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Rassegna europea. Il Guardian ricorda Regeni. La Brexit secondo lo Spiegel. Felipe VI al Parlamento spagnolo

Rassegna europea. Il Guardian ricorda Regeni. La Brexit secondo lo Spiegel. Felipe VI al Parlamento spagnolo

K metro 0 – Parigi – È doveroso dare inizio a questa rassegna stampa internazionale citando il ricordo del Guardian per Giulio Regeni, nel quarto anniversario del ritrovamento del corpo martoriato del giovane ricercatore italiano al Cairo. l quotidiano inglese fornisce in sintesi il quadro di quattro anni di silenzi, bugie e depistaggi da parte

K metro 0 – Parigi – È doveroso dare inizio a questa rassegna stampa internazionale citando il ricordo del Guardian per Giulio Regeni, nel quarto anniversario del ritrovamento del corpo martoriato del giovane ricercatore italiano al Cairo.

l quotidiano inglese fornisce in sintesi il quadro di quattro anni di silenzi, bugie e depistaggi da parte delle autorità egiziane, e soprattutto dà conto dell’ostinazione con cui la Procura della Repubblica di Roma non ha mai smesso di indagare per scoprire mandanti e assassini. Tuttavia, scrive il Guardian, “il procuratore generale egiziano Gen Hamada al-Sawy ha ordinato lo scorso mese la costituzione di un nuovo team per sovrintendere al caso. A ciò ha fatto seguito la visita degli investigatori italiani in Egitto, i cui magistrati hanno concordato di proseguire una fruttuosa cooperazione giudiziaria”. Ma le rassicurazioni da parte egiziana, prosegue il Guardian, seguivano gli sforzi “di lungo periodo per insabbiare ogni investigazione. Molte teorie sulla scomparsa di Regeni fornite dalle autorità egiziane sono state rigettate dalle controparti italiane. Nel 2016, l’ex procuratore capo egiziano aveva ammesso che vi fossero dubbi sul coinvolgimento di 5 uomini accusati dall’Egitto di legami col rapimento di Regeni, i quali vennero uccisi dalle forze di sicurezza egiziane”.  Mohamed Lotfy, membro della Commissione egiziana per I diritti e le libertà, i cui avvocati “agiscono per conto della famiglia Regeni, ha riferito che l’inchiesta parlamentare italiana avrebbe aiutato il loro team, fornendo informazioni non ancora consegnate dall’amministrazione giudiziaria egiziana. Stiamo lottando per essere parti nel processo”. Lofty attribuisce molte speranze all’inchiesta parlamentare, perché “in quattro anni dall’omicidio di Regeni”, commenta al Guardian, “molti membri del personale egiziano sono stati incarcerati e i loro uffici sottoposti a perquisizioni per il coinvolgimento nel caso. Le rappresaglie contro di noi non si sono mai fermate”, conclude amaramente il legale. Erasmo Palazzotto, presidente della Commissione parlamentare italiana d’inchiesta sulla morte di Regeni, ha affermato “di aver fatto richiesta di più informazioni sulle circostanze del rapimento di Giulio Regeni”.

È stata la settimana della Brexit. Dalla mezzanotte del 31 gennaio la Gran Bretagna non è più un Paese dell’Unione Europea. A Londra e altrove, i cosiddetti Brexiteers hanno festeggiato tra strade e piazze per parecchie ore l’evento, mentre coloro che invece non l’avrebbero voluta hanno versato lacrime di vero dolore. Una Gran Bretagna divisa davvero in due popoli, quello antieuropeista, e quello europeista convinto. Tuttavia, tutti si chiedono cosa dovrebbe accadere ora, quali saranno i delicati passaggi successivi. In realtà, l’intero 2020 sarà dedicato alla costituzione di un nuovo accordo su molti temi ancora irrisolti. Il settimanale tedesco Spiegel ha dedicato alla Brexit una bella iniziativa editoriale, pubblicando le lettere di alcuni personaggi importanti della politica e della cultura europei. Ne citiamo alcuni.  Varoufakis, ex ministro greco all’Economia, scrive: “lasciandoci ci rendete più tristi, più poveri e più proni a rifare gli stessi errori che hanno convinto molti di voi a votare per la Brexit. Assumo dalla vostra uscita il pensiero che la Brexit vi convincerà che una Unione Europea dovrebbe essere inventata qualora non esistesse. E che ci convincerà sul continente a iniettare democrazia sufficiente nell’unica Unione che abbiamo, in modo da soddisfare i bisogni dei nostri popoli  e a convincervi a tornare”. A sua volta, Hans Joachim Schellnhuber, direttore emerito Emeritus del Potsdam Institute for Climate Impact Research, ricorda che “senza la parentesi orribile del nazionalsocialismo, saremmo rimasti amici per tutto il XX secolo, nonostante le differenze di opinioni. Ma i britannici restano vicini, solo poche miglia marine da Calais. Per nostra fortuna, e per quella degli stessi britannici, continueremo a tenderci la mano”. E infine la lettera di un celebre calciatore tedesco, Dietmar Hamann, che ha giocato per anni nella Premier League inglese. “Ripenso spesso ai miei amici in Inghilterra, a quelli sull’isola le cui chances di avere un futuro nell’Unione europea sono state letteralmente sradicate. E ciò mi rende triste”.

Infine, la Spagna col duro e impegnativo discorso del re alle Camere. “La Spagna non può essere il paese degli uni contro altri”, riporta El Paìs. “La Spagna dev’essere di tutti per tutti”. Una vera e propria stilettata al sistema politico spagnolo nel corso dell’apertura solenne della XIV legislatura, coi ministri del primo governo di coalizione della Seconda Repubblica. Le parole “gli uni contro gli altri” risuonavano nel silenzio dell’emiciclo, in un discorso in cui Felipe VI ha richiamato i partiti a recuperare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e ha chiesto “accordi” nel Parlamento più polarizzato e più frammentato nella pur giovane storia democratica della Spagna, con ben 17 forze politiche rappresentate. Il discorso di re Felipe è durato 19 minuti e ha raccolto quattro ovazioni, da quasi tutte le forze politiche. Il re ha ricordato, prosegue El Paìs, “ai parlamentari il suo obbligo di collaborare lealmente con tutte le istituzioni dello Stato e di osservare comportamenti che meritano la massima considerazione e il massimo rispetto” ovvero, “quel che gli spagnoli sperano, chiedono e auspicano da tutti coloro che assumono responsabilità pubbliche e istituzionali”.

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Joseph Villeroy
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