K metro 0 – Roma – Spunta a Roma un murales, realizzato dall’artista di strada Laika, a pochi passi dall’ambasciata egiziana. Un’immagine che non ha bisogno di essere descritta perché parla da sola: mostra Patrick Zaky confortato da Giulio Regeni, assassinato in Egitto nel 2016. Regeni lo abbraccia come per dire “questa volta andrà tutto
K metro 0 – Roma – Spunta a Roma un murales, realizzato dall’artista di strada Laika, a pochi passi dall’ambasciata egiziana. Un’immagine che non ha bisogno di essere descritta perché parla da sola: mostra Patrick Zaky confortato da Giulio Regeni, assassinato in Egitto nel 2016. Regeni lo abbraccia come per dire “questa volta andrà tutto bene”, una rappresentazione carica di speranze e libertà.
Patrick Zaky è un ricercatore egiziano dell’Università di Bologna arrestato al Cairo venerdì scorso, attorno alle 4 del mattino, e posto in custodia cautelare dalle autorità giudiziarie di Al-Mansoura. Ha 27 anni, ed è sospettato di diffondere notizie false, abusare dei social media e incitare alla protesta, secondo il gruppo per i diritti dell’Iniziativa egiziana per i diritti personali (EIPR).
Il mandato per il suo arresto è stato emesso a settembre, ma gli avvocati affermano di non averlo mai saputo. Secondo quanto riferiscono i legali, che hanno avuto modo di vederlo sabato in occasione dell’udienza che l’ha relegato a 15 giorni di detenzione, Zaky avrebbe subito un interrogatorio durissimo anche con torture.
In tutta Europa la comunità accademica si mobilita in sostegno del ricercatore egiziano. La detenzione dello studente è stata condannata dai gruppi per i diritti umani e dal governo italiano. Amnesty International ha chiesto la sua liberazione immediata e Human Rights Watch ha affermato che l’arresto è stata una azione grave da parte della campagna egiziana contro gruppi di attivisti e diritti.
Intanto il ministero degli Esteri italiano ha chiesto all’Unione Europea di monitorare il caso, ma si trova in una posizione scomoda a causa delle relazioni già gelide per l’uccisione di Regeni. Al Cairo l’ambasciatore italiano, Giampaolo Cantini, ha incontrato il presidente del Consiglio nazionale per i diritti umani egiziano, Mohamed Fayek. Quest’ultimo ha riferito di aver “chiesto alle autorità egiziane della situazione di Patrick, ma ha anche ricordato che l’attivista è stato fermato in base a un’ordinanza della Procura Generale ed è attualmente sotto inchiesta con accuse di sostegno ad organizzazioni terroristiche”.
Arriva anche il messaggio del presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, che in conferenza stampa a Strasburgo ha dichiarato: “lo studente egiziano residente a Bologna arrestato al suo rientro al Cairo e torturato, deve essere “immediatamente rilasciato e restituito all’affetto dei suoi cari”. Secondo Amnesty International, Zaky è stato interrogato, picchiato e torturato per 17 ore, ora è in stato di fermo da parte delle autorità egiziane. Voglio ricordare alle autorità egiziane che l’Ue condiziona i suoi rapporti con i Paesi terzi al rispetto dei diritti umani e civili, come ribadiamo in tutte le nostre risoluzioni”.
La mobilitazione per la liberazione di Patrick Zaky continuerà: domani è in programma un flash mob in piazza del Nettuno a Bologna e poi altre iniziative a Milano e Roma.