K metro 0 – Londra – Il piano Brexit del primo ministro britannico, Boris Johnson, ha registrato il primo intoppo ieri. La Camera dei Lord ha respinto la richiesta dei Lib-Dem, sostenuta dal governo, di concedere ai cittadini dell’Unione europea residenti nel Regno Unito una prova fisica del loro diritto di rimanere anche dopo l’uscita
K metro 0 – Londra – Il piano Brexit del primo ministro britannico, Boris Johnson, ha registrato il primo intoppo ieri. La Camera dei Lord ha respinto la richiesta dei Lib-Dem, sostenuta dal governo, di concedere ai cittadini dell’Unione europea residenti nel Regno Unito una prova fisica del loro diritto di rimanere anche dopo l’uscita dal blocco.
La camera alta ha votato con 270 contrari e 229 a favore sulla modifica dell’accordo di uscita, che dovrebbe portare il Paese fuori dall’Ue il prossimo 31 gennaio. Si tratta del primo dei tre voti che è andato contro il governo. Al momento i residenti europei possono registrarsi su una piattaforma online per confermare il proprio status senza però ricevere una prova tangibile. L’assenza di un documento vero e proprio potrebbe complicarne i rapporti, ad esempio, con i locatori. Il Withdrawal Agreement deve essere accordato da entrambe le camere del parlamento prima del 31 gennaio. La sconfitta di lunedì, comunque, non impedirà alla bozza di accordo di diventare legge, visto che la Camera dei Comuni l’ha già approvata, con la possibilità di sovvertire le decisioni dei Lord. Tuttavia, la stessa dovrebbe passare nuovamente per i Comuni nel fine settimana, invece che essere approvata automaticamente oggi. Anche il parlamento europeo dovrà approvarla prima del 31 gennaio e la votazione è fissata per la prossima settimana.
Intanto, sul fronte economico, si è registrato un brusco crollo della sterlina lunedì, a seguito delle dichiarazioni del ministro dell’Economia britannico, Sajid Javid. Quest’ultimo ha alimentato infatti le preoccupazioni riguardo l’indebolimento dei rapporti tra il Regno Unito e l’Unione europea dopo la Brexit. In un’intervista al Financial Times domenica, ha sottolineato come Londra non seguirà le regole dettate dall’Unione nelle trattative commerciali che seguiranno l’uscita dal blocco. Si tratta di una minaccia per le imprese che vogliono facilitare i controlli frontalieri con l’Ue entro la fine del periodo di transizione. Un portavoce del premier Johnson, come riportato da Ap, lunedì ha evidenziato come nonostante vi sarà un’equivalenza di normative inizialmente dopo la Brexit, la Gran Bretagna vorrà comunque arrivare a un accordo di libero mercato.
Per quanto riguarda la politica estera, invece, il primo ministro e il principe Harry hanno definito il Regno Unito il partner commerciale ideale per l’Africa. Il Paese si sta preparando a stringere accordi in tutto il mondo, cercando di imporsi anche in un continente dove sono presenti alcune delle economie più in crescita al mondo. Circa 54 capi di stato e di governo dell’Africa hanno partecipato al primo U.K.-Africa Investment Summit. Johnson ai presenti ha ammesso che i funzionari e le imprese britanniche devono lavorare sodo per convincere le nazioni africane a stringere accordi commerciali con Londra. “Non abbiamo nessun diritto divino su questi accordi”, ha dichiarato e ha poi aggiunto: “E’ un mondo competitivo. Ci sono già tante pretendenti” – specialmente Cina e Russia. Il dipartimento britannico per il commercio internazionale ha rivelato che il volume d’affari con l’Africa nel secondo trimestre del 2019 è ammontato a 46 miliardi, mentre quello con la Pechino a 208 miliardi. Dopo la Brexit, come ricordato dall’ex sindaco di Londra, il Regno Unito si inserirò nel “libero mercato globale” e il sistema di immigrazione metterà in primo piano “le persone” e non i “passaporti”. Una questione particolarmente sentita in tutta l’Africa. Il principe Harry, che possiede legami di lunga data con il continente ha partecipato alla conferenza per promuovere la causa britannica, nonostante la vicenda riguardante la decisione di abbandonare i propri impegni da ‘senior royal’.