K metro 0 – Washington – Arriva dagli Stati Uniti l’allarme dei legislatori americani preoccupati per il crescente uso di software che prevedono l’utilizzo del riconoscimento facciale. Questa tecnologia è stata sviluppata da aziende come Amazon e Microsoft ed è sempre più impiegata dalle forze dell’ordine di tutto il mondo. Tali dispostivi però spesso commettono
K metro 0 – Washington – Arriva dagli Stati Uniti l’allarme dei legislatori americani preoccupati per il crescente uso di software che prevedono l’utilizzo del riconoscimento facciale. Questa tecnologia è stata sviluppata da aziende come Amazon e Microsoft ed è sempre più impiegata dalle forze dell’ordine di tutto il mondo. Tali dispostivi però spesso commettono errori, identificando erroneamente donne e persone di colore. Inoltre, alle persone accusate di crimini a causa del software di riconoscimento facciale non viene detto quale tecnologia è stata utilizzata.
Pertanto, i legislatori statunitensi stanno lavorando a una proposta di legge per limitarne l’uso. Anche alcuni gruppi che si occupano di privacy hanno sollevato preoccupazioni su come vengono raccolti i dati per l’utilizzo di questi programmi, ed esperti del settore hanno espresso perplessità sull’uso dei database di riconoscimento facciale.
Sulla questione si è espressa Meredith Whittaker, condirettrice dell’AI Now Institute della New York University che ha dichiarato: “Penso che dobbiamo mettere in pausa la tecnologia, le regole dovevano essere messe in atto richiedendo il consenso per il software di riconoscimento facciale. Attualmente, negli Stati Uniti è sufficiente che una persona sia in grado di vedere la telecamera per concedere il consenso. Non dovrebbe essere consentito alle aziende di correre troppo e integrare questa tecnologia nei loro sistemi senza garanzie”.
Non bisogna sottovalutare il fatto che le aziende impegnate nello sviluppo di questo tipo di programmi, raccolgono dati per costruire il loro software di riconoscimento facciale in diversi modi, anche attraverso filmati CCTV e siti Web tra cui anche quelli di condivisione di foto come Flickr e Facebook. Tra queste aziende ci sono anche Google, Microsoft e Amazon. Inoltre, i filtri fotografici come quelli di Instagram e Snapchat possono anche essere usati per affinare i dettagli dei volti.
Spesso queste tecnologie vengono utilizzate da paesi con regimi autoritari e non seguono regole precise. Paesi come la Cina, ad esempio, hanno già istituito sistemi di sorveglianza permettendo attraverso il riconoscimento facciale il monitoraggio dei movimenti di una persona.
In Europa invece esiste un sistema normativo ben delineato che si esprime chiaramente sull’utilizzo del riconoscimento facciale, per lo più usato da forze dell’ordine e aziende specifiche. Al momento bisogna rispettare le norme imposte dal GDPR: il riconoscimento biometrico facciale è una tecnologia che negli ultimi anni ha visto grandi progressi e perfezionamenti, e che sta pian piano sostituendo quella legata alle impronte digitali. Basata sulla verifica dell’identità di una persona, a partire da un’immagine di riferimento, gli algoritmi che regolano questa tecnologia si basano sulla rilevazione di un insieme di parametri che possono essere, ad esempio, la distanza tra le pupille, la grandezza del naso, la larghezza della bocca e altri elementi associati al volto. Recentemente il Financial Times ha riportato che sarebbe stata approvata una rigida legislazione volta a prevenire “l’uso indiscriminato delle tecnologie di riconoscimento facciale” da parte di società ed enti vari. Le nuove norme mirano a conferire ai cittadini europei il diritto di sapere quando sono impiegati i dati derivanti dal riconoscimento del loro volto, con tutte le eccezioni del caso.
La Commissione europea sta pianificando di regolamentare le tecnologie digitali negli interessi dei cittadini europei. Uno dei 6 punti della “Agenda per l’Europa” di Ursula von der Leyen parla di come adeguare i Paesi membri all’era digitale. Von der Leyen auspica anche di rivedere la normativa sulle implicazioni umane ed etiche dell’intelligenza artificiale.