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Economia. Effetto coronavirus: mercati giù in Europa e Usa

Economia. Effetto coronavirus: mercati giù in Europa e Usa

K metro 0 – Londra – I mercati azionari nella giornata di ieri hanno subito uno dei crolli peggiori degli ultimi anni a causa del coronavirus. L’aumento dei casi in Italia, Corea del Sud, Giappone e Iran ha indirizzato verso la sicurezza dell’oro e dei titoli di Stato. La rapida diffusione della COVID-19 in altre

K metro 0 – Londra – I mercati azionari nella giornata di ieri hanno subito uno dei crolli peggiori degli ultimi anni a causa del coronavirus. L’aumento dei casi in Italia, Corea del Sud, Giappone e Iran ha indirizzato verso la sicurezza dell’oro e dei titoli di Stato.

La rapida diffusione della COVID-19 in altre nazioni sta alimentando le tensioni riguardanti i rischi per l’economia globale. Proprio in Italia c’è al momento il focolaio più allarmante, tanto che sono state cancellate manifestazioni sportive, il carnevale di Venezia e in generale tutti gli eventi pubblici. Il coronavirus potrebbe colpire soprattutto la crescita economica a livello globale, andando a minare i proventi e i guadagni per un ampio ventaglio di imprese. Dai giganti della tecnologia come Apple, passando per Nike e per le compagnie aeree.

Il Dow Jones è andato giù di più di 1.000 punti ieri, la giornata peggiore per il mercato azionario da due anni a questa parte. Le preoccupazioni riguardano proprio la diffusione del nuovo virus e l’incertezza sui risvolti che porterà con sé. Il segretario del Tesoro americano, Steven Mnuchin, ai microfoni di Reuters ha spiegato che non si aspetta un impatto concreto sulla Fase 1 del patto commerciale tra Usa e Cina. Tuttavia i dati che verranno registrati nelle prossime settimane potrebbero cambiare le carte in tavola. Mnuchin ha infatti sottolineato come sia troppo presto per trarre conclusioni e che potrebbe anche non rivelarsi una “tragedia umana”. La Cina secondo il segretario sarebbe al momento concentrata sul coronavirus ma Washington pretenderà comunque da Pechino il rispetto degli impegni presi. Tra questi, l’incremento degli acquisti di beni e servizi americani. “Non credo che questa situazione influenzerà la Fase 1. Se ci basiamo sui dati attuali, e sulla localizzazione del virus, non credo ci sarà un impatto tangibile”, ha dichiarato e poi ha aggiunto: “Ovviamente tutto potrebbe cambiare, a seconda degli sviluppi futuri. Nelle prossime settimane potremmo trarre qualche conclusione migliore, con più dati a disposizione”.

In Europa, la borsa di Milano è crollata del 5,5% dopo il picco di casi riscontrato in Lombardia. In Italia si contano già 7 morti a causa del virus. Anche negli altri Paesi la situazione non è sembrata delle migliori. Brutta prestazione sia di Francoforte che di Parigi, giù di più del 4%, ma anche di Londra che ha perso il 3,8%. Proprio con Londra, i 27 Paesi membri dell’Unione europea, martedì, dovranno pianificare il mandato negoziale così da aprire le trattative sui rapporti post – Brexit. Il confronto vero e proprio dovrebbe andare in scena la prossima settimana, come riferito da AP. La Gran Bretagna ha lasciato l’Ue lo scorso 31 gennaio e le due parti si sono scontrate nelle ultime settimane in vista del nuovo round di negoziazioni. L’Unione ha chiesto garanzie sulla concorrenza leale e Londra ha risposto che non seguirà le regole del blocco per quanto riguarda le condizioni di parità. Il mandato negoziale dovrebbe essere emesso oggi, il che potrebbe permettere di aprire le negoziazioni in anticipo sulla tabella di marcia.

La seduta di ieri alla Borsa svizzera è stata caratterizzata da un rosso acceso: l’indice guida SMI ha ceduto il 3,58% a 10’712,84 punti, quello allargato SPI il 3,53% a 12’926,59 punti. Tra le blue chip, l’unico titolo ad aver evitato una perdita superiore al 2% è Swisscom (-0,63% a 568.60 franchi). Tutto sommato hanno limitato i danni anche i pesi massimi difensivi Nestlé (-2,92% a 105.84 franchi), Roche (-3,20% a 334.75 franchi) e Novartis (-3,29% a 91.29 franchi). Ad aver accusato il colpo sono stati soprattutto i ciclici Adecco (-6,65% a 54.44 franchi) e Sika (-6,28% a 184.20 franchi). Nel lusso Richemont (-2,77% a 70.10 franchi) si è difesa con più successo di Swatch (-3,84% a 235.40 franchi). Fra i bancari Credit Suisse (-5,08% a 12.71 franchi) si è mossa sulla falsariga di UBS (-4,89% a 12.065 franchi). Nello stesso comparto finanziario hanno fatto un po’ meglio gli assicurativi Swiss Re (-3,60% a 100.45 franchi), Zurich Insurance (-4,40% a 413.30 franchi) e Swiss Life (-4,83% a 485.20 franchi).

Arrivano buone notizie, invece, sull’impatto del coronavirus sull’economia tedesca. Un indicatore chiave dell’ottimismo sulle imprese della Germania è apparso in rialzo a febbraio, nonostante le preoccupazioni riguardanti le conseguenze portate dal virus. L’Ifo è arrivato a 96,1 punti dai 96 di gennaio, il terzo incremento negli ultimi quattro mesi. Gli esperti, tuttavia, hanno predicato prudenza, visto che alcune risposte ai sondaggi sono arrivati a inizio mese. In quel periodo, infatti, i timori erano minori. Non solo, visto che l’epidemia potrebbe impattare sul manifatturiero tedesco nei prossimi mesi. L’economista, Andreas Rees, di UniCredit ha spiegato che i dati potrebbero sembrare “a prima vista positivi” ma potrebbero non prendere in considerazione gli sviluppi delle ultime settimane.

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