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Israele. Dal voto legislativo nessuna coalizione vincente

Israele. Dal voto legislativo nessuna coalizione vincente

K metro 0 – Gerusalemme – La terza tornata elettorale del 2 marzo in Israele non ha sancito la vittoria netta di una coalizione rispetto all’altra, tuttavia i dati preliminari indicano un incremento del consenso a favore del Likud del premier uscente Benjamin Netanyahu. Tale risultato modifica i rapporti di forza con il rivale Benny

K metro 0 – Gerusalemme – La terza tornata elettorale del 2 marzo in Israele non ha sancito la vittoria netta di una coalizione rispetto all’altra, tuttavia i dati preliminari indicano un incremento del consenso a favore del Likud del premier uscente Benjamin Netanyahu. Tale risultato modifica i rapporti di forza con il rivale Benny Gantz della coalizione Kahol Lavan. Dopo tre tornate elettorali, infatti, il Likud è passato dai 35 seggi del voto del 9 aprile 2019, ai 32 delle elezioni del 17 settembre scorso fino ai 36 seggi del 2 marzo. Forte dell’appoggio dei partiti religiosi (Shas, Giudaismo unito nella Torah e Yamina), la coalizione di destra si aggiudica – secondo i dati preliminari – 59 dei 120 seggi della Knesset, il parlamento israeliano. Al contrario, la preferenza degli elettori verso la coalizione centrista Kahol Lavan è passata dai 35 seggi di aprile 2019 ai 33 di settembre fino ai 32 di lunedì 2 marzo.

Da un punto di vista aritmetico, Netanyahu ha bisogno dell’appoggio di due deputati del versante opposto per avere la maggioranza, ha dichiarato David Khalfa, ricercatore associato presso l’Institut prospective et Securitè en Europe (Ipse), specializzato in Medio Oriente, sottolineando che il sistema proporzionale integrale non consente di definire al momento se il premier uscente riuscirà a ottenere la maggioranza parlamentare. Anche in questa occasione, ha proseguito l’esperto, il partito Yisrael Beiteinu, guidato dall’ex
ministro della Difesa Avigdor Liberman, con i suoi sette seggi farà da ago della bilancia. Oggi, mentre venivano annunciati i risultati provvisori dello scrutinio, Liberman ha dichiarato in modo chiaro che Yisrael Beiteinu farà di tutto per evitare un’altra elezione. Secondo l’esperto, proprio un deputato del partito di Liberman oppure della coalizione Kahol Lavan potrebbe entrare a far parte della coalizione capeggiata dal Likud. L’ipotesi di inglobare nella coalizione di destra almeno due deputati dell’opposizione resta la “più logica”, ha spiegato Khalfa.

Un secondo scenario, nel caso in cui Netanyahu non riesca a formare la squadra di governo, ha proseguito Khalfa propende per la formazione di un esecutivo di unità nazionale. Tuttavia, a differenza di settembre, quando Gantz e Netanyahu non hanno trovato un accordo sulla rotazione della premiership, questa volta, ha spiegato Khalfa, il leader del Likud vanta una posizione di forza su Gantz. Il leader della coalizione centrista, secondo l’esperto, questa volta dovrebbe “accontentarsi” di un ministero importante, come Difesa o Esteri, ma non potrebbe aspirare alla premiership. Il maggior gradimento da parte degli elettori del Likud, per Khalfa, è dipeso dalla capacità di Netanyahu di sfruttare a suo favore la campagna mediatica dell’opposizione, basata sul presunto coinvolgimento del premier in carica in casi di corruzione. È riuscito a instillare nell’elettorato l’idea che gli altri si volevano sbarazzare di lui con l’arma giudiziaria”, ha spiegato, sottolineando che Netanyahu è riuscito anche a mobilitare l’elettorato più giovane affrontando i temi legati all’uso della cannabis. L’arma vincente del Likud rispetto a Kahol Lavan è stata, secondo l’esperto, la leadership di personalità dei due principali contendenti.

Intanto, Netanyahu ha già convocato i leader dei partiti alleati per discutere degli scenari futuri. In particolare, le parti hanno deciso di non escludere la possibilità di inglobare nella coalizione di destra il partito di Liberman. Da parte sua, l’altro esponente di spicco di Kahol Lavan, Yair Lapid, ha dichiarato che nessun membro della coalizione farà parte di un governo guidato da Netanyahu. Il capo dello Stato, Reuven Rivlin, non darà il via alle consultazioni per affidare il mandato esplorativo per la formazione del governo finché non riceverà i risultati definitivi il prossimo 10 marzo, una settimana prima dell’inizio delle sessioni giudiziarie per esaminare i casi che vedono imputato Netanyahu. Secondo il 90 per cento delle schede scrutinate, il Likud, partito del premier in carica Netanyahu, si attesta al primo posto con 36 seggi in parlamento. Il partito di Benny Gantz, Kahol Lavan, si ferma invece a 32 seggi, attestandosi al secondo posto. La Lista araba comune, una coalizione di partiti guidata da Ayman Odeh, sale a 15 seggi. “Una “conquista straordinaria” come ha sottolineato il leader della coalizione arabo-israeliana Ayman Odeh, “oscurata solo dal risultato di Netanyahu”. Perde terreno il partito Yisrael Beiteinu, guidato da Liberman, che conta sette seggi, mentre il movimento alleato Yamina si ferma a sei seggi.

I partiti ultra-ortodossi Shas e Utj ottengono rispettivamente dieci e sette seggi. La coalizione di sinistra Labour-Gesher-Meretz conquista invece sette seggi. Stando a questi dati, quindi né Netanyahu né Gantz, con le rispettive coalizioni, hanno ottenuto finora una netta maggioranza della Knesset, il parlamento di Gerusalemme. Lo scrutinio del 90 per cento dei voti, quindi, assegna 59 seggi al blocco capeggiato dal Likud, ovvero Shas, Utj e Yamina, mentre la coalizione centrista di Gantz ne ottiene 54. C’è da aspettarsi che il presidente della Repubblica, Reuven Rivlin, affidi nuovamente a Netanyahu, leader del primo partito israeliano, il mandato esplorativo per tentare di formare una maggioranza parlamentare in grado di sostenere il nuovo governo.

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Joseph Villeroy
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