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Libano, scontri antigovernativi a Beirut: circa 100 i feriti

Libano, scontri antigovernativi a Beirut: circa 100 i feriti

K metro 0 – Beirut – Le forze dell’ordine hanno utilizzato gas lacrimogeno, idranti e proiettili di gomma domenica in Libano, negli scontri avvenuti con i manifestanti anti-governativi riunitisi nei pressi del parlamento. L’escalation di violenza continua, dopo una settimana molto complicata. Almeno 114 persone sono rimaste ferite durante le proteste, secondo la Croce Rossa

K metro 0 – Beirut – Le forze dell’ordine hanno utilizzato gas lacrimogeno, idranti e proiettili di gomma domenica in Libano, negli scontri avvenuti con i manifestanti anti-governativi riunitisi nei pressi del parlamento. L’escalation di violenza continua, dopo una settimana molto complicata.

Almeno 114 persone sono rimaste ferite durante le proteste, secondo la Croce Rossa e i team della Protezione civile, di cui 47 sono stati trasportati in ospedale per ricevere le cure del caso. Per la maggior parte si è trattato di contusioni causate da proiettili di gomma, perlopiù sulla faccia e sulla parte superiore del corpo, come riportato da AP. Tra i feriti almeno due giornalisti, uno dell’emittente locale Al-Jadeed, colpito alla mano. I dimostranti hanno lanciato rocce e altri oggetti per rispondere alle forze dell’ordine, che hanno utilizzato gas lacrimogeni e proiettili di gomma per disperderli. Una fetta di questi ultimi hanno tentato di arrampicarsi sulle barriere di metallo che li separavano dalla polizia in tenuta antisommossa. Altri cento, al grido di “Rivoluzione”, si sono riuniti nella via che conduce al parlamento, in centro a Beirut.

Gli scontri stanno avvenendo in un momento di crisi finanziaria – in rapido peggioramento – complicato ulteriormente dall’impasse sulla formazione del nuovo governo. Il primo ministro, Saad Hariri, e il resto dell’esecutivo hanno rassegnato le dimissioni lo scorso ottobre. Il premier ad interim, Hassan Diab, avrebbe dovuto annunciare i 18 nuovi membri del Gabinetto domenica, dopo aver incontrato il presidente Michel Aoun. Tuttavia, non è arrivato nessun segnale dopo il meeting di un’ora e mezza, segnando l’ennesimo ritardo di una leadership politica profondamente divisa. La protesta, che è iniziata sempre ad ottobre, ha preso una piega violenta la scorsa settimana, con la frustrazione del popolo che cresce giorno dopo giorno. I dimostranti hanno più volte ribadito come l’élite politica abbia ignorato la richiesta di formazione di un governo indipendente per contrastare la crisi. Il clima di risentimento nei confronti dei leader al potere dalla fine della guerra civile scoppiata nel 1975 e terminata nel 1990, è dovuto soprattutto alla corruzione dilagante nel sistema politico e alla cattiva gestione di un Paese che ha raggiunto uno dei rapporti di indebitamento più alto del mondo. Il panico e la rabbia sono i sentimenti più diffusi mentre la lira libanese, legata a filo doppio al dollaro da circa 20 anni, ha subito un crollo. La moneta ha perso il 60% del suo valore nelle ultime settimane. L’economia non ha registrato crescita e le iniezioni di moneta estera sono state già prosciugate, in una nazione già pesantemente indebitata che dipende dalle importazioni anche per i beni di base.

I manifestanti hanno preso di mira le banche commerciali, che hanno imposto controlli informali sul capitale, limitando il ritiro di dollari e le operazioni bancarie verso l’estero. l ministro dell’Interno, Raya El Hassan, domenica ha condannato gli attacchi alle forze dell’ordine e alla proprietà pubblica e privata, definendoli “totalmente inaccettabili”. Truppe militari sono state impiegate brevemente nella zona e gli atti violenti sono stati interrotti. Dopo il rientro alla normalità, però, gli scontri sono ricominciati in pochi minuti. L’esercito è poi intervenuto di forza domenica, con molte più truppe intervenute a Beirut e nel sud del Libano, con compiti di pattuglia capillari prima delle manifestazioni. La polizia antisommossa si è posizionata nei pressi del parlamento, mentre altre unità bloccavano l’accesso ad alcuni edifici e siti turistici con filo spinato.

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