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Siria. Merkel e Macron a Putin: “Fermi conflitto a Idlib”

Siria. Merkel e Macron a Putin: “Fermi conflitto a Idlib”

K metro 0 – Bruxelles – I leader di Germania e Francia giovedì hanno contattato il presidente russo, Vladimir Putin, per esprimere la propria preoccupazione riguardo la regione siriana di Idlib. Sia la cancelliera tedesca, Angela Merkel, sia il presidente francese, Emmaunel Macron, avrebbero chiesto di porre fine al conflitto, come riportato da Reuters. I

K metro 0 – Bruxelles – I leader di Germania e Francia giovedì hanno contattato il presidente russo, Vladimir Putin, per esprimere la propria preoccupazione riguardo la regione siriana di Idlib.

Sia la cancelliera tedesca, Angela Merkel, sia il presidente francese, Emmaunel Macron, avrebbero chiesto di porre fine al conflitto, come riportato da Reuters. I due hanno conferito telefonicamente con Putin mentre erano a summit dell’Unione europea a Bruxelles. “Entrambi hanno detto chiaramente di essere preoccupati per la catastrofica situazione umanitaria in cui riversano le persone di Idlib”, ha riferito un portavoce e ha aggiunto: “Hanno inoltre chiesto di porre fine ai combattimenti all’istante, così da poter inviare aiuti alla popolazione”. L’intenzione è quella di incontrare il presidente russo e quello turco, Tayyp Erdogan, per raggiungere una soluzione politica.

Le forze turche e i ribelli siriani, giovedì, si sono scontrate con le truppe governative nel nordovest della Siria mentre alcuni aerei russi hanno contribuito alla rapida escalation del confronto. Questo quanto riferito dagli organi di stampa russi e turchi. Il ministero della Difesa turco, in una nota, ha dichiarato che due soldati sono rimasti uccisi e cinque feriti durante i raid aerei del governo siriano ad Idlib. Il conto dei morti per l’esercito di Ankara sale quindi a 15, considerando soltanto questo mese. Circa 50 soldati siriani sarebbero stati uccisi in risposta. Il dialogo tra Russia e Turchia, che sostengono due differenti fazioni nella guerra in Siria – che va avanti da 9 anni -, non ha portato a un compromesso che possa allentare le tensioni. Anzi, ha causato un’inasprimento del conflitto ad Aleppo e a Idlib. Le truppe siriane, sostenute da quelle russe, combattono da dicembre per eradicare le ultime roccaforti dei ribelli nella regione. Finora le vittime siriane sono circa 400mila e la maggior parte del Paese è in rovina.

A Ginevra, le Nazioni Unite hanno chiesto un cessate il fuoco per permettere alle centinaia di migliaia di persone intrappolate e indigenti di spostarsi in luoghi più sicuri. Non sembra esserci un lieto fine in vista neanche per circa 1 milione di sfollati – la maggior parte donne e bambini – che hanno raggiunto la zona di confine, lontana dal conflitto. Intere famiglie dormono ai bordi della strada oin mezzo agli uliveti, bruciando l’immondizia per riscaldarsi. Molti bambini sono morti di freddo mentre alcuni sono riusciti a raggiungere i centri per rifugiati. Negli ultimi anni questa particolare ‘popolazione’ ha raggiunto i tre milioni.

L’operazione di giovedì è arrivata dopo che Erdogan mercoledì aveva minacciato un’offensiva contro le forze militari siriane, non intenzionate ad allontanarsi dalle aree controllate dai ribelli. Il ministero della Difesa russo ha rivelato che la Turchia ha fornito le armi ai militanti, che hanno poi ferito cinque soldati siriani e uccidendone due. Gli aerei da guerra russi hanno attaccato i militanti che erano riusciti ad arrivare nelle due aree di Idlib in possesso delle truppe governative. Questo avrebbe permesso all’esercito siriano di allontanarli. Il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, poi ha annunciato che gli Stati Uniti potrebbero acconsentire all’invio di missili da utilizzare nel conflitto che si sta svolgendo nel nordovest della Siria. In un’intervista rilasciata a CNN Turk, Akar ha spiegato che le trattative con Washington sono ancora in essere e che potrebbero concludersi nelle prossime ore.

La provincia di Idlib – insieme ad alcune zone di Hama, di Latakia e di Aleppo – è l’ultima delle roccaforti dei ribelli e dei gruppi jihadisti che cercano di far cadere il governo di Assad dal 2011. Le forze d’opposizione, un tempo, controllavano gran parte del Paese, tuttavia l’esercito siriano ha è rientrato in possesso di gran parte del territorio negli ultimi cinque anni grazie all’aiuto aereo della Russia e a quello militare dell’Iran. Ora l’esercito vorrebbe “liberare” l’area. Questa è anche strategicamente importante per il governo, visto che confina al nord con la Turchia, ad ovest con la città mediterranea di Latakia ed è collegata con la città di Aleppo fino alla capitale di Damasco.

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