K metro 0 – Mosca – Un incendio ha inghiottito gran parte di una prigione nella regione della Siberia in Russia dopo una rivolta di prigionieri che hanno accusato le guardie di averli maltrattati. L’incendio è avvenuto nella notte di venerdì a Angarsk, in Siberia in una prigione che ospita 1.200 detenuti a 4000 km
K metro 0 – Mosca – Un incendio ha inghiottito gran parte di una prigione nella regione della Siberia in Russia dopo una rivolta di prigionieri che hanno accusato le guardie di averli maltrattati.
L’incendio è avvenuto nella notte di venerdì a Angarsk, in Siberia in una prigione che ospita 1.200 detenuti a 4000 km a est di Mosca, dopo che i detenuti hanno iniziato una rivolta. I servizi di emergenza sono riusciti a contenere le fiamme, che hanno bruciato un’area di 30.000 metri quadrati. Al momento, non ci sono informazioni su possibili vittime. Secondo quanto riferisce un rappresentante del comitato investigativo locale l’incendio è stato causato dai detenuti. Attualmente, le autorità carcerarie hanno ripreso il controllo della situazione, mentre gli investigatori sono a lavoro sul luogo e hanno aperto un procedimento penale. Svyatoslav Khromenkov, un attivista del gruppo per i diritti umani del Verdetto della Società, ha dichiarato alla BBC News Russian di aver ricevuto precise informazioni sul fatto che, un detenuto era stato picchiato da una guardia superiore e ha aggiunto che molti altri detenuti si sono tagliati le vene in segno di protesta, circa 13-17 persone, tra cui l’uomo che è stato inizialmente picchiato. Le carceri russe sono in isolamento dalla fine del mese scorso per prevenire la diffusione del coronavirus.
Intanto, al momento i contagi nel Paese sono oltre 10mila, di cui 1459 registrati nel corso dell’ultima giornata, a riferirlo è il centro anti-coronavirus russo, ripreso dalla Tass. Le autorità sottolineano che 118 persone sono state dimesse dagli ospedali nelle ultime 24 ore, portando il numero totale dei guariti a 698, mentre 13 pazienti sono morti portando a 76 il totale dei decessi.
Poco chiara, risulta invece, la situazione nei paesi vicini alla Russia sul numero dei contagi. In tutta quell’area geografica i numeri ufficiali sui positivi al coronavirus sono molto pochi, in alcuni casi inesistenti, ma vista la censura imposta si sospettano molti più casi che semplicemente non vengono dichiarati. I corrispondenti di Radio Svoboda in Turkmenistan hanno notato agenti in uniforme per le strade, che fermano e arrestano le persone che parlano apertamente del coronavirus. La capitale Askhabad è stata chiusa in ingresso e in uscita dal 20 marzo, senza dare alcuna spiegazione ufficiale. Inoltre, nel Paese vi sono limitazioni nei trasporti tra la capitale e le regioni, con posti di blocco per le strade. In Kyrgyzstan, apparentemente immune dalla pandemia, è stato introdotto lo stato di emergenza. Le autorità non riferiscono numeri precisi sui contagi. In ogni caso, secondo alcune fonti, al 7 aprile i casi positivi al coronavirus sarebbero 228.
Anche il Tagikistan si ritiene salvo dal Covid-19, dichiarando di non avere nessun caso positivo nel Paese, e ha fatto iniziare il nuovo campionato di calcio della lega principale. Nessuna manifestazione ha subito divieti di assembramento e svolgimento, ma negli stadi le partite si svolgono davanti a tribune vuote.
I numeri sui contagi arrivano dal Kazakistan e dalla Georgia. Il numero dei positivi in Kazakistan al 7 aprile è di 709, sette le vittime. Le autorità non hanno comunque fermato le aziende produttive. Infine, in Georgia sono 233 i casi confermati di Covid-19, secondo gli ultimi dati pubblicati sul portale istituito dal governo per aggiornare la popolazione sull’evolversi dell’epidemia. Al momento nel paese caucasico ci sono 4.856 persone in quarantena e 370 sotto osservazione in ospedale. Per quanto riguarda il bilancio dei decessi e dei guariti, il totale è rispettivamente tre e 56.