K metro 0 – Londra – La Gran Bretagna ha delineato le proprie condizioni in vista delle negoziazioni con l’Unione europea, che inizieranno lunedì, per trovare un accordo commerciale. Tra queste, anche la possibilità di abbandonare il tavolo delle trattative se non vi dovessero essere progressi entro quattro mesi. Le due parti potrebbero andare incontro
K metro 0 – Londra – La Gran Bretagna ha delineato le proprie condizioni in vista delle negoziazioni con l’Unione europea, che inizieranno lunedì, per trovare un accordo commerciale. Tra queste, anche la possibilità di abbandonare il tavolo delle trattative se non vi dovessero essere progressi entro quattro mesi.
Le due parti potrebbero andare incontro a un confronto incandescente, con l’intenzione di stringere un nuovo rapporto dopo l’uscita del Regno Unito dal blocco. Sia la Gran Bretagna che l’Ue vogliono arrivare a un accordo di libero mercato, tuttavia c’è distanza sulle regolamentazioni e su cosa costituisca una competizione leale tra le due economie. Bruxelles ha proposto che il Regno Unito segua le regole dell’Unione in aree che vanno dagli aiuti statali alle protezioni ambientali e che le navi europee possano accedere liberamente alle acque britanniche. Ciononostante, la Gran Bretagna vuol far valere il proprio diritto di divergere dalle norme del blocco, per poter così stringere nuovi accordi commerciali in tutto il mondo. Inoltre, il governo non vorrebbe interferenze sulla gestione del proprio impianto economico. “Nella ricerca di un accordo non cederemo la nostra sovranità”, ha dichiarato, Michael Gove, il ministro che si occupa della questione Brexit, ai politici della Camera dei Comuni. Gove ha poi aggiunto che Londra non “cercherà di allinearsi in modo dinamico alle regole dell’Unione europea nei termini dettati e regolati da Bruxelles e dalle sue istituzioni”. Il Regno Unito, se non verranno fatti progressi nei prossimi mesi, seguirà le normative della World Trade Organization, con un patto simile a quello che l’Australia ha stretto con l’Ue. La Brexit è avvenuta ufficialmente a gennaio, tuttavia al momento si sta attraversando un periodo di transizione fino a che non si troverà un’intesa che possa soddisfare tutte le parti coinvolte. Il primo ministro, Boris Johnson, ha promesso di arrivarvi entro la fine dell’anno ed è pronto a respingere qualsiasi proposta di prolungamento.
Nel frattempo, il progetto di ampliamento dell’aeroporto di Heathrow, cuore pulsante del traffico aereo Europeo, è stato interrotto. Una corte britannica ha infatti sottolineato come il governo non abbia preso in considerazione i risvolti legati all’impatto ambientale nel momento in cui ha approvato il piano. La sentenza ha messo in dubbio il futuro dell’operazione dal valore complessivo di 14 miliardi di sterline, che avrebbe dovuto garantire alla struttura una terza pista di atterraggio. Heathrow, tra l’altro, gestisce già circa 1.300 voli al giorno. I funzionari dell’aeroporto londinese hanno annunciato che faranno ricorso, il governo di Johnson invece ha deciso che non arriverà alla Corte d’Appello. “Vittoria!” ha dichiarato il sindaco di Londra, Sadiq Khan, che sin da subito si è opposto al progetto e che si è unito ai gruppi ambientalisti e ai funzionari locali nel contrastare l’approvazione dello stesso.
Un’altra corte britannica, sempre nella giornata di ieri, non ha permesso al fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, di assistere assieme ai propri legali all’udienza, che si è tenuta a Londra, sulla sua estradizione negli Stati Uniti. Assange è dovuto rimanere infatti in una cella di vetro e si è più volte lamentato di aver fatto fatica a seguire le prime quattro giornate del processo tenutosi alla Woolwich Crown Court. Ha anche spiegato di non aver potuto comunicare efficacemente con il proprio team di avvocati. Questi ultimi hanno definito Assange “una persona vulnerabile” che ha sofferto anche di depressione. Vanessa Baraitser, giudice che ha presidiato l’udienza, ha respinto la richiesta di spostamento.