K metro 0 – Roma – La straordinarietà della crisi economica in atto viene segnalata anche dagli altri organi – di ausilio e controllo – del governo della cosa pubblica, chiamati anch’essi ad offrire il proprio contributo istituzionale a commento del recente decreto-legge (18/20) Cura Italia. Depositando proprie memorie, infatti, a margine dell’audizione del Ministro
K metro 0 – Roma – La straordinarietà della crisi economica in atto viene segnalata anche dagli altri organi – di ausilio e controllo – del governo della cosa pubblica, chiamati anch’essi ad offrire il proprio contributo istituzionale a commento del recente decreto-legge (18/20) Cura Italia.
Depositando proprie memorie, infatti, a margine dell’audizione del Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, resa alle Commissioni parlamentari di Bilancio, giorni fa, Corte dei Conti, Banca d’Italia ed Istat comunicano le rispettive riflessioni. Accomunate, tutte, da una preoccupazione di fondo: il dopo emergenza (atteso da tutti, intanto). Lo scenario in prospettiva riceve una descrizione piuttosto risoluta dall’Istat, che qualificando l’attuale shock economico con l’aggettivo inimmaginabile afferma che per avere un bilancio sull’impatto complessivo del coronavirus sull’economia, bisognerà attendere almeno fino alla fine di maggio e che le misure attuali [sono] relative alla fase iniziale della crisi. La Corte dei Conti, in nome della propria vocazione al controllo della spesa pubblica, rivolgendo un primo indirizzo al Governo nazionale, ritiene che anche se le regole di bilancio sono sottoposte a percorsi di sospensione essi [bilanci] saranno costantemente scrutinati dai mercati condizionando in parte, quindi, le condizioni di sostenibilità del debito. Con un secondo indirizzo asserisce che la politica di bilancio deve essere comune ai paesi dell’eurozona e le risorse da raccogliere sul mercato devono perseguirsi attraverso l’emissione diretta di debito da parte della Bce. Aggiunge, poi, che alla fine dell’emergenza sanitaria saranno necessari interventi nuovi da realizzare con modalità proprie e tempi di una economia che esce da una situazione paragonabile a quella di un conflitto e le cui energie vanno recuperate e sostenute. Sarà necessario, in particolar modo, aumentare le spese per la sanità per ripristinare la normalità che serve al sistema. Il vigilante e regolatore nazionale dell’offerta di moneta – Banca d’Italia – nell’asserire che le misure del Cura Italia sono adeguate per un orizzonte di breve periodo. Suggerisce che le risorse che saranno prese in prestito debbano destinarsi ad affrontare l’emergenza e ad avviare la ripresa.
Quando i tempi saranno nuovamente propizi sarà necessario, di conseguenza, assicurare le condizioni per riavviare il percorso di riduzione del rapporto tra debito pubblico e prodotto. Traspare, inoltre, dagli argomenti del medesimo Istituto bancario che nel decreto-legge manchino misure in favore della generalità dei dipendenti a tempo determinato e più in generale di chi non trovi lavoro. Restando, tuttavia, al dibattuto tema dell’aumento del debito pubblico accennato in tale consesso, è notizia di oggi che anche l’autorevole Mario Draghi – già Presidente Bce e non solo – in un intervento sul Financial Times, suggerisce ai governi di intervenire subito sull’economia, senza remore per i costi del debito pubblico, al fine di scongiurare il maggior danno che ne deriverebbe alla capacità produttiva e quindi fiscale. In assenza della quale [fiscale], invero, gli Stati non potrebbero assicurare funzioni e tantomeno servizi alle proprie collettività.