K metro 0 – Bruxelles – L’Unione europea chiede a Israele di non dichiarare l’annessione della Valle del Giordano. Lo ha detto in aula a Strasburgo l’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell. “Chiediamo davvero di non dichiarare l’annessione della Valle del Giordano. Questo potrebbe accadere e, se accadrà, state
K metro 0 – Bruxelles – L’Unione europea chiede a Israele di non dichiarare l’annessione della Valle del Giordano. Lo ha detto in aula a Strasburgo l’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell. “Chiediamo davvero di non dichiarare l’annessione della Valle del Giordano. Questo potrebbe accadere e, se accadrà, state sicuri che non sarà una cosa pacifica”, ha detto. “Forse a qualcuno non importa, ma a noi importa molto. Perché non possiamo sollevare un’altra ondata di violenza in Palestina. Chiediamo al popolo palestinese di mantenere la calma e di non andare a manifestazioni violente”, ha aggiunto. Borrell ha spiegato che il piano degli Usa può “essere un punto di partenza” per “avviare un nuovo dinamismo nella zona e per cercare una soluzione alla situazione che crea tanta sofferenza. Non dico che non è un punto di partenza, io nego che possa essere considerato un punto di arrivo, tutto deve essere negoziato”, ha continuato. “Se ti dico: vieni a negoziare, ma ti dico che, se non siamo d’accordo, attuerò comunque la mia proposta. Bene, questo non è un grande incentivo a negoziare. Lo chiamate un negoziato?”, ha chiesto. “Credetemi – continua Borrell – quando ho invitato Mike Pompeo so che non ci sarà unanimità, ma dobbiamo cercare una maggioranza. Non credo che la maggioranza degli Stati membri dell’Ue consideri questa proposta come un buon punto di partenza. Ma faremo del nostro meglio, tentando di spingere per negoziati”. “Negli Usa – aggiunge Borrell – ho parlato tra gli altri con il segretario di Stato Mike Pompeo, con Jared Kushner, autore del piano, e con Nancy Pelosi, che era molto critica nei confronti del piano”. “Non esprimo la mia opinione – precisa – che non è di alcun interesse qui, ma quella della maggioranza del Consiglio, che ha sostenuto una dichiarazione che dice che anzitutto tutti devono astenersi da azioni unilaterali, contrarie al diritto internazionale, che potrebbero esacerbare ulteriormente le tensioni”.
Il leader palestinese Abu Mazen è intanto arrivato all’Onu per bocciare la proposta senza appello. “Deve essere respinto completamente” e “non deve essere considerato come un riferimento internazionale per i negoziati”, ha detto il leader dell’Anp nel corso di una riunione del Consiglio di Sicurezza. Definendolo poi “un piano preventivo israeliano-americano per porre fine alla Palestina, respingendo tutti gli accordi per creare due stati sui confini pre-1967”. “Non porterà pace e stabilità nella regione”, ha continuato: “Sono venuto a nome di 13 milioni di palestinesi per chiedere una pace giusta”. Mentre a Ramallah, in Cisgiordania, decine di migliaia di palestinesi sono scesi in piazza contro il progetto degli Stati Uniti e in appoggio all’intervento del leader dell’Anp al Palazzo di Vetro, lui si è detto “pronto a rimanere alle Nazioni Unite per iniziare i negoziati immediatamente se trovo un partner in Israele, sotto gli auspici del Quartetto e sulla base dei riferimenti internazionali”. Sottolineando tuttavia che “non può più accettare il ruolo degli Usa come unico mediatore” del conflitto. Il piano “rafforza il regime di apartheid di cui pensavamo di esserci sbarazzati molto tempo fa. Questo è lo Stato che ci darebbero – ha proseguito mostrando una mappa dei confini secondo Trump -. E’ come il formaggio svizzero”. “Prima che sia troppo tardi devo dire al presidente Usa che il suo piano non può ottenere pace e stabilità perché cancella la legittimità internazionale, non soddisfa l’aspirazione della soluzione dei due stati”, e “mette in discussione i diritti legittimi dei palestinesi”. Durissima la replica di Israele. “Se il presidente Abu Mazen fosse serio riguardo ai negoziati, sarebbe a Gerusalemme o a Washington, ma non è interessato a trovare una soluzione realistica al conflitto”, ha ribattuto l’ambasciatore all’Onu, Danny Danon: “Non ci saranno progressi verso la pace finché rimarrà nella sua posizione. Solo quando si dimetterà, Israele e i palestinesi potranno fare passi avanti”. A ribadire la “necessità di una soluzione politica al conflitto” è stato invece il segretario generale Antonio Guterres: “Questo è il momento del dialogo, della riconciliazione, della ragione. Esorto i leader israeliani e palestinesi a dimostrare la volontà necessaria per far avanzare l’obiettivo di una pace giusta e duratura, che la comunità internazionale deve sostenere”.
I paesi europei ex ed attuali membri Ue del Consiglio di Sicurezza, da parte loro, hanno spiegato che “la proposta Usa si discosta da questi parametri concordati a livello internazionale”. “In linea con la posizione dell’Ue, rimaniamo impegnati in una soluzione negoziata a due Stati, basata sui confini del 1967, con scambi equivalenti di terre”. I rappresentanti di Belgio, Francia, Germania, Estonia e Polonia hanno pure sostenuto che continueranno ad “impegnarsi con gli attori interessati per rilanciare un processo politico in linea con il diritto internazionale”. Ma il piano di pace Usa “non è un prendere o lasciare”, ha replicato l’ambasciatrice americana all’Onu, Kelly Craft: “è l’inizio di una conversazione, non la fine. Non è un accordo, ma un’opportunità, e oggi è stato l’inizio”.