K metro 0 – Londra – Uno dei legali di Julian Assange ha rivelato che il presidente Donald Trump avrebbe offerto la grazia al fondatore di Wikileaks, se in cambio, avesse dichiarato che la Russia non era coinvolta nella fuga di e-mail hackerate durante le elezioni del 2016. L’offerta, come riportano i media inglese, sarebbe
K metro 0 – Londra – Uno dei legali di Julian Assange ha rivelato che il presidente Donald Trump avrebbe offerto la grazia al fondatore di Wikileaks, se in cambio, avesse dichiarato che la Russia non era coinvolta nella fuga di e-mail hackerate durante le elezioni del 2016.
L’offerta, come riportano i media inglese, sarebbe stata consegnata dall’ex membro repubblicano del Congresso, Dana Rohrabacher. L’avvocato di Assange ha svelato la richiesta davanti alla Corte dei magistrati di Westminster, mentre la Casa Bianca ha prontamente definito le dichiarazioni come “una menzogna e una falsità totale”.
Le e-mail pubblicate da Wikileaks, prima delle votazioni del 2016, contenevano dettagli imbarazzanti sul partito democratico nonché documenti militari statunitensi, relativi alle guerre in Afghanistan e Iraq e una raccolta di cablogrammi del Dipartimento di Stato Usa. I War Diaries hanno provato che il governo Usa ha ingannato l’opinione pubblica sulle proprie attività in Afghanistan e Iraq e lì vi ha commesso crimini di guerra. WikiLeaks ha collaborato con un grande numero di media in tutto il mondo, media che hanno pubblicato a loro volta i War Diaries e i cablogrammi del Dipartimento di Stato Usa”. Assange, in precedenza, ha negato di aver ricevuto il materiale dal Cremlino, nonostante funzionari dell’intelligence russi fossero stati condannati negli Stati Uniti. Se sarà confermata la condanna, dovrà scontare 175 anni di prigione. Edward Fitzgerald QC, il legale, ha spiegato che ci sarebbero prove della consegna dell’offerta operata da Rohrabacher.
“Rohrabacher era andato a visitare Assange e a dirgli, su istruzioni del presidente, che quest’ultimo gli offriva la grazia o un’altra via d’uscita se avesse detto che la Russia non ha nulla a che fare con la fuga di notizie sul partito democratico”, è l’accusa del legale, che il giudice distrettuale Vanessa Baraitser ha ammesso come prova. La portavoce della Casa Bianca Stephanie Grisham ha subito replicato: “il presidente conosce a malapena Dana Rohrabacher se non per il fatto che è un ex deputato. Non gli ha mai parlato su questo tema né quasi su qualunque altro tema. È una invenzione completa, probabilmente un’altra bufala senza fine e una menzogna totale del partito democratico”.
Assange, è stato incriminato negli Usa con 18 capi di accusa per aver collaborato con l’analista della CIA Chelsea Manning e aver divulgato nel 2010 centinaia di migliaia di cable diplomatici top secret: fu una delle più colossali fughe di notizie della storia, che mise gravemente in pericolo e in imbarazzo la Casa Bianca.
Lunedì prossimo, 24 febbraio, è il giorno della grande mobilitazione per il 48enne Julian Assange, data fissata per l’udienza cruciale in vista del verdetto di primo grado della giustizia britannica sulla domanda di estradizione negli Usa, presentata con l’accusa di spionaggio.
E’ stata inoltre promossa una petizione, “Speak up for Assange”da giornalisti, associazioni giornalistiche ed esponenti del mondo della cultura internazionale. L’appello esorta governi e stampa “a chiedere la fine della campagna scatenata” contro il fondatore di Wikileaks perché l’azione legale promossa nei suoi confronti “rappresenta un precedente estremamente pericoloso per i giornalisti, per i mezzi di informazione e per la libertà di stampa”.
Infine, l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (CdE) il 28 gennaio scorso, ha approvato la Risoluzione 2317 in cui chiede il rilascio immediato di Julian Assange, ai sensi della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.