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Impeachment. Inizia il processo contro Trump sul Kievgate

Impeachment. Inizia il processo contro Trump sul Kievgate

K metro 0 – Washington – Il processo di impeachment del presidente Donald Trump per l’accusa di abuso di potere e ostruzione al Congresso si è aperto al Senato degli Stati Uniti con la lettura cerimoniale dei capi di accusa (articoli) approvati dalla Camera, seguita dal giuramento dei senatori, che si sono impegnati a pronunciarsi

K metro 0 – Washington – Il processo di impeachment del presidente Donald Trump per l’accusa di abuso di potere e ostruzione al Congresso si è aperto al Senato degli Stati Uniti con la lettura cerimoniale dei capi di accusa (articoli) approvati dalla Camera, seguita dal giuramento dei senatori, che si sono impegnati a pronunciarsi con “imparziale giustizia”. Lo riferisce il “Wall Street Journal” che racconta lo svolgimento della prima giornata del terzo processo di impeachment ad un presidente degli Stati Uniti.

Per rimuovere dal suo incarico il titolare della Casa Bianca, almeno due terzi dei senatori dovrebbero votare a favore dell’accusa. Trump ha sempre negato qualsiasi illecito. Ogni senatore era seduto alla sua scrivania, uno spettacolo raro durante le sedute ordinarie, quando sovente i senatori pronunciano i loro discorsi in un’Aula vuota. Alle 12.05, i “manager” della Camera dei rappresentanti, che fungeranno da pubblici ministeri durante il processo, sono arrivati nell’Emiciclo, incedendo due a due, guidati dal presidente della commissione per l’Intelligence Adam Schiff e dal presidente commissione Giustizia Jerrold Nadler. Tutti i manager avevano con sé grandi cartelle blu contenenti la propria copia degli articoli di impeachment approvati dalla Camera il mese scorso, nonché la risoluzione approvata ieri che li nomina manager. Il silenzio è quindi calato nell’Aula e i cellulari sono scomparsi mentre il “sergente alle armi” avvertiva i senatori di far silenzio “pena la detenzione”. Schiff ha poi iniziato a leggere ad alta voce gli articoli da un podio al centro dell’Aula. “Stabilito, che Donald John Trump, presidente degli Stati Uniti, è accusato di alti crimini e delitti”, è stato l’incipit della lettura.

Il primo articolo di impeachment è relativo al fatto che Trump avrebbe sollecitato l’Ucraina a indagare sull’ex vicepresidente Joe Biden, candidato di spicco per la nomina presidenziale democratica del 2020, usando come leva anche il rifiuto di quasi 400 milioni di dollari in
aiuti a Kiev per combattere l’aggressione russa. Il secondo articolo accusa il capo della Casa Bianca di ostruzione al Congresso. Alle 12.22, racconta ancora il “Wsj” quando Schiff ha terminato, i manager hanno lasciato l’Aula per riunirsi brevemente fuori e poi marciare verso la Camera. Poco dopo le 14, il giudice John Roberts, che presiede, è stato fatto giurare dal senatore Chuck Grassley, presidente pro tempore del Senato. Roberts ha quindi fatto prestare giuramento ai senatori che costituiranno la giuria. “Giurate solennemente che in ogni aspetto relativo al processo di impeachment del presidente Donald John Trump, presidente degli Stati Uniti, ora in corso, agirete in base ad una giustizia imparziale secondo la Costituzione e le leggi e che Dio vi aiuti?”. “Lo giuriamo”, hanno risposto i senatori.

La Casa Bianca ha violato la legge degli Stati Uniti congelando l’invio all’Ucraina dei fondi militari già stanziati e approvati dal Congresso. La conclusione, a cui è giunta un’agenzia indipendente di controllo del governo, che è paragonabile alla Corte dei conti italiana, si inserisce nello scontro in atto sull’impeachment al presidente, il cui processo, incentrato proprio sulla gestione di quegli aiuti militari, è passato adesso al Senato. Nelle stesse ore in cui la “Corte dei conti” americana evidenziava la “infrazione” dell’amministrazione federale, il governo ucraino ha annunciato l’apertura di un’inchiesta sull’ipotesi che l’ambasciatore americano a Kiev fosse sorvegliato da persone legate all’entourage del presidente Donald Trump. L’iniziativa segna uno strappo dal recente passato, quando l’Ucraina aveva sempre evitato frizioni con Washington, ma da mesi il nome del presidente Volodymyr Zelensky, a causa della telefonata con Trump del 25 luglio 2019, è al centro del caso che ha portato all’impeachment del capo della Casa Bianca. Nonostante la pubblicazione della conversazione, durante la quale il presidente americano aveva chiesto a Zelensky di aprire un’indagine su Joe Biden e il figlio, il presidente ucraino ha sempre mantenuto equidistanza. Ma nelle ultime ore la situazione ha registrato una serie di novità.

Martedì, poco prima che il processo per l’impeachment venisse ufficialmente passato al Senato, i democratici alla Camera avevano pubblicato i messaggi tra Lev Parnas, socio di Rudolph Giuliani, l’avvocato personale di Trump, in cui si faceva riferimento all’opera di sorveglianza nei confronti dell’ambasciatore Usa a Kiev, Marie Yovanovitch, poi rimossa dall’amministrazione. Parnas, in un’intervista ai media americani, ha rivelato che Trump era a conoscenza di tutto.

Tra i documenti pubblicati dai democratici, c’è anche uno scambio di messaggi via whatsapp in cui il procuratore generale di Kiev, Yuriy Lutsenko, informava Parnas dei progressi nella ricerca di prove contro i rivali politici di Trump. È il caso dell’ambasciatore Usa ad aver spinto gli ucraini ad agire. “Il nostro Paese – ha affermato il ministero ucraino per gli Affari interni con un comunicato – non può ignorare queste attività illegali. Il nostro obiettivo è appurare se ci sono state violazioni delle leggi ucraine e internazionali”. Il ministro degli Interni, Arsen Avakov, ha poi aggiunto: “Ci aspettiamo che gli Stati Uniti collaborino con noi nell’inchiesta”. Parnas aveva fatto parte di una campagna, guidata da Giuliani, per mettere pressione al governo di Kiev perché indagasse Biden e il figlio, Hunter, ex membro del board di Burisma, azienda ucraina del gas finita sotto inchiesta, in passato, per corruzione. Kiev ha chiesto all’Fbi di aiutarla in un’altra indagine: quella per verificare se, come emerso nei giorni scorsi, hackers al servizio della Russia hanno tentato di entrare nel software di Burisma in cerca di prove contro i Biden.

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Joseph Villeroy
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