K metro 0 – Parigi – Abbiamo scelto questa settimana tre vicende che hanno occupato parecchio spazio nella stampa europea, sia per ragioni interne che per l’eco internazionale. El Paìs, quotidiano spagnolo, ha colto l’occasione per intervistare la commissaria europea Johansson nel corso di una visita in Spagna, e per focalizzare la questione siriana (quasi
K metro 0 – Parigi – Abbiamo scelto questa settimana tre vicende che hanno occupato parecchio spazio nella stampa europea, sia per ragioni interne che per l’eco internazionale. El Paìs, quotidiano spagnolo, ha colto l’occasione per intervistare la commissaria europea Johansson nel corso di una visita in Spagna, e per focalizzare la questione siriana (quasi dimenticata), con il rischio di una nuova ondata migratoria dal versante orientale del Mediterraneo e sulla rotta balcanica. In Francia, ha fatto molto rumore il video hard del candidato del partito di Macron alle elezioni a sindaco di Parigi, poi rimosso e sostituito dallo stesso presidente della Repubblica con la ministra della Sanità. Infine, sul The Guardian, una corrispondenza da Atene sulle atrocità e le disumanità negli enormi campi di accoglienza per migranti sulle isole greche.
Partiamo dal El Paìs e dall’intervista alla commissaria europea agli Interni, la svedese Ylva Johansson, il cui titolo è: “La crisis de Siria nos enseñó que ningún país puede gestionar la migración por sí solo”, la crisi della Siria ci ha insegnato che nessun paese può gestirla da solo. Johansson ricorda che si deve “sempre concedere il diritto di richiesta d’asilo” e che “l’intera situazione si deve gestire rispettando i diritti fondamentali”. Tuttavia, avverte che “non si può impedire la possibilità di richiedere l’asilo a mezzo metro dalla frontiera”. Secondo la commissaria, un compromesso sui migranti tra tutti i Paesi membri ha due chiavi: “da un lato la necessità di legarsi a qualche tipo di solidarietà per aiutare i Paesi di entrata quando soffrono di grande pressione migratoria. E dall’altro lato, qualche tipo di protezione comune alla frontiera esterna e procedimenti comuni sulla stessa frontiera. Entrambi i temi sono sensibili, ma restano connessi, ecco perché sono i temi sui quali cercare un compromesso”. Insomma, rivela la commissaria al El Paìs, “il mio unico messaggio è quello di fare tutto il possibile per trovare una via efficace verso una politica comune delle migrazioni e dell’asilo. Proprio per l’assenza di una politica comune stiamo pagando un prezzo alto in termini di fiducia negli Stati membri e di sfiducia dei cittadini a livello nazionale ed europeo. Anche i migranti e i rifugiati stanno pagando questo prezzo per l’assenza di un accordo. Questo è il mio messaggio”. Parole molto importanti e decisive che di certo faranno discutere a Bruxelles, come nelle cancellerie europee. E infine la commissaria europea rammenta che “la lezione più importante si ebbe con la crisi siriana del 2015, quando nessuno Stato membro poté gestire da solo i flussi migratori. Oggi”, prosegue la commissaria, “la cancelliera tedesca Merkel avverte che la guerra in Libia potrebbe provocare flussi migratori come in Siria, provocando un esodo massiccio. L’Europa è preparata per una nuova crisi migratoria?”. Un interrogativo ben posto al quale i Paesi membri, la Commissione e il Parlamento europeo dovranno rispondere nelle prossime settimane.
Dal quotidiano Le Monde leggiamo dello scandalo francese del candidato di Macron alle elezioni per il sindaco di Parigi fatto fuori da un video hard. Il candidato di Macron era Benjamin Griveaux, che ha abbandonato la corsa per la diffusione via Internet, a cura di un discusso artista russo ora in carcere, di video “intimi”. Egli è stato immediatamente sostituito da Agnès Buzyn, ministra della Sanità, rimpiazzata nello stesso tempo dal deputato dell’Isère e medico Olivier Véran. Insomma, in poche ore, lo scandalo, l’arresto dell’autore, il candidato fatto fuori, la sostituzione con la ministra della Sanità, a sua volta già rimpiazzata. Le elezioni per il sindaco di Parigi avranno luogo in marzo. Le Monde scrive che “la direzione esecutiva del partito presidenziale ha ufficializzato la designazione dell’ex ministra immediatamente, affermando in un comunicato di aver giudicato la sua candidatura come la più solida nella situazione inedita in cui ci siamo trovati negli ultimi giorni. La signora Buzyn ha trovato consenso unanime sulla sua candidatura”. Tuttavia, Le Monde riporta anche i commenti aspri degli altri partiti, e in particolare degli altri candidati. L’attuale sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, e nuovamente candidata, fa dire ad esempio al suo portavoce che “solo due giorni fa Agnès Buzyn spiegava che non avrebbe potuto accettare la candidatura a Parigi proprio in ragione del suo importante incarico ministeriale e delle questioni di cui è costretta a occuparsi: coronavirus, crisi ospedaliera, ecc. Questo abbandono dimostra che l’interesse di LRM (il partito di Macron, ndr) supera l’interesse nazionale, e questo è un grave fatto politico”. A sua volta, il leader di France Insoumis, Jean-Luc Mélenchon, rincara la dose con un tweet: “il sistema della sanità pubblica è stato messo in condizione di subire una trombosi nella gestione di Madame Buzyn. Siamo già a 11 mesi di sciopero negli ospedali. La campagna di La République en marche a Parigi è già finita. Madame Buzyn rappresenta la distruzione della sanità pubblica”. Insomma, Le Monde conclude con i dati dei sondaggi che a oggi darebbero in netto vantaggio la sindaca uscente, la socialista Anne Hidalgo, al secondo posto la candidata dei Repubblicani, Rachida Dati, e solo al terzo posto la candidata del partito di Macron.
E passiamo alla Grecia. The Guardian lancia l’allarme sulle condizioni disumane in cui versano migranti e richiedenti asilo nelle isole greche. In una corrispondenza da Atene, si legge che “fin dall’inizio del 2020, il sistema di accoglienza greco per i migranti è imploso. Un aumento degli arrivi negli scorsi due mesi, dovuto alle operazioni della polizia turca per rimuovere migranti e richiedenti asilo dalle città costiere occidentali per mandarli indietro verso le regioni dove furono registrati, ha spinto oltre ogni limite il sistema attuale dell’accoglienza. Tra il settembre del 2019 e il gennaio 2020, il governo greco ha trasferito 14.750 persone dalle isole alla terraferma, e 36.000 nuovi arrivi hanno attraversato l’Egeo dalla Turchia. Mentre il sistema non è in grado di assorbire tutta questa gente, gli sforzi per costruire nuovi campi sulla terraferma e nuovi centri di detenzione sulle isole hanno incontrato la forte resistenza delle comunità locali. Nel frattempo, le condizioni su Lesbo, Samo, Chio, Kos e Leros, le isole nordorientali che ospitano i famigerati hotspot sono intollerabili. Più di 42.000 persone vivono attualmente in questi campi, costruiti solo per poche migliaia”. Il fatto è che, spiega The Guardian, “una nuova legge sull’asilo, introdotta lo scorso ottobre ha reso impossibile gestire le procedure, a meno che qualcuno non abbia un costante aiuto legale, un servizio estremamente limitato offerto solo da poche organizzazioni. Il governo sta pianificando la requisizione di spazi per costruire enormi centri di detenzione sulle isole, dove i richiedenti asilo saranno condotti per lunghi periodi di tempo, al fine di gestire al meglio nuove deportazioni. Oltre a ciò, il governo sta per annunciare piani irrealistici, come la creazione di una barriera marina nell’Egeo e l’esame di 50.000 richieste di asilo dal giugno 2020”. Il commento del Guardian è amaro. “Questa strategia infliggerà enormi costi umani, e produrrà risultati assai scarsi. La resistenza delle comunità locali rallenterà l’implementazione del piano. E una volta che la Turchia darà inizio al trasferimento dei rifugiati dalla cosiddetta zona di sicurezza nel nord della Siria, saranno sempre più forti i fattori per spingerli verso l’altro lato dell’Egeo, perché quella gente vorrà raggiungere la Grecia, a qualunque costo, piuttosto che restare a Idlib. La Grecia è sempre più sola a gestire questioni pratiche, ed è difficile vedere i negoziati Ue produrre qualcosa che si avvicini a un sistema efficace di accoglienza”.