K metro 0 – Roma – Nel Vecchio Continente i neutrali svizzeri sono quelli che hanno il maggior numero di pistole e fucili in casa. Ma quelli che più frequentemente premono il grilletto sono gli italiani e, quando lo fanno, gli esiti sono tragici: quasi il 40% degli omicidi avviene usando un’arma da fuoco. La
K metro 0 – Roma – Nel Vecchio Continente i neutrali svizzeri sono quelli che hanno il maggior numero di pistole e fucili in casa. Ma quelli che più frequentemente premono il grilletto sono gli italiani e, quando lo fanno, gli esiti sono tragici: quasi il 40% degli omicidi avviene usando un’arma da fuoco.
La commissione europea ha varato direttive per frenare il fenomeno ma la corsa alle armi in sembra essersi arrestata ed anche il recepimento delle norme europee da parte dei singoli parlamenti avviene tra forti contrasti e continui tentativi di ammorbidirne l’efficacia.
Ogni anno nell’UE muoiono in una sparatoria circa 6700 cittadini e sempre spesso il mirino è volto verso se stessi: quattromila suicidi. Numeri piccoli se paragonati ai resoconti degli Stati Uniti – dove vengono uccise circa 33.000 persone all’anno – ma diventano impressionanti paragonandoli in proporzione alla popolazione europea.
Il crescente senso di insicurezza dei cittadini porta spesso i governi ad imboccare la scorciatoia delle armi. A niente servono le statistiche ufficiali sia nazionali che europee, unanimi nell’indicare una costante diminuzione dei delitti.
Negli Usa, dove il problema è quotidiano, i numeri, verificabili in un rapporto diffuso dal“The American Journal of Medicine”, sono impietosi: qui il rischio di essere uccisi da un’arma da fuoco è 25 volte più alto della media delle nazioni OCSE a più alto reddito. L’enorme diffusione di armi da fuoco, fa sì inoltre che gli americani abbiano otto volte più probabilità di togliersi la vita con una pistola rispetto ai paesi di confronto e sei volte più probabilità di rimanere vittime di un colpo partito accidentalmente. Scrive il rapporto del The Journal of Medicine: “E’ come se per difenderci da un “cattivo” grazie alla diffusione delle armi da fuoco, accettassimo che 8 persone in più muoiano suicide, 6 persone muoiano in un incidente dovuto alla presenza di armi da fuoco e 25 “buoni” muoiano in rapine che, altrimenti, non sarebbero finite con un morto (perché, è bene ricordarlo, film a parte, non sono sempre i cattivi a morire)”.
La situazione in Europa non è, in proporzione, molto migliore. Europatoday ha dedicato un lungo speciale a questo tema prendendo spunto da un massacro avvenuto in una scuola in Florida e rapportandolo all’Europa. “Un rapporto del Flemish Peace Institute stima che nel 2007 i civili in Europa disponessero di circa 79,8 milioni di armi da fuoco, una cifra altissima. Il rapporto afferma che attualmente sarebbero almeno 25 milioni di persone posseggono una pistola nell’Ue, e sono soprattutto gli uomini. Gli europei hanno soprattutto fucili (per esempio, fucili da caccia) e, in misura minore, pistole e revolver. In cifre assolute, si ritiene che un gran numero di queste armi da fuoco possano essere possedute in Germania (25 milioni) e in Francia (19 milioni), anche se alcuni paesi come la Finlandia, Cipro o Svezia hanno tassi di possesso di armi più elevati pro capite”.
La relazione stabilisce anche una relazione diretta tra il possesso di armi da fuoco e il numero di morti. In Paesi con più armi da fuoco avvengono generalmente di più morti.
C’è poi un’ampia zona oscura rappresentata dalle armi detenute illegalmente. In Europa si stima che siano 67milioni. E’ un aspetto che, se non affrontato, può avere collusioni con la grande malavita organizzata o con le reti del terrorismo internazionale. Non è un mistero che gli attentatori della strage al Bataclan acquistarono i fucili d’assalto per poche centinaia di euro al mercato clandestino in Belgio. La fine della Guerra dei Balcani ha lasciato nei rifugi degli ex combattenti, un vastissimo arsenale.
Bruxelles ha approvato delle leggi più stringenti per fermare questo mercato. La direttiva, che ora deve diventare operativa nel 28 Stati membri, classifica le armi da fuoco in quattro categorie (da A a D) e stabilisce le norme per il loro uso civile.
Pochi mesi fa, in Italia, è entrato ufficialmente in vigore il decreto legislativo 104 approvato nell’agosto scorso in recepimento della direttiva europea sulle armi. Tra le varie norme, è previsto che le armi appartenenti “alle categorie A6 e A7 e i caricatori di capacità superiore… sono consentiti agli iscritti alle federazioni sportive riconosciute dal Coni, al Tiro a segno nazionale…”. In quelle categorie sono comprese le armi cosiddette demilitarizzate, cioè fucili e pistole che sono costruite per gli eserciti ma modificate in modo da impedire che sparino a raffica o che abbiano caricatori con più di 20 o 10 colpi, a seconda del modello. Significa che chiunque sia iscritto a un’associazione dilettantistica, può tenere in casa armi di quella potenza di fuoco. Altro punto controverso riguarda il numero di armi che ciascuno può tenere: da 8 si passa a 12. Diventa più stringente l’obbligo di sottoporsi a periodica visita medica per certificare idoneità psicofisica.
È un pacchetto di norme che cerca di mettere un freno alla corsa agli armamenti domestici, ma il fenomeno è ancora in crescita e la Firearm Unidet (la principale lobby dell’industria delle armi leggere) ha già fatto sapere che si impegnerà per depotenziarli.