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Clima. Lockdown imprigionando gli uomini ha liberato l’aria

Clima. Lockdown imprigionando gli uomini ha liberato l’aria

K metro 0 – Roma – La pandemia da Covid-19 sconvolge l’equilibrio dell’uomo: vite spezzate e sospese, costrette a interpretare ruoli (a volte) difficili. Il mondo è nel caos, con la sua economia ed il fantasma del collasso bussa alle porte. Ma nel caos appare all’improvviso il riflesso di un’atmosfera cittadina più pulita che sembra

K metro 0 – Roma – La pandemia da Covid-19 sconvolge l’equilibrio dell’uomo: vite spezzate e sospese, costrette a interpretare ruoli (a volte) difficili. Il mondo è nel caos, con la sua economia ed il fantasma del collasso bussa alle porte. Ma nel caos appare all’improvviso il riflesso di un’atmosfera cittadina più pulita che sembra finalmente riportare un po’ di ordine in tanto caos.

La terra sembra cominciare a respirare e la natura – oggi dal pandemico sguardo – si riprende i propri spazi. La nuvola visibile di gas tossico è quasi scomparsa, l’inquinamento sopra le nostre teste è fortemente diminuito. Il lockdown imprigionando gli uomini ha liberato l’aria. Più la pandemia si espande più diminuiscono, quasi a contrappunto, i livelli di inquinamento atmosferico e di CO2 in decine di città e regioni del pianeta, innanzitutto in Cina ed anche nella nostra Italia settentrionale. Negli ultimi giorni fanno scalpore, infatti, le immagini da satellite che mostrano una drastica riduzione delle emissioni rilasciate da veicoli, centrali elettriche e impianti industriali. Nelle principali città cinesi i livelli di smog si sono ridotti quando le fabbriche hanno chiuso, la media dei giorni con “aria pulita” è addirittura cresciuta, soprattutto a febbraio. Un’analisi congiunta delle Università di Bologna e Bari ha correlato i livelli elevati di PM10 ad un aumento della diffusione dell’infezione. Secondo quanto riportato, il particolato fungerebbe da veicolo per il virus. Ecco perché nella pianura padana, dove le attività industriali e lo smog sono cospicui, il virus si sarebbe diffuso così velocemente. Un’espansione, almeno all’inizio parzialmente limitata al nord Italia. È evidente che la natura c’è e risponde alle sollecitazioni dell’uomo. È bastato diminuire la presenza e l’inquinamento perché essa rispondesse “eccomi, sono qui, prenditi cura anche di me”. Infatti, nei canali di Venezia tornano i pesci, alla banchina del porto di Cagliari si avvicinano i delfini per giocare.  E se da una parte è presto per parlare con fondamento scientifico e per salutare questi fenomeni come miglioramenti irreversibili, dall’altra la ricomparsa della flora e della fauna nei canali di Venezia e nei porti marini offre l’occasione per parlare di inquinamento. La terra col suo  pericoloso inquinamento entra, con il suo carico di preoccupazioni, anche nelle parole e nell’alto magistero papale che ne raccoglie le apprensioni, qualche anno fa, nell’enciclica Laudatio sì. Preoccupazione che, in questi giorni di sgomento, diventa accorata preghiera. Papa Francesco pregando, l’altra sera nella vuota piazza San Pietro, infatti, prende in carico l’umanità ed il suo pianeta e con la benedizione eucaristica, Urbi et Orbi, eleva l’invocazione, : “Dio non lasciarci nella tempesta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami – dice rivolto a Dio – non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato”.

Siamo tutti nella stessa barca, tutti chiamati a remare insieme come fratelli di un destino comune. E chissà se da questa epocale esperienza si esca tutti migliorati, finalmente consapevoli del valore universale e prioritario della salute dell’uomo e della natura.

di Laura Placenti

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