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Usa a Israele: ‘No ad annessioni di territorio anticipate’

Usa a Israele: ‘No ad annessioni di territorio anticipate’

K metro 0 – Gerusalemme – La Corte Suprema di Israele ha deciso domenica di respingere la squalifica di una candidata per le elezioni parlamentari del prossimo mese. La corte, con 5 voti a 4, ha ribaltato il verdetto del Comitato elettorale centrale di ammettere Heba Yazbak, parlamentare del partito nazionalista Balad. Questo aveva sottolineato

K metro 0 – Gerusalemme – La Corte Suprema di Israele ha deciso domenica di respingere la squalifica di una candidata per le elezioni parlamentari del prossimo mese. La corte, con 5 voti a 4, ha ribaltato il verdetto del Comitato elettorale centrale di ammettere Heba Yazbak, parlamentare del partito nazionalista Balad. Questo aveva sottolineato come non ci fosse nessuna ragione concreta per squalificarla.

Il comitato, che è composto da membri israeliani del parlamento, aveva votato con 28 favorevoli e 7 contrari sull’esclusione di Yazbak. Il motivo? L’aver definito Samir Kantar, un militante libanese imprigionato da Israele per omicidio nel 1979, un “martire”. Yazbak, che ha sempre sostenuto i diritti dei palestinesi e criticato l’occupazione della Cisgiordania da parte di Israele, ha accolto la decisione della corte. Aveva precedentemente descritto la propria squalifica come una “persecuzione populista” senza “evidenze legali”.

L’ambasciatore statunitense in Israele, David Friedman, intanto, ha lanciato un monito sull’ annessione degli insediamenti cisgiordani. La “mossa unilaterale” potrebbe mettere a rischio il piano per il Medio Oriente rivelato di recente dal governo Trump. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, aveva inizialmente intenzione di chiudere l’operazione in tempi brevi, assorbendo grandi appezzamenti della Cisgiordania contenenti alcuni insediamenti ebraici, a seguito dell’annuncio del progetto lo scorso 28 gennaio. Netanyahu aveva chiesto al parlamento di votare la misura, per poi ritrattare solamente un giorno dopo. La mossa avrebbe potuto provocare reazioni aspre da parte dei palestinesi e dalla comunità internazionale. Friedman domenica su Twitter ha dichiarato che “l’applicazione della legge israeliana al territorio che il Piano prevede sia parte di Israele, è soggetto al completamento del processo di mappatura da parte di una commissione congiunta” per poi aggiungere: “Qualsiasi azione unilaterale attutata in anticipo al completamento dello stesso metterà a rischio il riconoscimento americano e il Piano”.

Il mese scorso, il consigliere del presidente Usa, Donald Trump, Jared Kushner, a giorni dall’annuncio del progetto ha dichiarato di non voler sostenere un’azione unilaterale connessa all’annessione di parti della Cisgiordania prima delle elezioni parlamentari del Paese che si terranno il 2 marzo. I palestinesi vorrebbero ottenere la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e Gerusalemme est – le aree controllate da Israele a partire dal 1967, dopo la guerra in Medio Oriente – per formare uno stato indipendente. La maggior parte della comunità internazionale ritiene che gli insediamenti di Israele a Gerusalemme est e in Cisgiordania – che ora ospitano 700mila israeliani – siano illegali. I palestinesi li considerano il più grande ostacolo verso la pace. Il piano di Trump permetterebbe ad Israele di annetterli tutti, compresa la strategica valle del Giordano. Questo conferirebbe ai palestinesi un’autonomia limitata in parti del territoriom con una Capitale nella periferia di Gerusalemme e solamente a determinate condizioni.

Proprio per manifestare contro il progetto per il Medio Oriente degli Stati Uniti, migliaia di dimostranti hanno invaso le strade di Marocco e Tunisia domenica. I protestanti hanno impugnato bandiere palestinesi, tra questi anche politici locali e rappresentanti sindacali, che hanno marciato cantando “Lunga vita alla Palestina”. Durante la mobilitazione, è stato invocato il boicottaggio dei prodotti americani, con Washington che è stata definita “nemica della pace”. Anche in altre parte del nord-Africa, centinaia di tunisini sono scese in piazza per protestare, come ad esempio nella città orientale di Sfax, secondo quanto riportato da AP. In questa sede uno dei sindacati presenti, l’UGTT, ha definito il piano come “vergognoso”.

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