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Israele. Ue: no a insediamenti nei Territori occupati. Ma le elezioni incombono

Israele. Ue: no a insediamenti nei Territori occupati. Ma le elezioni incombono

K metro 0 – Gerusalemme – L’Unione europea ribadisce il suo appello a Israele affinché interrompa la costruzione degli insediamenti nei Territori palestinesi, sospenda la pubblicazione delle offerte e si astenga da qualsiasi misura di promozione dei piani di costruzione perché gli insediamenti sono illegali ai sensi del diritto internazionale. Lo ha dichiarato il Servizio

K metro 0 – Gerusalemme – L’Unione europea ribadisce il suo appello a Israele affinché interrompa la costruzione degli insediamenti nei Territori palestinesi, sospenda la pubblicazione delle offerte e si astenga da qualsiasi misura di promozione dei piani di costruzione perché gli insediamenti sono illegali ai sensi del diritto internazionale.

Lo ha dichiarato il Servizio europeo per l’azione esterna, in merito all’annuncio fatto dalle autorità israeliane di piani di costruzione di nuove unità immobiliari nell’area E1, situata ad est di Gerusalemme, nella Cisgiordania. Un annuncio che segue quello della settimana scorsa di costruire insediamenti nei quartieri di Givat Hamatos e Har Homa, a sud di Gerusalemme. “Le offerte per Givat Hamatos sono state pubblicate questa settimana”, spiega il Seae. “La costruzione di insediamenti in queste aree ridurrà la contiguità geografica e territoriale tra Gerusalemme est e Cisgiordania. La costruzione in E1 interromperà il collegamento tra la Cisgiordania settentrionale e meridionale”, ha evidenziato il Seae. “Chiediamo a entrambe le parti di impegnarsi in un dialogo e di astenersi da qualsiasi azione unilaterale che metta in pericolo la fattibilità della soluzione a due Stati”, conclude il Seae.

Ma sui nuovi insediamenti israeliani incombono le elezioni legislative e il premier uscente Netanyahu non manifesta alcuna intenzione di interromperli. A pochi giorni dal voto in Israele, le terze in meno di 12 mesi, secondo i sondaggi il Likud del premier Benjamin Netanyahu, infatti, ha un leggero vantaggio sui rivali di Blu e Bianco ma nessuno gode della maggioranza alla Knesset. Israele rischia così di restare bloccato nell’impasse politico ancora per mesi, con l’incubo di un quarto ritorno alle urne. Proprio questo sarà il futuro per il 38% degli intervistati. Il 31% crede nella nascita di un governo di destra mentre solo il 9% si aspetta di vedere al potere un esecutivo di centro-sinistra. Secondo l’emittente Kan il partito conservatore totalizzerebbe 35 seggi contro i 34 dello sfidante centrista, raggiungendo insieme agli alleati del blocco di destra 58 seggi contro i 56 del blocco di centro-sinistra-arabo.

Per il quotidiano Israel Hayom entrambe le formazioni si fermerebbero a 33, mentre per Maariv i seggi sarebbero 34 ciascuno; in entrambi i casi le proiezioni danno il blocco di Netanyahu a 57 seggi contro i 56 di quello di Gantz. In tutti i casi, nessuna coalizione raggiungerebbe i 61 seggi della maggioranza alla Knesset. Sempre secondo le ultime analisi, la coalizione araba della Joint List prenderebbe 13-14 seggi, l’alleanza di sinistra Labor-Gesher-Meretz è data a 8-9, il partito della destra religiosa Yamina tra i 7 e i 9 mentre i partiti ultra-ortodossi Shas e United Toraj Judaism entrambi a 8. Fuori dal Parlamento resterebbe il partito di estrema destra Otzma Yehudit, dato da tutti poco sopra all’1,6%, ben lontano dalla soglia di sbarramento del 3,25%.

Il partito ultra-nazionalista russofono Yisrael Beiteinu di Avigdor Lieberman resta un protagonista chiave della scena politica israeliana: i 6-7 seggi che gli danno i sondaggi sarebbero sufficienti a dare la maggioranza a uno o all’altro contendente, ma l’ex ministro della Difesa ha già fatto sapere che non intende andare al governo né con gli arabi (necessari a Gantz, almeno come appoggio esterno) né con i religiosi, alleati indispensabili per Netanyahu. Se si abbandona però l’analisi dei partiti e ci si concentra sulla figura del premier, Netanyahu continua ad avere una forte presa sull’elettorato israeliano, superando di gran lunga lo sfidante Gantz (45% a 34% per Kan, 49% a 35% per Israel Hayom e 45% a 36% per Maariv).

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