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Confindustria: designato Bonomi, presidente di Assolombarda

Confindustria: designato Bonomi, presidente di Assolombarda

K metro 0 – Jobsnews – Roma – Il 31esimo presidente che ha catalizzato 123 voti sui 183 espressi dal parlamentino di Confindustria, oltre il 67% delle preferenze; nessuna scheda bianca, nessuna scheda nulla. A Licia Mattioli, la sfidante, attuale vicepresidente di Confindustria, sono andati invece 60 voti. Confermati dunque i pronostici della vigilia. All’ufficializzazione

K metro 0 – Jobsnews – Roma – Il 31esimo presidente che ha catalizzato 123 voti sui 183 espressi dal parlamentino di Confindustria, oltre il 67% delle preferenze; nessuna scheda bianca, nessuna scheda nulla. A Licia Mattioli, la sfidante, attuale vicepresidente di Confindustria, sono andati invece 60 voti. Confermati dunque i pronostici della vigilia. All’ufficializzazione manca però ancora un passaggio, quello dell’assemblea che si terrà il 20 maggio prossimo, ma il clima in Confindustria oggi è quello delle grandi occasioni che non viene appannato neppure dall’inedito meccanismo della videoconferenza e del voto telematico imposti dall’epidemia di Coronavirus. La cronaca di queste ore e il conto alla rovescia per l’imminente fine del lockdown hanno tenuto banco sia negli interventi degli industriali collegati in video che si sono succeduti prima della votazione, sia nelle parole che Bonomi ha dedicato al suo progetto di Confindustria appena dopo l’elezione. “Non è tempo di gioire”, esordisce prima di assestare un fendente alla politica, al governo e anche ai sindacati rei, questi ultimi, di aver rimesso in pista, in tempi di lockdown, quella logica anti-industriale contro cui gli imprenditori lottano da sempre. Insomma, parole già ascoltate in tempi passati, quando a dirigere le imprese era l’uomo della Fiat, il presidente Vittorio Valletta, quando la fabbrica era il luogo degli operai senza diritti, e quando il sindacato era considerato una patologia da espellere, o da confinare. Ma seguiamo Bonomi. “Continueremo a portare la posizione di Confindustria su tutti i tavoli necessari rispetto ad una classe politica che mi sembra, in questo momento, molto smarrita e non ha idea della strada che deve percorrere questo paese”. E ribadisce la posizione dura sulla riapertura anticipata delle aziende. “Non si può andare avanti ad usare anacronistici codici Ateco che non rappresentano la manifattura di oggi e quella del futuro. La politica ci ha esposto ad un pregiudizio fortemente anti-industriale che sta ritornando in maniera molto importante in questo Paese. Non pensavo più di sentire l’ingiuria verso le imprese che sarebbero indifferenti alla vita dei propri collaboratori. Sentire certe affermazioni da parte del sindacato mi ha colpito profondamente e quindi credo che noi dobbiamo rispondere a questo con assoluta fermezza”, dice. Non si capisce cos’altro debba fare il sindacato se non tutelare diritti, salute e sicurezza di lavoratrici e lavoratori. Bonomi, come Valletta più di mezzo secolo fa, avverte come fastidio o reato di lesa maestà la lotta dei sindacati per corrette relazioni industriali. E non è corretto che il neo presidente di Confindustria, dopo i progressi del patto della fabbrica, dei protocolli stipulati con i sindacati, faccia una clamorosa e inattesa marcia indietro proprio nel primo discorso di programma. Insomma, torna la teoria ormai desueta per la quale se i sindacati si battono per tutele e diritti, o per altri modelli di sviluppo, sono ideologicamente anti industriali. Ma Bonomi manganella anche la politica, o, se si vuole, l’attuale governo. La strada da seguire, per Bonomi, è un’altra: “il metodo prima delle date” perché L’Italia è stata posta in un regime fortemente restrittivo” mentre i nostri concorrenti in Europa continuano a produrre”. E vanno “benissimo” , aggiunge, “i comitati degli esperti ma la loro proliferazione dà il senso che la politica non ha capito e non sa dove arrivare. Abbiamo un comitato a settimana senza poteri, senza capire dove andare”. Insomma, pare che Bonomi abbia voluto ingaggiare un vero e proprio corpo a corpo contro tutti i soggetti istituzionali e sociali del Paese. Se il futuro delle relazioni industriali è quello annunciato oggi dal neopresidente di Confindustria sarebbe davvero un disastroso ritorno al passato.

Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, sottolinea come la nomina di Bonomi arrivi “in uno dei momenti più ardui e impegnativi della storia italiana del dopoguerra”. “Le aziende e i lavoratori italiani si trovano di fronte a una sfida senza precedenti: sconfiggere il virus, proteggere la nostra capacità industriale e gestire una graduale ripresa delle attività produttive in condizioni di sicurezza. Il governo è impegnato a sostenere il tessuto produttivo in questo difficile compito”, assicura Gualtieri che ringrazia anche il presidente uscente Vincenzo Boccia per il lavoro svolto in questi anni. Tra i sindacati la Cisl di Annamaria Furlan ha salutato ufficialmente la designazione di Bonomi augurando che possa essere “un interlocutore importante del sindacato, in una fase di ricostruzione e di necessari cambiamenti del sistema produttivo per i quali le parti sociali sono chiamate ad esercitare un ruolo di guida, di innovazione e di responsabilità”. Da parte sua Landini ha risposto così alla domanda postagli da Lilli Gruber: “Bonomi? Colgo l’occasione per fargli gli auguri e i complimenti perché è stato eletto in una situazione inedita per tutti. Non voglio iniziare polemizzando, mi auguro di lavorare bene con lui, abbiamo molto lavoro da fare insieme per cambiare l’impianto del mondo del lavoro. Io ho detto e penso ancora che la salute e i diritti dei lavoratori vengono prima del profitto, e spero che lo pensi anche il presidente di Confindustria”. E il leader della Uil, Barbagallo, “spera che si possa stabilire un clima fattivo di confronto, volto alla soluzione dei problemi del mondo del lavoro. Siamo pronti ad affrontare le questioni con intento dialogante e senza pregiudizi”.

 

di Pino Salerno

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