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La scuola ai tempi del Coronavirus. Cosa pensano i ragazzi

La scuola ai tempi del Coronavirus. Cosa pensano i ragazzi

K metro 0 – Roma – Ogni millennio ha avuto le sue crisi, le sue pandemie e le abbiamo indagate in classe con gli occhi degli analisti. Anche nelle più recenti del ‘900, da Hiroshima a Chernobyl, passando per Seveso fino a Taranto i ragazzi hanno compreso come l’uomo sia corresponsabile, oltre che artefice del

K metro 0 – Roma – Ogni millennio ha avuto le sue crisi, le sue pandemie e le abbiamo indagate in classe con gli occhi degli analisti. Anche nelle più recenti del ‘900, da Hiroshima a Chernobyl, passando per Seveso fino a Taranto i ragazzi hanno compreso come l’uomo sia corresponsabile, oltre che artefice del suo destino. Ma questi disastri sono sempre stati per i miei studenti altro da sé, hanno avuto, insomma, il sapore di un romanzo dispotico. Ora, però, la crisi la respirano letteralmente e gli effetti si riverberano sulle loro vite.

“Buongiorno M, scusa il disturbo. Volevo condividere con te una mia impressione.

Sento tutti i giorni gli allievi che, dopo un primo momento di euforia, ora sono profondamente frustrati dalla indeterminatezza della situazione. La loro condizione psichica inizia a preoccuparmi. Secondo te, sarebbe possibile chiedere alla Dottoressa Q. la possibilità di attivare uno sportello d’ascolto per chi ne avesse bisogno? Ovviamente via Skype. So che è una follia ma chissà, magari realizzabile….

La scuola fisica è chiusa da un po’ ma la scuola vera è sempre aperta. E quando dico ‘sempre aperta’, intendo costantemente. Anche ciò va regolamentato, ci dispiace; li vorremmo sentire sempre ma la scuola ha anche questo compito: oltre a passare contenuti, ha l’obbligo di formare i ragazzi. Per rispettare le regole della civile convivenza, è necessario imparare a seguirle sin dai banchi di scuola. Sono entrata in classe molto giovane, sapevo tutto di Socrate, Comenio, Rousseau, Pestalozzi e Montessori ma la classe è un’altra cosa. Ho subito cercato di offrire ai miei allievi quello che la scuola aveva dato a me: passione e curiosità attraverso gli occhi di adulti credibili, in adolescenza, anche più della famiglia.

Talvolta ho fallito ma complessivamente ho visto accendersi negli occhi dei miei allievi una scintilla di curiosità certo, ma anche di rabbia. ‘Non vi voglio uguale a me, dovete contestarmi, siete troppo passivi, reagite, non attestatevi sulle mie posizioni: questo è contro natura’. Ecco, più o meno questa è stata la mia linea fino ad ora, fino a quando un evento naturale, frutto del corso e ricorso storico, non ha sparigliato tutte le carte annullando l’orizzonte, cancellando il centro e la periferia delle cose ‘importanti’. Mentre riflettevo su questo cercando un modo di fissare sensatamente le mie giornate, una collega propone in una chat comune questo quesito: ‘ragazzi, voglio farvi una domanda alla quale di solito rispondiamo in maniera retorica: come state? Cosa vi manca di più’?

Resto a bocca aperta: tutti noi, allora, siamo preoccupati per i nostri ragazzi e ciò mi tranquillizza. Le risposte però, mi spiazzano. Alcune ve le voglio riportare….

Alcune ve le voglio riportare….

sento un pò il peso della costrizione casalinga, mi mancano gli amici e la pallavolo

a me la libertà di uscire e tanto, la scuola. Non pensavo di poter dire questa cosa, ahahah

a me più che uscire mancano determinate persone perché sto sola a casa per la maggior parte del tempo; mi manca anche venire a scuola. E i professori. […]

a casa mia c’è un’aria terribile: prima facevo di tutto per stare fuori, ora mi ritrovo a vivere costantemente questa situazione. E non ho neanche un posto mio dove stare…”

E mi viene da pensare che: “La vita fa sanguinare tutti: chi vuole uscire per non stare sola, chi per rimanere solo…”

“personalmente non lo sto vivendo male, in questo periodo mi sto dedicando molto a me stessa, cosa che prima non facevo mai [….]e non ho la solita ansia con cui invece vivo la scuola normalmente…mi sento bene”

“Mi mancate molto e mi manca la routine quotidiana ma penso che sia meglio essere costretti a restare sul divano e fare mille videochiamate, piuttosto che partecipare ad un altro tipo di guerra”

“io un po’ sto sclerando, menomale che ci sono i compiti da fare. Ma sono io che sto dicendo questa cosa?”

Leggo ancora una risposta del mio alunno:

“buongiorno proff. E’ una bella domanda questa, a cui non so rispondere con precisione…fortunatamente la mia cara […] musica alleggerisce un po’ la situazione e quando mi sento […] oppressa, mi rinchiudo in cameretta a ballare. Quello che più mi manca sono i nonni che, giustamente ma purtroppo non posso vedere. E poi il mio ragazzo. […]

“non mi manca nulla a parte gli amici con i quali, però, gioco spesso insieme online”

Anche per questi ragazzi: L’amore e l’amicizia, ottimi stabilizzatori naturali dell’umore.

“per me non è un anno buono, ora aumenta la tristezza, mi sento oppresso. A scuola mi distraevo…aspetto con ansia le videochiamate, starei tutto il giorno collegato con i proff a fare quello che vogliono. Non l’avrei mai creduto possibile”

“a me la vita che conducevo prima mi manca parecchio. [—]mi era già difficile stare a casa per 3 ore, ora che ne sono costretta, ho paura di uscirne esaurita! Allo stesso tempo, però non posso dire di annoiarmi grazie o a causa dei miei svariati fratelli…non pensavo che l’avrei mai detto, ma mi manca la scuola: almeno le prime 6 ore della giornata andavano via produttivamente…”

“a me personalmente, manca uscire. Sono passata dal condurre una vita costantemente fuori casa (scuola, teatro e altre attività) a fare le pulizie e ad aiutare mio fratello nei compiti. Poi siamo in 6 e quindi per ora, sono presa con parecchie lavatrici e una montagna di panni da stirare. Però, almeno i piatti li laviamo a turno. Poi, data la situazione che c’è in casa mia ultimamente, non ci voleva proprio di rimanere chiusi in casa…”

 “mi manca la mia quotidianità. Spero di ritornare a scuola…”

“…inizialmente […] mi mancava la libertà di andare in palestra, di uscire con gli amici…[—] ora la sto vivendo molto meglio; alla fine mi sento con le amiche e ci facciamo compagnia e soprattutto sto molto più tempo con la mia famiglia cosa che prima non riuscivo a fare…”

“detesto stare a casa con i miei: siamo troppi, troppo rumorosi e gli spazi sono stretti. E’ come se non riuscissi a respirare”

La famiglia, a questa età può essere molto ingombrante ma se impari a farci i conti subito, diventa un’alleata

“io […]mi tolgo il pigiama […]solo per l’attività fisica. […] A parte questo, ho capito quanto la vita di prima, che giudicavo monotona, in realtà non lo fosse ma neanche questa in realtà lo è! Si studia, si sta di più con la famiglia, […]che ho imparato ad apprezzare, si aiuta mamma a cucinare, a sistemare la casa, cose che prima non mi passavano neanche per la mente, vista le stanchezza e, diciamolo, anche la pigrizia”

Eccoci di nuovo all’economia domestica!

“l’altro giorno sono scesa a buttare l’immondizia e mi sono resa conto di quanto mi manchi stare all’aria aperta e osservare tutto ciò che mi circonda ma soprattutto ho appreso quanto mi manchino le relazioni. […] fortunatamente la tecnologia ci permette di stare vicino agli altri anche se solo virtualmente. Ciò non toglie che mi manchino tutti i miei amici ed anche voi proff, non vedo l’ora di rivedervi!”

“io ho cambiato i miei ritmi: la notte sto sveglio e mi addormento alle 5.00. mi alzo per le videolezioni , poi mangio e poi nuovamente a dormire fino a ora di cena. Devo tornare alla normalità”

Il sonno può nascondere una sindrome depressiva?

Teniamo i nostri ragazzi in bolle di vetro, li proteggiamo dal Male, dai pericoli, li depauperiamo delle necessarie responsabilità, li sovraccarichiamo di responsabilità inutili, li strapazziamo, li aduliamo, li offendiamo, li sovrastimiamo…insomma non siamo in grado di passargli un messaggio coerente e poi, arriva veramente il male, non un’entità metafisica, il male fisico dico, e loro ci stupiscono: sono pronti alla trasvalutazione dei valori senza neanche saperlo. Allora ci rincuoriamo, noi adulti non siamo stati poi dei cattivi maestri, siamo stati in grado di fornire l’attrezzatura per andare in questo mondo, magari a riparare qualche guasto. Quindi c’è una speranza, la cieca razionalità della storia forse non avrà la meglio, almeno fino a quando non si abbasserà nuovamente la guardia, fino a quando ritorneremo ancora a guardare il nostro ombelico.

E tutto questo aiuta a dare un senso a ciò che accade. Dimenticavo: lo sportello è stato attivato!

di Fanny Di Stefano

Insegnante di Filosofia e Storia

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