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Salute, l’importanza della ricerca per le nuove terapie

Salute, l’importanza della ricerca per le nuove terapie

K metro 0 – Roma – Il futuro della medicina è sempre più mirato verso la ricerca che sta studiando le terapie avanzate, veri e propri farmaci ottenuti con tecniche innovative (ad esempio modificando il DNA nel caso della terapia genica). Ne abbiamo parlato in un recente convegno a tema tenuto a Roma per i

K metro 0 – Roma – Il futuro della medicina è sempre più mirato verso la ricerca che sta studiando le terapie avanzate, veri e propri farmaci ottenuti con tecniche innovative (ad esempio modificando il DNA nel caso della terapia genica). Ne abbiamo parlato in un recente convegno a tema tenuto a Roma per i giornalisti che si occupano di salute, con la dottoressa Ilaria Visigalli, giovane ricercatrice, laureatasi nel 2003 in biotecnologie mediche all’Università degli studi di Milano, che ha conseguito un dottorato di ricerca in biologia cellulare e molecolare e terapia genica nel 2009 presso l’università Vita-Salute San Raffaele e, dal 2003, lavora al Tiget (diretto dal professor Naldini), presso l’istituto Scientifico San Raffaele, nel campo della ricerca sulla terapia genica delle malattie ereditarie.

Per quali patologie sono efficaci le terapie avanzate, protagoniste principali del convegno?

“Per curare malattie genetiche ma anche alcuni tipi di tumore, o per sostituire tessuti danneggiati”.

I prodotti medicinali per queste terapie possono essere suddivisi in quattro tipologie: quali?

“Esistono i prodotti di terapia genica, che hanno l’obiettivo di trattare malattie causate da geni difettosi. In questo caso il “farmaco” è il DNA o RNA (si parla quindi di terapie a RNA), oppure cellule in cui il DNA è stato modificato.

Abbiamo poi i prodotti di terrapia cellulare, che utilizzano una preparazione contenente cellule vive per ottenere un effetto terapeutico.

Quando invece il prodotto medicinale è un tessuto si parla di prodotti d’ingegneria tissutale, che si basano su tessuti ottenuti in laboratorio per rigenerare, riparare o sostituire un tessuto umano. E infine ci sono i prodotti combinati, che contengono uno o più dispositivi medici”.

Qual è la differenza fra terapia genica e terapia cellulare?

“La terapia cellulare prevede la somministrazione di cellule modificate o stimolate (non modificate geneticamente) per svolgere una funzione diversa da quella per cui sono state “programmate”. Un esempio è il trapianto di cellule epiteliali corneali coltivate ex vivo, per trattare le ustioni oculari.

Nel caso della terapia genica ex vivo invece le cellule vengono modificate geneticamente (ad esempio per fornire una copia funzionante del gene che nel paziente è difettoso) al di fuori del paziente e in seguito somministrate”.

L’immunoterapia è oggi considerata l’ultima frontiera della lotta al cancro. Ma in quali casi viene applicata concretamente?

L’immunoterapia è una opzione terapeutica concreta per alcuni casi di leucemie e linfomi”.

Un’altra strategia, di ultimissima generazione è denominata CAR-T. Di cosa si tratta?
“Di linfociti T (i soldati del nostro sistema immunitario) che vengono prelevati dal paziente e modificati geneticamente affinché “imparino” a riconoscere ed eliminare in modo specifico le cellule tumorali”.

Qual è la differenza fra terapie avanzate e terapie approvate?

“Le terapie avanzate ricadono in una delle quattro categorie sopra descritte, ma possono essere ancora sperimentali, cioè non approvate (magari in attesa di approvazione) per la commercializzazione sul mercato. L’approvazione si ottiene al termine di un lungo e rigoroso percorso di valutazione da parte degli organismi competenti che esaminano i dati pre-clinici e clinici ottenuti nelle sperimentazioni”.

Rispetto agli altri Paesi l’Italia come è collocata in fatto di terapie avanzate?

“Occupa una posizione di eccellenza: al momento circa 1/3 dei farmaci di terapia avanzata approvati in Europa sono stati sviluppati nel nostro Paese. Questo anche grazie al supporto di enti come la Fondazione Telethon che, in collaborazione con aziende farmaceutiche, assicura finanziamenti a lungo termine, essenziali per lo sviluppo di queste terapie innovative”.

Cosa occorre perché una nuova terapia venga approvata? E quanto tempo passa da quando si scopre a quando è approvata e applicata?

“Perché una terapia venga approvata occorrono dati solidi, chiari e completi comprovanti che la terapia proposta offrirà un vantaggio a chi verrà somministrata. Il vantaggio può essere una aumentata efficacia rispetto a un’altra terapia già disponibile, oppure si tratta di offrirne una dove non esiste un’alternativa. Da quando si ottengono i primi risultati di efficacia a quando la cura viene approvata, passano sempre molti anni: è necessario attendere a lungo i risultati dei test – indispensabili – per garantire la sicurezza di un farmaco che una volta sul mercato non deve nuocere né a breve, né tanto meno a lungo termine”.

Per quanto riguarda le malattie rare le case farmaceutiche non hanno interesse a investire. A quel punto queste malattie diventano sempre più difficili da curare. Qual è la malattia rara che negli ultimi anni ha avuto una risoluzione positiva?

“Storicamente le malattie rare sono state di scarso interesse dal punto di vista industriale, perché singolarmente riguardano poche persone e non assicurano un significativo ritorno di investimento: proprio per questo sono definite “orfane”. Tuttavia, negli anni la prospettiva è cambiata, non soltanto grazie a una legislazione che ha favorito la ricerca e lo sviluppo di terapie, ma anche perché queste si sono rivelate il terreno d’elezione ideale per mettere a punto trattamenti innovativi, come per esempio la terapia genica, che hanno dimostrato grandi potenzialità anche per malattie più diffuse come i tumori. La prima terapia genica ex vivo per esempio è diventata un farmaco a tutti gli effetti (nel 2016) per una malattia genetica rara, l’ADA-SCID, ed è nata proprio nell’Istituto SR-Tiget di Milano. Da allora diverse altre sono state approvate o sono in fase avanzata di sperimentazione”.

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