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Coronavirus. Simulazioni di futuro prossimo venturo

Coronavirus. Simulazioni di futuro prossimo venturo

K metro 0 – Roma – Sarà tre volte Natale e festa tutto l’anno, cantava in passato l’indimenticabile Lucio Dalla, e quel motivetto, oggi, risuona nelle nostre menti che – costipate dalle misure del contenimento epidemiologico – cerca nell’immaginazione la via di fuga dalla sedentaria realtà. Immaginazione che spinge il pensiero verso la previsione di

K metro 0 – Roma – Sarà tre volte Natale e festa tutto l’anno, cantava in passato l’indimenticabile Lucio Dalla, e quel motivetto, oggi, risuona nelle nostre menti che – costipate dalle misure del contenimento epidemiologico – cerca nell’immaginazione la via di fuga dalla sedentaria realtà.

Immaginazione che spinge il pensiero verso la previsione di scenari di vita individuale e collettiva da mutare in futuro. La vita di relazione in senso lato ci spinge[erà], da ora in avanti, ad investire sempre più negli strumenti dell’intelligenza artificiale (potenziamento di reti informatiche, di computer, di smartphone, ecc.), poiché la cronaca di questi giorni documenta la sua insita capacità di essere l’unico cordone ombelicale tra noi e gli altri, in presenza di rilevanti pericoli. Consentendo di superare la difficoltà ed allestire anche le necessarie prassi di resistenza all’indesiderato untore (covid-19). I settori di vita in corso di cambiamento, probabilmente, sono tanti. La scuola forse più di tutti gli apparati pubblici sta dimostrando un volto, ormai 2.0 se non 4.0 che dir si voglia. Milioni di scolari e studenti stanno continuando il proprio percorso scolastico insieme ai propri docenti – seppur senza una pianificata programmazione e con l’improvvisazione del caso. Lo stesso lavoro, in ogni comparto, sta cambiando modalità di svolgimento, diventando per tante persone agile ed a distanza, e prendendo in contropiede anche i più accaniti scettici sull’argomento. Quante videoconferenze sostituiranno missioni e viaggi di lavoro, diventando repentinamente superflui? L’intero sistema del commercio, poi, moltiplicherà visualizzazioni, negoziazioni ed acquisiti in rete. Le visite ai musei, come in questi giorni, potranno essere virtuali. Col senno del poi, sembrerebbe che il “millennium bug”, tanto atteso, sia arrivato con venti anni di ritardo ed accompagnato anche dalla paura che caratterizza ogni passaggio di millennio.

Finita la paura – speriamo presto – è lecito, tuttavia, chiedersi se la predominante intelligenza artificiale, oltre ai tanti benefici, porti con sé altrettante preoccupazioni. Sia per riflessi sull’ecosistema (acqua, aria e suolo) e sia per riflessi sulla sfera dell’individuo e della collettività, che rischiano di esserne piuttosto incisi. Su quest’ultimi non c’è ombra di dubbio che la riservatezza personale (privacy) sarà un campo di continuo confronto. Per le ripercussioni sull’ecosistema va detto che di pari passo, al progresso tecnologico, occorre[rà] sorvegliare con rigore sulle conseguenze ambientali della tecnologia a servizio dell’intelligenza artificiale, iniziando col rendere noto ai più – per esempio – anche l’entità sull’ecosistema del semplice lancio di una modesta lettera mediante posta elettronica (e-mail), che – secondo studi in corso – equivale al consumo di una lampadina di 60 watt per diversi minuti.

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