K metro 0 – Ankara – Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha ribadito che le forze turche “non faranno un passo indietro” – e avverte Damasco – “e permetteremo il ritorno dei civili nelle proprie case”, intanto invita ad Ankara il presidente russo Vladimir Putin, per un accordo bilaterale sull’escalation di violenza in Siria.
K metro 0 – Ankara – Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha ribadito che le forze turche “non faranno un passo indietro” – e avverte Damasco – “e permetteremo il ritorno dei civili nelle proprie case”, intanto invita ad Ankara il presidente russo Vladimir Putin, per un accordo bilaterale sull’escalation di violenza in Siria.
Intensi combattimenti sono in corso nella Siria nord-occidentale tra forze governative sostenute dalla Russia e milizie antiregime appoggiate dalla Turchia. Lo riferiscono fonti sul posto, secondo cui proseguono i raid aerei di Mosca e Damasco contro le zone ancora controllate da combattenti delle opposizioni armate, a sud e a est della città di Idlib. Intanto, secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) le forze lealiste hanno preso di mira con razzi terra-terra un convoglio militare turco nella zona di Jabal Zawiya, colpendo alcuni mezzi.
Erdogan, rivolgendosi in un discorso al gruppo parlamentare del suo partito Akp, ha detto: “La nostra principale difficoltà attualmente consiste nel non poter utilizzare lo spazio aereo, ma troveremo una soluzione rapidamente”. Per il momento l’iniziativa di un vertice a quattro con i leader di Turchia, Russia, Francia e Germania resta sospesa, mentre stasera si attendono ad Ankara i colloqui turco-russi, per tentare di trovare una soluzione diplomatica all’inasprimento militare in corso da settimane e che ha causato lo sfollamento di circa 900mila persone, secondo l’Onu. “La nostra aspettativa è che vengano fermati gli attacchi in modo permanente a Idlib”, ha detto il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu – e aggiunge – “Il regime deve ritirarsi entro i confini stabiliti”.
Secondo Medici senza frontiere sono state colpite scuole che ospitano famiglie sfollate, anche Save the Children denuncia il bombardamento di dieci scuole, in cui sono morti una bambina e altre 9 persone. Secondo l’Ong e il suo partner sul campo Hurras Network, alcune scuole colpite svolgevano le loro funzioni, altre erano in pausa per un giorno e altre ancora venivano utilizzate come rifugi. Dall’inizio dell’anno sono già 22 le scuole bombardate, di cui quasi la metà nelle ultime ore.
Intanto, a fronte del “nuovo disastro umanitario” che si sta verificando a Idlib, in una lettera pubblicata su diversi media 14 Ministri degli esteri europei chiedono “al regime siriano e ai suoi sostenitori di porre fine a questa offensiva e di riprendere il cessate il fuoco stabilito nell’autunno 2018″, – sottolinea la lettera – Il regime siriano continua nella sua strategia di riconquista militare del Paese ad ogni costo, indipendentemente dalle conseguenze per i civili siriani”.
“Da dicembre – denunciano i ministri, su iniziativa francese – le operazioni condotte dal regime nel nord-ovest sono aumentate di intensità, con il supporto degli aerei russi”. Per questo i ministri di Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Spagna, Portogallo, Belgio, Estonia, Polonia, Lituania, Svezia, Danimarca, Finlandia e Irlanda chiedono anche alla Russia “di proseguire i negoziati con la Turchia al fine di attenuare la terribile situazione a Idlib e contribuire a una soluzione politica”.
“Intendiamo continuare a sostenere i meccanismi per combattere l’impunità istituiti dalle Nazioni Unite – conclude la lettera -. Manterremo il nostro impegno per garantire che i crimini commessi in Siria, incluso l’uso di armi chimiche, non rimangano impuniti”.