K metro 0 – Londra – Il Regno Unito guarda alla Penisola, sebbene notando come un parallelo esatto non possa essere tracciato fra Paesi o scenari temporalmente diversi. E mentre il governo di Boris Johnson si appresta a decretare anche oltremanica quel lockdown generale che più d’uno gli rimprovera di non aver deciso prima, le proiezioni del Johns Hopkins Coronavirus Resource Center riprese dal quotidiano The Guardian segnalano come cruciali per il destino dell’epidemia sull’isola le indicazioni attese alla fine di questa settimana. L’analogia parte dal presupposto che il Regno sia due settimane dietro l’Italia.

E quindi i 166 morti indicati dal ministero della Sanità di Londra sabato scorso equivalgano grossomodo ai 176 registrati in territorio italiano il 6 marzo. La settimana dopo, la Penisola andò incontro a un balzo drammatico, passando a 1066 in sette giorni. Per sperare che il trend in Gran Bretagna possa iniziare a seguire una curva diversa bisognerà evitare di toccare quota mille per sabato 28. “Tenuto conto che abbiamo una popolazione comparabile, e che abbiamo avuto un numero comparabile di morti fino alla scorsa settimana, se non avremo impennate in questi giorni potremmo sperimentare una traiettoria meno violenta dell’Italia; ma è ancora presto per dirlo”, ha commentato la professoressa Sheila Bird, docente di Biostatistica alla Cambridge University. I grafici del Johns Hopkins Center sembrano d’altro canto ridimensionare un po’ l’accusa al governo Johnson d’essere stato più lento nell’imporre misure restrittive. Se la chiusura delle scuole è arrivata infatti nel Regno Unito con un numero di morti superiore a quello dell’Italia, lo stop a bar e ristoranti è stato deciso invece con un bilancio leggermente inferiore.