metro 0 – New York – Il prezzo del petrolio è crollato in Borsa ieri e i contratti per le consegne future di greggio scendono per la prima volta nella storia sotto lo zero. I titoli per gli scambi di petrolio statunitense (Wti) con consegna a maggio hanno raggiunto un picco negativo di -37,63 dollari al barile con un calo di oltre il 305%, secondo quanto riferisce il Wall Street Journal.
Sono diverse le cause di questo collasso dei prezzi, ma il problema principale è il crollo della domanda a fronte di un’offerta che è rimasta stabile assieme alla conseguente diffidenza degli investitori che in questo momento preferiscono non investire nel petrolio. Inoltre, non sono fattori da sottovalutare il fatto che oltre metà della popolazione mondiale è in lockdown per la pandemia del coronavirus, molte attività sono chiuse, l’incertezza generale sui tempi e sulla gestione della fase 2, hanno fatto sì che la domanda di energia e di petrolio sia crollata di quasi un terzo.
La situazione è particolarmente difficile negli Usa, dove i produttori di Shale sono in difficoltà e avanza il rischio di un crack di sistema. Il presidente Donald Trump ha provato a rincuorarli. ”Non lasceremo mai sola la grande industria dell’Oil & Gas statunitense. Ho incaricato il segretario all’Energia e il segretario al Tesoro di formulare un piano che renderà disponibili i fondi, in modo che queste importantissime compagnie e posti di lavoro siano assicurati a lungo in futuro”, ha twittato.
Secondo l’analista James Trafford di Fidelity International, il crollo dei prezzi di ieri è da intendersi come una stranezza o una peculiarità del trading di future, e ha aggiunto che quello che è successo non è da considerarsi un evento catastrofico, ma bisogna guardare avanti.
Sono tante le conseguenze di questo crollo dei prezzi, ed è previsto un ulteriore calo, lo stesso James Trafford ha predetto che i prezzi del petrolio e le azioni associate nel settore resteranno ampiamente deboli nel breve termine, infatti ha affermato: “i tagli all’offerta recentemente concordati dal gruppo Opec delle economie produttrici di petrolio non saranno probabilmente sufficienti per bilanciare il mercato in tempi brevi”. Si ritiene che l’Opec stia cercando di ridurre immediatamente la produzione di petrolio, piuttosto che aspettare fino al mese prossimo, per alleviare la pressione sul prezzo.
Intanto anche il prezzo della benzina subirà delle conseguenze, perché legato al prezzo all’ingrosso del petrolio ed è guidato dalla concorrenza. Ciò significa che ciò che gli automobilisti pagano non è direttamente legato al greggio. Invece, i fornitori controllano i prezzi a cui vendono benzina. Probabilmente nelle prossime settimane si registreranno piccoli aggiustamenti al ribasso dei prezzi alla pompa, ma difficilmente si verificherà un taglio drastico, non si avranno mai prezzi inferiori a 1,2/1,3 centesimi.
E dal Paese Elvetico “il prezzo della benzina in Svizzera è determinato solo in misura molto marginare dal costo del greggio”, spiega l’associazione degli importatori Avenergy Suisse in dichiarazioni riportate dall’agenzia Awp. Le fluttuazioni alla pompa di benzina sono minime, anche in caso di crisi internazionale nelle regioni di estrazione o di restrizioni imposte dai paesi produttori. Negli Stati Uniti i produttori, non disponendo di sufficienti quantità di stoccaggio, si sono visti costretti a pagare gli acquirenti affinché rilevassero il petrolio. Avenergy ricorda però che la Svizzera acquista relativamente poco oro nero a stelle e strisce: le fonti di approvvigionamento sono soprattutto Nigeria (34%), Kazakistan (29%) e Libia (22%). Seguono Usa (11%) e Algeria (3,3%).
Nel frattempo, gli aerei sono parcheggiati, le auto sono ferme e le fabbriche sono inattive con milioni di lavoratori che perdono lo loro occupazione ogni settimana. I produttori di energia di tutto il mondo sono affondati bruscamente da Conoco Phillips in Texas a Total in Francia. L’S&p 500 è sceso del 2,7% a seguito di perdite simili in Europa e Asia.
Un calo più contenuto, infine, ha riguardato il Brent, il petrolio europeo, che ha perso ieri il 7%, ma che non ha mai registrato il segno meno sul prezzo, stabilizzatosi oggi attorno ai 25,7 dollari al barile.