K metro 0 – Bari – Tra ali di folla plaudente ed una nutrita rappresentanza del clero e dell’Episcopato locale, ha avuto luogo nella città di Bari, crocevia di antiche civiltà, un incontro assai cordiale tra il Santo Padre ed il Presidente della Repubblica, cui ha fatto seguito la celebrazione della Santa messa da parte
K metro 0 – Bari – Tra ali di folla plaudente ed una nutrita rappresentanza del clero e dell’Episcopato locale, ha avuto luogo nella città di Bari, crocevia di antiche civiltà, un incontro assai cordiale tra il Santo Padre ed il Presidente della Repubblica, cui ha fatto seguito la celebrazione della Santa messa da parte del Papa nella Basilica di San Nicola, a conclusione dell’l’incontro dei Vescovi dal titolo “Mediterraneo frontiera di pace”, promosso dalla Cei.
“Potremmo chiamare Bari capitale dell’unità“- ha affermato papa Francesco – parlando a braccio e ricordando la sua precedente visita nel capoluogo pugliese del 7 luglio 2018 per l’incontro con i capi delle Chiese e delle comunità cristiane del Medio Oriente. Si era trattato della ” prima volta dopo lo scisma– ha proseguito– c’erano proprio tutti. Ed oggi siamo qui riuniti ancora, la prima volta di tutti i vescovi del Mediterraneo. Trovo significativa la scelta di tenere questo incontro nella città di Bari, così importante per i legami che intrattiene con il Medio Oriente come con il continente africano, segno eloquente di quanto radicate siano le relazioni tra popoli e tradizioni diverse. La diocesi di Bari, poi, da sempre tiene vivo il dialogo ecumenico e interreligioso, adoperandosi instancabilmente a stabilire legami di reciproca stima e di fratellanza“.
Il Pontefice ha poi detto che il Mediterraneo è insidiato da tanti focolai di instabilità e di guerra, sia nel Medio Oriente che tra diverse etnie o gruppi religiosi e confessionali; senza dimenticare il conflitto ancora irrisolto tra israeliani e palestinesi, “con il pericolo di soluzioni non eque e, quindi, foriere di nuove crisi”.
La guerra “E una pazzia alla quale non ci possiamo rassegnare mai.[Essa] appare così come il fallimento di ogni progetto umano e divino: basta visitare un paesaggio o una città, teatri di un conflitto, per accorgersi come, a causa dell’odio, il giardino si trasformi in una terra desolata e inospitale e il paradiso terrestre in un inferno“, con la “grande ipocrisia” che mentre nelle convenzioni internazionali tanti Paesi “parlano di pace, poi vendono le armi ai Paesi belligeranti “.
Il Santo Padre ha voluto soffermarsi anche sul fenomeno emigratorio, innanzi al quale ha esortato il mondo a non chiudersi in un atteggiamento di “indifferenza” o perfino di “rifiuto”. “Si fa strada – ha proseguito– un senso di paura che porta ad alzare le proprie difese davanti a quella che viene strumentalmente dipinta come un’invasione. La retorica dello scontro di civiltà serve solo a giustificare la violenza e ad alimentare l’odio.”
Ha tenuto a ricordare anche i cristiani perseguitati, esortando ad alzare la voce “per chiedere ai Governi la tutela delle minoranze e della libertà religiosa. La persecuzione di cui sono vittime soprattutto, ma non solo, le comunità cristiane- ha detto- è una ferita che lacera il nostro cuore e non ci può lasciare indifferenti”.
Francesco ha rammentato che il Mediterraneo è il “mare del meticciato”, sempre aperto all’incontro e al dialogo. “Le purezze delle razze non hanno futuro” – ha proseguito – “Non lasciamo che a causa di uno spirito nazionalista si diffonda la persuasione che siano privilegiati gli Stati meno raggiungibili e geograficamente più isolati”.
Il Papa ha sottolineato altresì la portata teologica del dialogo, scaturente dallo ascolto dello Spirito di Dio, che opera anche nell’altro, esortando a elaborare proprio una teologia in questo senso:
“Troppo spesso la storia ha conosciuto contrapposizioni e lotte, fondate sulla distorta persuasione che, contrastando chi non condivide il nostro credo, stiamo difendendo Dio. In realtà, estremismi e fondamentalismi negano la dignità dell’uomo e la sua libertà religiosa, causando un declino morale e incentivando una concezione antagonistica dei rapporti umani. È anche per questo che si rende urgente un incontro più vivo tra le diverse fedi religiose, mosso da un sincero rispetto e da un intento di pace”.
Centrale è stato infine il richiamo a quei principi di fratellanza espressi nel noto Documento di Abu Dhabi, dello scorso anno, al cui riguardo papa Bergoglio ha individuato nel sostegno ai poveri la possibilità di una collaborazione fra i gruppi religiosi: “quanti insieme si sporcano le mani per costruire la pace e praticare l’accoglienza – ha concluso – non potranno più combattersi per motivi di fede”..
di Tito Lucrezio Rizzo