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Iran: sanzioni Usa bloccano piattaforme petrolifere, al via licenziamenti di massa

Iran: sanzioni Usa bloccano piattaforme petrolifere, al via licenziamenti di massa

K metro 0 – Teheran – Almeno 40 delle circa 160 piattaforme petrolifere in Iran restano inattive o in riparazione, secondo una revisione Reuters di informazioni provenienti da due fonti industriali, siti Web di società di perforazione e risultati finanziari trimestrali. A questo si aggiunge anche l’arrivo delle sanzioni statunitensi che strozzano l’industria petrolifera del

K metro 0 – Teheran – Almeno 40 delle circa 160 piattaforme petrolifere in Iran restano inattive o in riparazione, secondo una revisione Reuters di informazioni provenienti da due fonti industriali, siti Web di società di perforazione e risultati finanziari trimestrali. A questo si aggiunge anche l’arrivo delle sanzioni statunitensi che strozzano l’industria petrolifera del Paese. Alcune piattaforme petrolifere sono fuori produzione perché non possono essere riparate. Le sanzioni hanno inoltre reso più difficile e costoso per l’Iran l’acquisto e l’importazione di pezzi di ricambio.

Dall’inizio del 2018 l’Iran ha ridotto della metà la sua produzione di petrolio a meno di 2 milioni di barili al giorno perché le raffinerie di tutto il mondo hanno smesso di acquistare petrolio. Questo ha causato un crollo della produzione e una recessione economica del Paese con una conseguente riduzione delle attività che ha portato a licenziamenti di massa nel settore. A tutto questo si aggiunge il forte impatto dell’epidemia del coronavirus sull’economia iraniana. Nello specifico è bene ricordare che poco meno della metà delle piattaforme iraniane sono gestite dalla National Iranian Drilling Company, una filiale del colosso dell’energia statale National Iranian Oil Company (NIOC). NIDC ha 73 piattaforme petrolifere onshore e offshore, ma 17 di esse generano reddito zero e sei piattaforme sono solo parzialmente attive, secondo quanto riferito da una fonte operativa. Il secondo più grande perforatore iraniano, la società privata North Drilling Company (NDC), possiede 12 impianti di perforazione. Tre di loro sono inattivi. I restanti 75 impianti di perforazione sono di proprietà di piccole società. Reuters non è stato in grado di verificare lo stato di tutti gli impianti di proprietà privata, ma due fonti del settore hanno dichiarato che 20 di questi impianti sono inattivi.

A intervenire sulla questione è Mohsen Mihandoust, direttore della Iran’s Society of Petroleum Engineers, il quale in un’intervista ci tiene a precisare: “l’Iran si affida interamente ai pezzi importai per i suoi impianti di perforazione. In un decennio di lavoro nella perforazione di petrolio e gas non ho mai visto un pezzo di ricambio non importato e la maggior parte proveniva dagli Stati Uniti o dall’Europa. Le sanzioni hanno aumentato i costi dei pezzi di ricambio fino a cinque volte, rendendo impossibile la riparazione degli impianti”. Un portavoce dell’ufficio del presidente iraniano Hassan Rouhani ha rifiutato di commentare l’impatto delle sanzioni statunitensi sull’industria petrolifera della nazione. Anche la Casa Bianca ha rifiutato di pronunciarsi sulla questione e ha inviato le domande al Dipartimento di Stato USA, che non ha risposto alla richiesta.

Intanto qualche giorno fa il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha dichiarato che il presidente statunitense Donald Trump rende più dure le sanzioni contro Teheran per impoverire le risorse del Paese necessarie per combattere il coronavirus.

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