K metro 0 – Roma – Le donne rappresentano il 51,3% della popolazione italiana, mentre a livello mondiale sono poco meno della metà rispetto agli uomini. L’Italia è una nazione prevalentemente in rosa, specialmente se si considera la popolazione dai 40 anni in su, quando aumenta progressivamente la componente femminile e diminuisce quella maschile. Eppure,
K metro 0 – Roma – Le donne rappresentano il 51,3% della popolazione italiana, mentre a livello mondiale sono poco meno della metà rispetto agli uomini. L’Italia è una nazione prevalentemente in rosa, specialmente se si considera la popolazione dai 40 anni in su, quando aumenta progressivamente la componente femminile e diminuisce quella maschile. Eppure, ancora oggi in Italia le donne sono discriminate.
Nonostante divieti e chiusure disposti per precauzione, dalle scuole alle università, ai luoghi pubblici, non ferma le attiviste di Non Una Di Meno Roma che confermano il flash mob organizzato in occasione della Giornata internazionale della donna, “L’8 marzo è arrivato in un contesto di emergenza sanitaria con cui abbiamo dovuto e voluto confrontarci- scrive il movimento- Assumendoci a pieno la responsabilità collettiva di tutelare la salute di ognuno, l’8 marzo manteniamo l’appuntamento per un flash mob alle ore 12 a piazza di Spagna.”- quindi è confermato l’appuntamento per domani 8 marzo alle ore 12 in piazza di Spagna. – continua la nota – Riscriveremo il flash mob del collettivo cileno Las Tesis e lo trasformeremo in ‘lo sfruttatore sei tu!’ perché’ l’emergenza non cancella ma conferma l’urgenza della nostra lotta. È sul lavoro delle donne, indispensabile ma precario, non riconosciuto, gratuito o malpagato che l’emergenza poggia, sul lavoro di chi deve continuare a lavorare, anche la domenica. L’8 marzo a piazza di Spagna, i nostri corpi si disporranno a distanza ma uniti da un filo fucsia che segnala ciò che ci rende vive: la cura reciproca, le alleanze nelle differenze, la lotta quotidiana alla solitudine, alla violenza patriarcale, allo sfruttamento. Il filo- concludono le attiviste- ci unirà alle donne che in tutto il mondo l’8 marzo incroceranno le braccia per lo sciopero globale femminista e trans femminista. La sicurezza è il legame di solidarietà che ci unisce”.
Un filo fucsia anche nel cinema, cinque film per l’8 marzo
Si chiama “instant classic” un classico immediato: un’opera che per vedere assodata la propria statura non deve aspettare la prova del tempo. Al momento della sua apparizione in breve viene già riconosciuta, amata e storicizzata, quindi si ritaglia uno spazio nell’immaginario. Il cinema delle donne è pieno di titoli, nei nostri anni: certamente non abbastanza, visto che in Italia solo il 15% di opere prime e seconde sono dirette da donne, mentre su dieci registi in attività due non sono uomini (dati European women’s audiovisual network). In occasione dell’8 marzo 2020 vogliamo consigliare cinque “instant classic” del cinema sulle donne, cinque film del contemporaneo, senza fare classifiche e senza limitarsi alla data della ricorrenza: si possono vedere tutto l’anno.
Due giorni, una notte di Jean-Pierre e Luc Dardenne (2014)
La Sandra di Marion Cotillard affronta un referendum imposto dal capitale: i colleghi devono rinunciare al bonus di 1.000 euro o lei perderà il posto di lavoro. In un weekend (due giorni e una notte) dovrà convincerli a votare per lei. Pedinamento della protagonista, camera a spalla, realismo che sfocia nella metafora: i fratelli valloni Dardenne firmano il più grande film sulla guerra tra poveri di oggi. Con un finale per spezzare il cerchio.
Un valzer tra gli scaffali di Thomas Stuber (2018)
Può nascere un amore tra i commessi di un supermercato nella Germania dell’Est, precisamente nei corridoi (titolo originale: In den Gängen)? Lo inscena il cineasta tedesco Thomas Stuber, conscio che un supermarket è duro lavoro, ma può aprire anche uno spazio di sentimento. Incroci di sguardi tra gli scaffali: il colpo di fulmine di Christian è la protagonista femminile Marion, incarnata dal volto di Sandra Hüller.
Sole cuore amore di Daniele Vicari (2016)
Eli lavora dalla mattina alla sera. Si sveglia che è buio, prende pullman e treni, ritorna che è buio. Il suo fisico gradualmente si logora, ma è essenziale continuare a lavorare. Vicari incide l’affresco di una lavoratrice (grande prova di Isabella Ragonese) spietato quindi plausibile, calato nel contemporaneo come la canzone di Valeria Rossi che forma il titolo contraddittorio. Altro che Sole cuore amore, la tragedia è dietro l’angolo. Un film alla Ken Loach.
7 Minuti di Michele Placido (2016)
Sono tutte operaie tessili quelle del testo teatrale di Stefano Massini, adattato da Placido. Un’opera di grande tempra morale che pone la questione dei diritti: rinunciare a sette minuti di pausa oggi è l’inizio dell’erosione delle tutele che arriverà domani. Accettare o rifiutare l’accordo? Le undici donne ne discutono in assemblea. La parola ai giurati di Sidney Lumet riscritto sulle lavoratrici del presente.
Gli ultimi saranno gli ultimi di Massimiliano Bruno (2015)
Luciana è incinta e viene licenziata dalla sua azienda: il gesto estremo è sequestrare il manager. Il bossnapping all’italiana viene inscenato a sorpresa da Massimiliano Bruno, regista comico che qui fa ridere poco, in un film che pone precise coordinate spazio-temporali nel nostro territorio (Anguillara, nella Tuscia). E si affida al volto di Paola Cortellesi, attrice “sociale” e una delle migliori della sua generazione.
BONUS TRACK
The Assistant di Kitty Green (2019)
Un giorno nella vita dell’assistente di un dirigente. Esce all’alba, affronta problemi e capricci, i più svariati, lavora dodici ore e non riesce a chiamare il padre per il suo compleanno. Nell’ombra c’è anche un abuso. Film americano di una donna sul lavoro di una donna, visto all’ultima Berlinale, speriamo che arrivi in Italia: sarà un “instant classic” del futuro.