K metro 0 – New Delhi – Sono 21 i morti registrati a Nuova Delhi, capitale indiana nelle ultime ore. A scatenare gli scontri la controversa legge sulla cittadinanza, giudicata discriminatoria verso i cittadini musulmani; le proteste sono diventate violenze tra indù e islamici.

Martedì scorso una moschea è stata incendiata a New Delhi da parte di gruppi indù. I rappresentati musulmani sostengono che la legge sulla modifica della cittadinanza (CAA) faccia parte dell’agenda suprematista indù del primo ministro Narendra Modi, contraria all’etica secolare del Paese. Dal social arrivano fotografie, video che tracciano un’immagine agghiacciante degli ultimi giorni: militari che picchiano uomini disarmati, compresi i giornalisti; gruppi di uomini con bastoni, tondini di ferro e pietre che vagano per le strade. A giudicare dai nomi rilasciati finora, sia gli indù che i musulmani sono tra le vittime, circa 200 persone sono rimaste ferite, secondo quanto affermano i medici dell’ospedale Guru Teg Bahadur. I reporter della BBC al pronto soccorso dell’ospedale affermano di aver visto persone che riportavano ogni tipo di ferite, tra cui quelle da proiettile, affermano che l’ospedale sembrava invaso e che molti feriti erano troppo spaventati per tornare a casa.

Il governatore di Delhi, Arwind Kejriwal, ha chiesto questa mattina il coprifuoco e l’intervento dell’esercito nelle aree est della capitale colpite dai disordini e dagli scontri. Il primo ministro Narendra Modi ha twittato oggi, tre giorni dopo lo scoppio della violenza, facendo un appello alla calma. Ha aggiunto di aver rivisto la situazione e che la polizia stava lavorando per ripristinare l’ordine.

La leader dell’opposizione Sonia Gandhi ha chiesto le dimissioni del ministro degli interni Amit Shah, dichiarando che è “responsabile” dello scoppio delle violenze. Dal canto suo, Il primo ministro di Delhi, Arvind Kejriwal, ha descritto la situazione allarmante e ha chiesto il richiamo dell’esercito, riferendo all’agenzia di stampa ANI che i legislatori del suo partito, provenienti dalle aree colpite, hanno dichiarato che c’era una “grave carenza” di agenti di polizia.

I disordini e le violenze sono incentrati sui quartieri a maggioranza musulmana – come Maujpur, Mustafabad, Jaffrabad e Shiv Vihar – nella parte nord-orientale di Delhi. I giornalisti della BBC affermano di aver visto residenti musulmani a Mustafabad lasciare le loro case con borse e fasci di cose, temendo ulteriori attachi da parte degli induisti. Vi è una forte dispiegamento di forze di polizia nelle aree colpite e anche truppe paramilitari sono state dispiegate nel tentativo di mantenere l’ordine.

“Ci sono abbastanza forze sul campo e nessuno deve temere”, ha dichiarato il consigliere per la sicurezza nazionale Ajit Doval al canale di notizie, NDTV chiedendo al popolo di Delhi di fidarsi degli uomini in uniforme.

Le scuole della zona sono state chiuse e gli esami di fine anno sono stati rinviati. La polizia di Delhi è stata anche accusata di essere poco preparata, più di 50 poliziotti sono stati feriti e almeno uno – un agente di nome Ratan Lal – è stato ucciso. Il portavoce della polizia MS Randhawa ha detto ai giornalisti martedì che la situazione era sotto controllo e che era stato dispiegato un “numero sufficiente di poliziotti”.

Il ministro degli interni Amit Shah, responsabile delle forze di polizia della città, ha avuto un incontro martedì sera con funzionari e poliziotti. Il gabinetto centrale dovrebbe riunirsi nella giornata di mercoledì per prendere adeguate misure a seguito dell’espansione delle violenze.