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5G una battaglia da 700 miliardi di dollari. Ue, linee guida

5G una battaglia da 700 miliardi di dollari. Ue, linee guida

K metro 0 – Bruxelles – Nell’immediato è una partita dove sono in ballo settecento miliardi di dollari secondo il dossier che Ericsson ha dedicato al business 5G, la rete delle meraviglie che si affaccia in questi mesi sul mercato globale. Ma la dimensione economica della quinta rivoluzione HiTech è probabilmente sottostimata perché l’economia mondiale

K metro 0 – Bruxelles – Nell’immediato è una partita dove sono in ballo settecento miliardi di dollari secondo il dossier che Ericsson ha dedicato al business 5G, la rete delle meraviglie che si affaccia in questi mesi sul mercato globale. Ma la dimensione economica della quinta rivoluzione HiTech è probabilmente sottostimata perché l’economia mondiale sarà presto divisa tra chi avrà a disposizione il 5G e chi no. I sistemi di impresa che non viaggeranno in quella dimensione saranno destinati alla marginalità.

Pochi giorni fa la Commissione europea ha pubblicato le linee guida sulle “linee di attenuazione” al fine di garantire la sicurezza delle reti di nuova generazione. Proprio in quel documento se ne esplicita l’impatto: “Con il 5G possiamo fare grandi cose, poiché è una tecnologia che rende possibile i farmaci personalizzati, l’agricoltura di precisione e le reti energetiche che possono integrare tutti i tipi di energie rinnovabili. Ciò farà la differenza in positivo, ma solo se possiamo rendere sicure le nostre reti. Solo così i cambiamenti digitali andranno a vantaggio di tutti i cittadini”. Il documento sottolinea gli aspetti critici: “ Le reti 5G offrono ai responsabili degli attacchi informatici un numero maggiore di potenziali punti di accesso, per via di un’architettura meno centralizzata, dello smart computing ai margini della rete, della necessità di più antenne e di una maggiore dipendenza dal software … Poiché molti servizi essenziali dipenderanno dal 5G, garantire la sicurezza delle reti riveste la massima importanza strategica per l’intera UE”. La nuova rete è più vulnerabile delle precedenti per via – scrive ancora il documento della Commissione Ue -di un’architettura meno centralizzata, della necessità di più antenne e di una maggiore dipendenza dal software”.

Cristiano Ghidotti, giornalista tra i più autorevoli che da anni si occupa di questi temi, fa notare come “Né il comunicato né la documentazione pubblicata riportano alcun riferimento diretto ad Huawei, ma è sufficiente leggere tra le righe perché non vi siano dubbi sul fatto che in gioco vi sia la fornitura di componenti da parte del colosso cinese”.

Lo spagnolo Vincente Moret Millas – docente della Ie Law School University, una lunga esperienza con incarichi di governo e nel Consiglio d’Europa – spiega che nel campo dell’implementazione della rete 5G “la produzione di piccole celle sarà di particolare rilevanza, il che costituirà una parte importante dell’architettura del sistema. Esistono cinque principali produttori di questi elementi: Nokia, Ericsson, Samsung, Huawei e ZTE, le ultime due società cinesi. Questo è il motivo per cui l’uso della tecnologia di queste due società ha prodotto scontri tra gli Stati Uniti. e la Cina”. Già nel 2012, la Commissione di intelligence del Congresso degli Stati Uniti aveva avvertito che sia ZTE che Huawei potevano costituire una minaccia per la sicurezza nazionale. E aggiunge : “Queste controversie geopolitiche si riferiscono soprattutto alla possibilità che i produttori cinesi introducano dispositivi nei loro prodotti che consentano l’invio di informazioni sotto copertura o che possano semplicemente sfuggire al controllo dell’operatore di tali apparecchiature, compromettendo la sicurezza, l’integrità o riservatezza dei sistemi”.

Gli Usa non sono disposti ad assistere passivamente e, dalle pagine del Wall Street Journal, aprono a un’alleanza tra i grandi gruppi occidentali per costruire il 5G alternativo a quello cinese. Larry Kudlow, una elle teste d’uovo di Trump per l’economia, ha scritto che “l’obiettivo generale è arrivare ad avere tutte le architetture e infrastrutture 5G statunitensi realizzate da società americane, incluse anche Nokia ed Ericsson poiché hanno una significativa presenza negli Usa”. E’ un progetto ancora in fase iniziale con una lunga e tortuosa strada da affrontare. Primo handicap fra tutti, le materie prime e i prodotti base delle reti che sono di proprietà cinese.

E’ una corsa contro il tempo che – come illustra ancora Cristiano Ghidotti – vede Pechino già al lavoro sullo sviluppo delle reti mobile che raccoglieranno il testimone da quelle 5G. In termini di prestazioni, il 6G potrebbe arrivare alla velocità di 1 TB/s, ben 8.000 volte superiore rispetto a quella teoricamente raggiungibile dai network mobile di quinta generazione che ancora devono mostrare il loro potenziale”. A cosa servirà un tale flusso di dati? Secondo il docente Mahyar Shirvanimoghaddam della University of Sydney permetterà alle persone di comunicare e controllare i dispositivi tramite un’interfaccia cerebrale.

“Non ci si illuda – conclude Ghidotti – di giungere a tali risultati in modo rapido o indolore. Sarà necessario passare da un processo di innovazione riguardante non solo la tecnologia impiegata (a partire da quanto riguarda materiali, componentistica ecc.), ma anche le normative a partire dalla definizione di nuovi standard condivisi”.

Insomma, non c’è tempo da perdere.

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Andrea Lazzeri
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