K metro 0 – Beirut – Il Libano ha un nuovo governo guidato da Hassan Diab, dopo poco più di un mese di intense consultazioni e dopo mesi di violenti scontri a Beirut tra manifestanti anti-governativi e forze di sicurezza. “Il mio primo tour sarà nella regione araba, in particolare nel Golfo”, ha detto Diab
K metro 0 – Beirut – Il Libano ha un nuovo governo guidato da Hassan Diab, dopo poco più di un mese di intense consultazioni e dopo mesi di violenti scontri a Beirut tra manifestanti anti-governativi e forze di sicurezza. “Il mio primo tour sarà nella regione araba, in particolare nel Golfo”, ha detto Diab ai giornalisti dopo la sua nomina.
Il portavoce presidenziale ha letto in diretta tv la lista formata dei 20 ministri, firmata dal presidente Michel Aoun. predecessore, Saad Hariri. “Questo – ha detto Diab – è un governo che rappresenta le aspirazioni dei manifestanti che si sono mobilitati in tutto il Paese per più di tre mesi” e il governo “si adopererà per soddisfare le loro richieste di un potere giudiziario indipendente, per il recupero di fondi sottratti, per la lotta contro guadagni illegali”. Ma la piazza sembra già pronta a riesplodere contro un governo ritenuto ancora troppo legato al sistema.
Hassan Diab, 61enne professore di ingegneria informatica ed ex ministro dell’istruzione, si presenta come uno “specialista”, fermamente contestato dalle manifestazioni di piazza e particolarmente ricordato per aver innalzato le tasse universitarie del 300%, aveva promesso di formare il governo entro gennaio. Appena due mesi prima si era dimesso il suo predecessore Saad Hariri, in seguito a forti pressioni popolari nel quadro delle proteste contro il carovita a la corruzione scoppiate in varie città del Paese a metà ottobre.
Il nuovo esecutivo è “ristretto”, ovvero formato da 20 ministri – due terzi dei governi precedenti – con esponenti nominalmente nuovi, ovvero che non hanno assunto in passato incarichi ministeriali. Sei le donne tra cui, per la prima volta, la nuova ministra della Difesa Zeina Acar. Gli analisti osservano che dietro le nomine proposte da Diab ci sono gran parte dei movimenti politici al potere da decenni e messi sotto accusa dal movimento di protesta. La scelta di Hariri di dimettersi e, soprattutto, quella di non voler guidare un nuovo governo, aveva di fatto rotto l’equilibrio politico-istituzionale raggiunto un anno fa tra il fronte filo-iraniano, incarnato dall’alleanza tra gli Hezbollah e il presidente della Repubblica cristiano Michel Aoun, e l’asse filo-occidentale, rappresentato dallo stesso Hariri e dai partiti cristiani delle Forze libanesi e delle Falangi e dal partito druso di Walid Jumblat. Proprio questi ultimi partiti, storicamente più vicini agli Stati Uniti, alla Francia e all’Arabia Saudita, non partecipano all’esecutivo, segnando una rottura negli equilibri “di consenso” in piedi da circa dieci anni in Libano.
“Solo un governo in grado di intraprendere riforme concrete e tangibili ripristinerà la fiducia degli investitori e sbloccherà la futura assistenza internazionale per il Libano”, ha dichiarato un funzionario dell’ambasciata americana a Beirut prima che fosse annunciato il governo, riporta the wall street Journal. “Esiste un forte consenso internazionale su questo punto: non esiste una via per l’assistenza internazionale se non attraverso concrete riforme intraprese da un governo credibile e capace”.
Il nuovo governo ha ora la missione pressoché impossibile di riguadagnare la fiducia della piazza in rivolta, operando al tempo stesso le tanto attese riforme economiche. Queste sono state indicate come “necessarie” per sbloccare gli aiuti finanziari promessi dalla comunità internazionale, in particolare dalla Francia, dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea.
I fondi internazionali dovrebbero far rifiatare l’economia e, soprattutto, il sistema bancario, in forte difficoltà da quando in estate è cominciata in tutta il Paese una improvvisa crisi di liquidità del dollaro Usa con la svalutazione della lira locale. Le banche hanno da metà novembre imposto il controllo dei capitali, e i piccoli e medi risparmiatori ne stanno Pagando le conseguenze, in un quadro sempre più difficile di aumento della disoccupazione e impennata dei prezzi dei beni al consumo.