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Russia. Presentato nuovo governo: Lavrov e Shoigu confermati

Russia. Presentato nuovo governo: Lavrov e Shoigu confermati

K metro 0 – Mosca – Il presidente russo, Vladimir Putin, ha messo insieme il nuovo governo nella giornata di ieri, rimpiazzando alcuni membri e confermando il ministri della Difesa, degli Esteri e dell’Economia. La rivoluzione è arrivata a seguito dell’annuncio di Putin di voler riformare la costituzione, mossa vista come un tentativo di rimanere

K metro 0 – Mosca – Il presidente russo, Vladimir Putin, ha messo insieme il nuovo governo nella giornata di ieri, rimpiazzando alcuni membri e confermando il ministri della Difesa, degli Esteri e dell’Economia.

La rivoluzione è arrivata a seguito dell’annuncio di Putin di voler riformare la costituzione, mossa vista come un tentativo di rimanere al potere anche dopo la scadenza del suo mandato nel 2024. Subito dopo aver comunicato le ipotetiche modifiche la scorsa settimana, Putin ha rimosso il primo ministro, Dmitry Medvedev, in carica da otto anni, e nominato al suo posto Mikhail Mishustin, a capo dell’Agenzia delle entrate. Martedì, è stata presentata la struttura del nuovo governo e i nuovi membri. Per prima cosa ha nominato il suo consigliere economico, Andrei Belousov, primo vice premier, insieme ad altri otto. Alcuni nomi sono nuovi ai più, come quello di Dmitry Chernyshenko, a capo del comitato organizzativo delle Olimpiadi del 2014 di Sochi. Il ministro degli Esteri, Sergey Lavrov, quello della Difesa, Sergei Shoigu, e quello delle Finanze, Anton Siluanov, hanno tenuto i propri incarichi. Siluanov, però, è stato rimosso dal ruolo di primo vice premier, che rivestiva nel governo precedente. Tra coloro i quali sono dovuti uscire di scena ci sono il ministro dell’Economia, Maxim Oreshkin, quello allo Sport, Pavel Kolobkov, quella della Salute, Veronika Skvortsova e quello della Cultura, Vladimir Medinsky. Kpòpbkov è stato rimpiazzato da Oleg Matytsin, ex presidente della International University Sports. I suoi contatti potrebbero rivelarsi importanti visto che la Russia dovrà appellarsi dopo gli scandali legati al doping. Insieme ai membri di governo, Putin ha rimosso anche il procuratore generale, Yuri Chaika, e al suo posto ha nominato Igor Krasnov.

Intanto, sempre nella giornata di ieri, la Bielorussia ha cominciato a importare petrolio dalla Norvegia, dopo che la Russia, principale fornitore, ha sospeso l’approvvigionamento a inizio mese. I legami economici tra i due Paesi si fanno sempre più complicati. La compagnia petrolifera Belneftekhim ha annunciato l’acquisto da parte di una sua filiale di 80mila tonnellate di greggio dalla Norvegia, che verrà consegnato su rotaia nei prossimi giorni. Importare il petrolio da fonti alternative è molto più costoso per la Bielorussia, rispetto a riceverlo dalla Russia. Il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, tuttavia lo reputa un messaggio importante per il Cremlino, come spiegato dall’analista Valery Karbalevich ad AP. La Russia ha chiuso i rubinetti dopo il 31 dicembre, le due nazioni non sono riuscite a rinegoziare il prezzo del petrolio per quest’anno durante le trattative per rafforzare l’integrazione delle due economie.

Sempre per quanto riguarda la politica estera, la Polonia ha chiesto a Putin di evitare di utilizzare le vittime della seconda guerra mondiale e dell’Olocausto a scopi politici. Il vice ministro degli Esteri polacco, Szymon Szynkowski vel Sek, ha anche ricordato l’esistenza di documenti che provano che il governo polacco ha invocato l’aiuto degli alleati per salvare gli ebrei. L’appello al presidente russo è arrivato a pochi giorni da una conferenza che celebrerà i 75 anni dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Putin interverrà, nonostante abbia addossato alcune responsabilità della guerra sulla Polonia, accusando il governo dell’epoca di antisemitismo. Ieri, inoltre, l’Ucraina, attraverso il ministro degli Esteri, Vadym Prystaiko, ha chiesto all’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa di espandere la missione di monitoraggio nel Paese. La speciale operazione dell’OSCE è iniziata nel 2014, quando è scoppiato il conflitto tra l’Ucraina e i separatisti filorussi ad est della nazione, dopo l’annessione da parte della Russia della Crimea.

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